Il risveglio è sempre un momento piacevole, se poi il silenzio è totale e solo qualche raggio di sole che filtra tra gli alberi ti infastidisce leggermente, allora è davvero un momento favoloso.
Il campeggio è quasi vuoto, i pochi abitanti silenziosi, ed il nostro piccolo angolino separato dagli altri ci delizia con solo il rumore dell’acqua che scorre in lontananza. Oggi senza premura né nuvole incombenti, impacchettiamo tutto per bene, in ordine, ritiriamo tutta la roba messa ad asciugare durante la notte e, unica pecca, non siamo deliziati da una colazione portoghese causa bar del campeggio chiuso.
Senza lasciarci disturbare da questo piccolo intoppo, ci rimettiamo in marcia, oggi la direzione è Porto!
“Le radici sono importanti, nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove.”
Pino Cacucci
Per puro caso, prima di partire, abbiamo letto che le autostrade in Portogallo sono a pagamento, e fin qui tutto normale, ma il pedaggio, in alcuni punti, è solamente elettronico. Bandiamo, quindi, totalmente le autostrade dal nostro percorso e questo ci porta ad una lunga percorrenza tra centinaia di paesini sulle stradine di montagna tutte curve.
Il paesaggio è sicuramente emozionante, ma alla lunga un po’ stanca. Per fortuna il tempo è dalla nostra parte e non piove, sebbene minacciose nuvole comincino a farsi strada nel cielo azzurro del mattino.
La partenza in tarda mattinata, per di più, ci fa incontrare un po’ di traffico durante il tragitto, ma questo non ci spaventa, con tranquillità arriviamo nei dintorni di Porto.
Ed iniziano i guai.
Punto primo: entrare a Porto, per di più passando per Vila Nova da Gaia, in macchina, nel tardo pomeriggio di metà agosto, è una pazzia assoluta! Ci mettiamo in coda e, non avendo ancora sistemato il piccolo inconveniente al radiatore, dobbiamo stare a molta distanza dalla macchina precedente per non far surriscaldare il motore, con le ovvie maledizioni di quelli che ci stanno dietro.
Punto secondo: Porto non è progettata per le macchine. Ci sono migliaia di vicoli, quasi tutti a senso unico, senza un senso logico, che ti fanno girare in tondo cento volte e, alla fine, ti perdi.
Punto terzo: Porto è la città dei turisti per eccellenza, attirati dall’ottimo vino e dagli splendidi scorci che offre. Di conseguenza, sperare di trovare posto in un ostello, senza prenotazione, e magari senza neanche spendere tanto, è una missione davvero dura.
Non ci diamo per vinti, e dopo essere stati gentilmente rifiutati da uno dei grandi hotel della zona -la presentazione non era delle migliori: ciabatte, zaino, zuppi di pioggia…capisco! – veniamo indirizzati ad una pensione.
Ci accoglie un’anziana signora che, forse presa da un moto di pietà, ci dice che ha una sola stanza disponibile, singola, nel sottotetto, e visto che ci dormiremo in due ci fa anche un prezzo di favore: impossibile rifiutare! Ma qualcuno dormirà per terra, probabilmente più comodo di chi prenderà il letto. 🙁
Almeno la vista è interessante, siamo nella parte alta della città e dalla finestrella possiamo vedere fino al Porto.
Ormai ora di cena, ci dirigiamo proprio al porto di Porto, attraversiamo il famoso ponte e ci infiliamo in uno dei tipici bar lungo il fiume, degustando dell’ottimo vino con chorizo asado, una specie di salame tipico del posto, servito tra le fiamme.
Un po’ riscaldati -è tornata la pioggia e la temperatura è crollata- decidiamo di esplorare la città, per quanto il tempo inclemente ce lo permetta. Un giro veloce a Vila Nova de Gaia, tra le tipiche vinerie e poi di nuovo a Porto, tra le infinite viuzze e stradine, tutte in salita -contro ogni legge della fisica!- e sotto una pioggia sempre più forte.
Impossibile fare foto, stressante camminare senza poter alzare la testa, infreddoliti e umidi, ci gustiamo un dolcino sulla strada di casa, e senza neanche una doccia calda -non sto neanche a raccontarvi le condizioni del bagno! – ce ne andiamo a dormire. La giornata è stata lunga e ci ha provato particolarmente.
Sicuramente abbiamo capito una cosa: le città grandi, caotiche, soprattutto quando c’è brutto tempo, non fanno assolutamente per noi. Meglio un campeggio sperduto tra le montagne.
Il risveglio, complice una buona colazione ed una giornata di sole, ci rimette di buon umore, ma l’idea di lasciare la città in poche ore rimane.
Ci aggiriamo per i vicoli e le stradine ancora mezze vuote, nell’aria fresca del primo mattino. Saliamo e scendiamo tra le stradine, cercando di evitare quelle più grosse e magari perderci in qualcuna di quelle laterali, meno frequentate, che di solito offrono sempre magnifiche sorprese.
Ricordavo, dalla visita dello scorso anno, di una meravigliosa scalinata che portava dal livello inferiore a quello superiore del ponte, una scalinata nascosta, destinata ad accedere alle abitazioni abbarbicate sulla collina, e ricordavo bene.
Faticosa certo, ma anche spettacolare. Non c’è nessuno, se non la signora che ha appena fatto il bucato e stende praticamente sulla via e qualche gatto che miagola in cerca di cibo.
E noi, che ci godiamo la pace in una città altrimenti incasinata, e ci troviamo di fronte a pareti decorate dagli artisti nascosti delle città, i writers, autori di questo scorcio meraviglioso.
Attraversiamo il ponte, sulla strada pedonale sopraelevata, e abbiamo finalmente l’opportunità di goderci il meraviglioso paesaggio: il Rio Douro, quasi arrivato a gettarsi nel mare, che divide Porto da Vila Nova de Gaia, le centinaia di case e strutture abbarbicate sui due lati delle colline, una sopra l’altra senza alcuna regola, i ponti che a intervalli regolari collegano le due sponde, alcuni recenti altri antichi, questi simil gondolieri che inscenano scene d’altri tempi. E’ davvero bello e si potrebbe star qui per ore.
Ma la città comincia a popolarsi, i turisti si accalcano sulle rive del fiume e nei vicoli, i bar si riempiono e le macchine si ammucchiano una dietro l’altra.
Ci dirigiamo alla macchina, salutando con un po’ di malinconia per la breve visita, ma tanta felicità per la nostra prossima meta, questa meravigliosa città. Ne abbiamo visitata solo una parte, un paio delle chiese più grandi e turistiche, quelle che le guide vietano di dimenticare, le strade principali, abbiamo visto i famosi azulejos, le tipiche decorazioni dipinte in azzurro su piastrelle di ceramica, che ricoprono gran parte degli edifici più antichi, ma ci sarebbe ancora molto da visitare.
Si potrebbe star qui per giorni, come in tutte le grandi città, ma il nostro viaggio deve proseguire e, a dir la verità, siamo molto più affascinati dalla natura, dalle meraviglie incontaminate, che dalle grandi città.
“Una volta che hai viaggiato, il viaggio non finisce mai, ma si ripete infinite volte negli angoli più silenziosi della mente. La mente non sa separarsi dal viaggio.”
Pat Conroy
Quindi, ci sediamo ancora in macchina, questa volta la nostra destinazione è fuori dalle solite mete turistiche: ci dirigiamo a Torreira ed riserva naturale delle dune di San Jacinto, già sapendo che non vorremo più andar via.
AP
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Ah io probabilmente manco ci sarei passato per Porto, rifuggo gli imbottigliamenti automobilisti e un po’ anche quelli umani 😀
Però davvero bella, questo sì.
Assolutamente anche noi, ma ci ero già passata l’anno scorso da sola e sapevo che sarebbe stato un ottimo posto per qualche foto particolare, un po’ di street per Attilio!
Peccato la pioggia ed il caos incredibile abbiano un po’ rovinato il tutto