Data Trekking: 14/06/2014
quota di partenza (m): 1.585
quota della vetta (m): 1.915
dislivello complessivo (m): 400
Accesso:
Dall’autostrada Torino-Pinerolo proseguire in direzione Sestriere fino alla borgata Traverses, dopo Pragelato, superato il centro abitato, imboccare per la Val Troncea. Proseguire fino alle case di Pattemouche, dove, poco dopo, la strada termina in un ampio parcheggio prima di un ponte sul Torrente Chisone.
Alternativamente, risalire la Val di Susa fino a Sestriere e scendere in Val Chisone fino alla rotonda di Traverses.
Eccoci qui, i magnifici 4 (più due pelosi quadrupedi, ormai collaudati camminatori) che, con facce poco convinte, zaino in spalla, partono per questa breve, ma interessante escursione.
Val Troncea: vicina a Torino, facilmente raggiungibile, offre molte escursioni con diversi gradi di difficoltà. La natura è imponente, l’assenza di grandi centri abitati direttamente nella valle, le dona lo splendore che solo i luoghi incontaminati hanno.
Per la nostra escursione decidiamo un itinerario non troppo lungo, la settimana ci ha lasciato affaticati e l’unico pensiero è rilassarsi e allontanarsi dalla frenesia dei giorni lavorativi in città. Una passeggiata breve, pochi chilometri, dislivello limitato, ma una tranquillità e una full immersion nel verde e nei colori della natura che non si trovano spesso. Ci dirigiamo verso il rifugio Troncea, il che prende il nome dall’omonima frazione ai piedi della valle.
Ci avviciniamo al ponticello che ci porta sull’altra sponda del Chisone, il fiume che attraversa tutta la valle e da cui questa prende il nome -ebbene si, c’è un’antica disputa se questa sia la Val Chisone o la Val Troncea, per non far torto a nessuno, noi facciamo un po’ e un po’. Decidiamo per il sentiero al di là della sponda, un po’ più lungo e leggermente più difficile, ma che offre viste e panorami di gran lunga più belli.
Poco dopo aver superato il fiume, ecco davanti a noi il bivio, appena superato il caseggiato di Laval, da cui imbocchiamo il sentiero verso Seytes e ci prepariamo alla vista che ci verrà offerta di qui a poco.
Il sentiero verso Seytes è una sorta di passeggiata in un piccolo Eden a due passi dalla città; si ha l’impressione di esser proiettati in un film sul genere Into the wild -per chi non sapesse di cosa si tratta, Alaska, natura incontaminata- montagne ancora innevate in alto, verdissime distese di alberi e prati ovunque si guardi. Un’odierna versione di Heidi insomma.
Il sentiero fa parte della rete de “I sentieri del Plaisentif”, un formaggio con antiche origini locali, prodotto ancora oggi negli alpeggi della Val Chisone, dal retrogusto di viola, dovuto alla grande quantità di viole presenti nei pascoli in altura.
Seytes (1.919 m), come Troncea e Laval, in passato era abitata tutto l’anno e fino ai primi del ‘900 ospitava ancora stabilmente 72 abitanti. Oggi, purtroppo, ne rimane integro un solo edificio ed è completamente disabitata. E’ un peccato che molte di queste antiche comunità, ma anche molti paesini di montagna, stiano lentamente scomparendo, portando all’oblio antiche tradizioni e specialità locali.
Il consiglio sul sentiero da prendere non è dato a caso, tutt’altro. Se è vero che è più faticoso, vi garantiamo che verrà tutto ripagato e anzi, vi diciamo di più, neanche vi accorgerete della fatica, impegnati come sarete a decidere quale sia la vista migliore ed il panorama più bello.
Troviamo parecchie deviazioni lungo il cammino, ma tutte molto ben segnalate e, soprattutto, d’ispirazione per le prossime uscite. Ma non ci lasciamo distrarre, dritti verso la meta, oggi si va al rifugio Troncea!
Ancora un ultimo sforzo ed eccoci arrivati, borgata Troncea e rifugio. La giornata un po’ nuvolosa crea atmosfere particolari ed in continuo movimento, una perfetta cornice per i paesaggi che troviamo quassù.
Finalmente ci godiamo il meritato riposo, qualche gustoso spuntino a base di formaggio locale, senza paragoni rispetto al “plasticume” che si trova in grandi quantità al supermercato.
“Nei grandi spazi della montagna, nei suoi alti silenzi,
L’uomo non distratto può cogliere il senso della sua piccolezza
e la dimensione infinita della sua anima.”
(Anonimo)
Le ragazze si cimentano in pose da copertina, e pare che ci riescano abbastanza bene, grazie anche ai colori fenomenali di cui sono circondate,
un’ultima rinfrescata, quattro-zampe compresi, giusto alla sorgente ed è già ora di tornare; incredibile come il tempo passi in fretta da queste parti.
Chiudiamo il nostro anello percorrendo il sentiero che avevamo evitato all’andata, e torniamo verso la borgata di Laval, dove le macchine ci aspettano per tornare alla vita quotidiana.
Questa volta l’arrivederci ve lo da Mia, sorridente sommersa dal prato. A presto!
“Durante un’ascensione di un paio d’ore, si possono sperimentare sensazioni che in altre condizioni non si proverebbero forse in un’intera settimana. I sensi sono totalmente all’erta, si sente, si odora, si respira ogni cosa, e ci si sente vivi come non mai.”
Jochen Hemmleb da “Le ombre dell’Everest”
AP
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