Siamo andati a dormire provati dalla lunga giornata e un po’ sottotono a causa delle innumerevoli sfortune di ieri, ma stamattina, appena aperti gli occhi, è già tutta un’altra storia: la bora di ieri è scomparsa e, incredibilmente, nulla è volato via nonostante fosse tutto fissato alla buona.
“Il viaggio è nella testa”
Jean Baudrillard
Abbiamo scoperto che i nostri vicini di tenda, un po’ sfortunati come noi, sono italiani, gruppo misto del nord Italia, ed hanno fatto un giro molto simile al nostro, ma quasi tutto in autostrada, e solo stamattina hanno scoperto che li attenderà una brutta sorpresa al ritorno: la multa per i pedaggi portoghesi non pagati – c’è sempre qualcuno messo peggio di te, basta guardarti in giro!
Impacchettato tutto, fuggiamo da questo campeggio-prigione, ben certi di non tornarci mai più!
La tappa di oggi non è così lunga, ci avvicineremo a Lisbona, possibilmente trovando un posto per dormire collegato con la città dai mezzi, per evitare di finirci dentro in macchina. Da una rapida occhiata pare che non ci siano molti campeggi da quelle parti – il wi-fi a colazione risolve sempre tantissimi problemi! – mentre gli ostelli si sprecano, e c’è un posticino economico nei dintorni di Estoril, che sembra davvero ottimo. Vedremo.
Oggi, però, dopo ben una settimana di attesa, è giornata di surf!
La prima tappa è Ericeira, poco lontano da Santa Cruz, è un posto a cui tengo molto. L’anno scorso, infatti, nel mio giro solitario da Porto a Lisbona, mi veniva consigliato questo paesino per rilassarmi qualche giorno e fare un po’ di surf: sembrava fosse un piccolo angolo di paradiso, quasi esclusivamente dedicato e popolato di surfisti, con alcune insenature ottime per i principianti ed altre perfette per i grandi surfer.
Dopo diverse ore di mezzi vari, tra cui treno, metro e bus, riuscivo finalmente ad approdare in questo posto ormai mitico, dopo aver scarpinato su e giù per la città di Sintra, il tutto con uno zaino non proprio leggerissimo. Persa tra le viuzze, con un ostello prenotato ma senza cartina per capire dove fosse, una gentilissima commessa – di un negozio ovviamente di surf – mi dava una piantina del paese, togliendola dall’espositore dove fungeva da arredamento. La settimana successiva era un susseguirsi di incontri fantastici, persone che avrei poi rivisto ancora e con cui sono tutt’ora in contatto.
Insomma, è d’obbligo passarci.
Superando gli innumerevoli paesini sulla costa, riusciamo finalmente a ad arrivare nei pressi della nostra prima tappa, dove tutto mi sembra davvero familiare. E’ una di quelle sensazioni particolari, come quando si torna a casa dopo un lungo periodo di assenza, conosciamo tutto, ma ci sembra diverso, strano. E poi entrarci in macchina, dopo averci passato giorni a piedi, permette una visuale completamente diversa.
Piccola precisazione, oggi è ferragosto.
Convinta di non sbagliare, decido di andare direttamente alla surf house Chill in Ericeira, dove avevo passato gran parte del mio tempo e con cui avevo fatto molte soddisfacenti lezioni di surf. Incredibilmente mi riconoscono – ehm, forse per i leggeri pasticci che avevo combinato, ma questa è un’altra storia! – e dopo due chiacchiere scopriamo che, essendo il 15 di agosto, le lezioni sono sospese. Ci consigliano però un posto dove sicuramente terranno lezioni, qualche tornante più a sud, e ci fiondiamo subito!
Il posto mi è noto – sede di un rischiato annegamento durante un’uscita in surf in solitaria lo scorso anno, nella giornata sbagliata – meta di uno dei pomeriggi della scorsa estate, e andiamo direttamente in surf house, dove in pochi minuti veniamo dotati di muta, tavola e vistosissima maglietta per principianti!
Siamo finiti nell’affollata, ma spaziosissima, spiaggia di Foz do Lizandro, alla scuola Na Onda, in una classe per ragazzi principianti, dove eccezionalmente hanno infilato anche noi visto il nostro poco tempo a disposizione. Qualche spiegazioni sulle nozioni di base a secco, e poi diretti in acqua!
Avevo dimenticato quanto fosse emozionante surfare la prima onda: dopo essere surgelati al primo contatto con l’acqua oceanica gelida, aver faticato per uscire oltre la linea dove le onde s’infrangono e ti riportano in spiaggia, aspettare l’onda giusta e buttarsi a capofitto nuotando per prenderla, alzarsi in piedi e…rimanerci per più di qualche secondo. Fantastico!
La giornata è perfetta, onde forti, ma non troppo alte, sole caldo e vento leggero che rinfresca – come se l’acqua non bastasse. Con gli ottimi consigli dell’insegnante e tanta buona volontà, riusciamo tutti e due ad alzarci in piedi più volte, e anche a sembrare quasi dei professionisti, se non si sta a guardare le onde minuscole.
La lezione è anche comprensiva di qualche foto, così riusciamo ad avere le poche foto durante il surf di tutto il viaggio, visto che l’idea di star seduto in spiaggia a fotografare mentre l’altro surfa non piace a nessuno dei due.
Il divertimento è assicurato, e anche se le gambe cominciano presto a farsi pesanti per la fatica di superare le onde e le braccia si stancano per le molte pagaiate, la soddisfazione è molta.
La lezione, come tutte le cose belle e divertenti, finisce troppo presto. Ma va bene così, siamo belli stanchi e la pancia è vuota e si fa sentire. D’obbligo un panino direttamente in spiaggia, non sarà tanto economico, ma la fame è davvero tanta e non guardiamo in faccia nessuno, avventandoci sulla prima cosa che riescono a darci.
Placata la fame, sistemati e sciacquati, torniamo alla macchina, per dirigerci verso l’ultima tappa intermedia del giorno, Sintra, la città storica col castello medievale.Mi aveva affascinato tantissimo lo scorso anno, e sebbene mi ricordassi di quanto traffico ci fosse, il ricordo era un po’ svanito e molto migliore di quanto in realtà non fosse davvero.
Ci ritroviamo in coda da molto prima di entrare in città ed arrivati alla piazza prendiamo un momento di respiro scendendo dalla macchina e facendo due passi tra i turisti.
La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.
Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares
I biglietti per le varie attrazioni qui intorno sono davvero cari, e la coda per arrivarci – neanche mi immagino quella per entrare – ci terrorizza. Un po’ spiaciuti per la mancata visita, ma ben contenti di abbandonare il traffico, ci dirigiamo, infine, ad Estoril, dove non manca una velocissima visita dall’esterno al famoso circuito automobilistico.
Troviamo l’ostello che avevamo visto in un paesino nei dintorni, São Pedro do Estoril, piccola cittadina, a poca distanza da Cascais – super turistico, andiamo a gustarci una cena discreta alla fiera all’aperto, ma la cena non vale il traffico – e capitiamo in un posto meraviglioso: una fondazione sociale che, a ottimi prezzi, dedica alcune camere ad ostello, la Fundação “O Século”.
Doveste capitare da quelle parti, fermatevi! E’ a meno di un’ora di treno dal centro di Lisbona, comodissima, nuova, pulita e con colazione inclusa, per un prezzo davvero ridicolo, meglio che un campeggio.
Finalmente in un letto, ci godiamo le comodità a cui abbiamo rinunciato in questi giorni di campeggio, doccia calda, letto comodo e cuscino morbido!
Buonanotte
AP
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