Data trekking: 28/05/2014
Itinerario: Via Ferrata Carlo Giorda, Sacra di San Michele
Difficoltà: AD- (via ferrata), dislivello 600 m., tempo complessivo necessario 5 – 6 h.
Accesso :
Raggiunto il Paese di Sant’Ambrogio, all’imbocco della Valle di Susa tramite la A32 del Frejus, uscire per Avigliana e proseguire per la SS.25. Si parcheggia l’auto in località Croce della Bell’Ada, poco fuori dall’abitato, in direzione di Susa.
La via attacca direttamente dal piccolo posteggio
Non più una passeggiata né una camminata, ma una ferrata.
Ma cos’è una ferrata? Eccovi un breve descrizione:
Una via ferrata è un percorso attrezzato, già tracciato, di livello escursionistico-alpinistico, che si sviluppa lungo una corda di metallo con staffe, pioli, scale e passerelle, agganciate saldamente alla roccia.Per poter affrontare una ferrata occorre un minimo di conoscenza della tecnica di progressione di arrampicata.
Le Ferrate si differenziano dalle arrampicate per il fatto che non si necessita di corda lungo la progressione, in quanto è già disposta una fune di ferro in modo permanente. L’escursionista è quindi obbligato a seguire la via tracciata, senza possibilità di errore e con maggior sicurezza.
La passeggiata alla base della ferrata costeggia un’antica cava, ora in disuso. Salendo si possono trovare delle vie di fuga, da cui si torna a valle oppure ci si prende una pausa con degli ottimi scorci sulla bassa Val Susa: la prima, dopo circa 300 m. a livello di “Pian Cestlet”, da dove un comodo sentiero riporta in paese, la seconda dopo circa 500 m. di dislivello, all’altezza di “ U Saut du Cin” da dove si può raggiungere la borgata San Pietro.
Si incomincia una nuova avventura, un po’ diversa dal solito, ma altrettanto interessante.
La salita non è faticosa, o almeno non sembra nel primo tratto. Ci godiamo qualche momento di sosta abbastanza spesso, ammirando il paesaggio da una nuova prospettiva che gentilmente la ferrata ci offre. Nonostante la giornata non sia delle migliori, riusciamo comunque a vedere il Musinè, sull’altro lato della valle.
Il primo spiazzo un po’ più ampio lo troviamo in corrispondenza della prima via di fuga e anche se le nuvole sono minacciose, decidiamo di proseguire e raggiungere la fine del percorso, sperando di arrivare prima che l’acqua arrivi da noi!
Continuiamo a salire verso la seconda via di fuga ed il panorama non può che migliorare, l’altezza apre la vista su un orizzonte sempre più ampio e raggiunto il secondo spiazzo decidiamo per una sosta un po’ più lunga ed un piccolo snack.
I colori sono meravigliosi e le nuvole minacciose creano un’atmosfera perfetta per qualche foto. Il piccolo spiazzo diventa presto la sede di uno shoot fotografico, con tanto di modello e ginnasta.
Abbiamo vissuto tutta la vita a Torino, vedere la Sacra di San Michele ormai è parte della quotidianità, talvolta siamo anche saliti fin su, ma questa nuova prospettiva riesce e farci sembrare il tutto nuovo e diverso.
All’arrivo della ferrata ti si impone, maestosa, perfettamente di fronte a te, immersa nel verde, ed arrivandoci dal retro è praticamente irriconoscibile. Sovrasta la valle, la sua valle, e non aspetta altro che di esser fotografata, per immortalare il nostro arrivo, e quello di tutti quelli che, come noi, hanno deciso di arrivare fin quassù in un modo alternativo.
La discesa è lenta e piacevole, prima costeggia la Sacra e, superata la Borgata San Pietro, il sentiero si inoltra nel bosco e lentamente ci riporta a Sant’Ambrogio, adornata a festa per l’arrivo dell’estate.
Un’ultimo tratto sulla strada sterrata da cui siamo partiti, ci riporta al parcheggio e qui finiamo la nostra avventura dagli amici di Verticallife che ci hanno permesso di noleggiare l’attrezzatura ed ora ci allietano con un piacevole caffè e qualche chiacchiera.
A presto, alla prossima avventura
“Questa ‘malattia’, è anche una dipendenza. Non pensavo d’essere dipendente dalla montagna. L’ho capito negli ultimi metri dell’Everest, quella volta ero stremato, ma ho sentito che se non avessi raggiunto la cima sarei dovuto tornare lassù, dentro di me ne avevo troppo bisogno. E’ questa dipendenza dalla montagna che ti spinge sempre avanti.”
Hans Kammerlander
AP
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