Siamo arrivati alla nostra tappa lunga, non senza difficoltà, non senza problemi, attraverso migliaia di chilometri immersi in panorami fantastici e scleri da città. Ormai il contachilometri conteggia più di 3.000 chilometri fatti, ed è ora di prendersi il meritato riposo, lasciare la macchina a riposo, surfare e camminare.
Arrivati a Sagres, piccola cittadina sulla punta Sud estrema del Portogallo, ci dirigiamo con sicurezza verso il campeggio Orbitur appena fuori dal paese, ormai certi dopo le passate esperienze, che sarà sicuramente il miglior campeggio dei dintorni.
Per festeggiare la strada percorsa fin qui, decidiamo di premiarci con una cena particolare, davanti alla tenda, col tramonto di fronte, a base di vino e sardine locali con pane e burro, una piccola squisitezza.
Il campeggio è spettacolare, immerso in una pineta a pochi minuti dal paese e dal mare, vicino ma svariate decine di metri più in basso, in fondo alla scogliera. La temperatura è perfetta, un vento fresco costante stempera il caldo durante il giorno, e la sera è d’obbligo una felpa.
Il folto strato di aghi di pino sotto la tenda crea un materasso perfetto, morbido, c’è un silenzio incredibile, interrotto solo dal vento che soffia tra gli alberi. E’ la prima di molte notti di riposo e relax, senza la pressione di dover smontare tutto e ripartire il giorno successivo.
Ci godiamo questi giorni in totale relax e le tante cose fatte e viste, un po’ si mescolano tra loro. Il primo giorno è sicuramente di esplorazione e di riposo, un buon libro distesi in campeggio, vestiti da lavare, zaini e macchina da sistemare, siamo talmente tanto rilassati che andiamo a dormire presto, ma non prima di esserci goduti quello che dicono sia uno dei migliori tramonti al mondo.
A pochi chilometri da Sagres si trova, infatti, il faro di Cabo de São Vicente. E’ un promontorio di roccia a picco sul mare, scoperto e su cui soffia costantemente un vento freddo oceanico decisamente forte. Si può arrivare fino al forte dove si trova il faro e la sera una coda di auto si dirige fin lì proprio al tramonto, per godersi uno spettacolo dalle sfumature rosso fuoco difficile da trovare altrove, subito pronti a scappare pochi minuti dopo, essendo la temperatura davvero bassa.
Ci documentiamo sulle attività ed attrattive locali, che comprendono surf, surf, surf e ancora surf…e trekking. L’ultima è una scoperta davvero interessante. Proprio da Sagres, infatti, parte la Rota Vicentina, un lungo cammino – teoricamente progettato da fare in senso inverso, ovvero con arrivo a Sagres, ma si sa, noi siamo diversi – che arriva fino a Santiago do Cacém, nella regione dell’Alentejo.
Avevamo già sentito nominare questa strada, cercando tra i vari trekking in giro per l’Europa, ma imbattercisi così inaspettatamente è davvero una bella sorpresa. Scopriamo che è un percorso di 350 chilometri, creato per attraversare i posti più caratteristici, culturali, scenici ed in qualche modo interessanti di questa zona del Sud-Ovest del Portogallo. Formato da un percorso più semplice e storico e da uno che costeggia il mare a tratti, più difficile, che ripercorre gli antichi sentieri utilizzati dai pescatori, decidiamo di farne una piccola parte per esplorare i dintorni.
Riposati, ci armiamo di acqua, crema solare, costume e via, usciamo a piedi dal campeggio: direzione, spiaggia di Punta Ruiva. Il tempismo è, come al solito, perfetto, e ci ritroviamo su questa lunghissima strada in mezzo a quello che è praticamente un deserto, giusto nel primo pomeriggio. Per fortuna il solito venticello fresco non ci fa sentire troppo il caldo di mezzogiorno.
“Non dirmi quanti anni hai, o quanto sei educato e colto, dimmi dove hai viaggiato e che cosa sai.”
Maometto
Convinti della nostra scelta, rifiutiamo un passaggio in auto, decisi ad arrivare in fondo. Avevamo avuto modo di andare a vedere questa spiaggia ieri, cercando il faro, ma non eravamo arrivati perchè, ormai tardi, rischiavamo di perderci il tramonto.
Oggi abbiamo tutto il tempo che vogliamo, e non sono sicuramente questi 16 chilometri a piedi che ci spaventano!
Dopo una lunghissima passeggiata in una porzione di deserto e tra qualche casa abbandonata, seguita da un’altra lunga passeggiata su di un sentiero sterrato, superati a tutta velocità da jeep piene di surfisti che correvano verso le onde, anche noi raggiungiamo la spiaggia di Punta Ruiva.
Visto il tempo che ci abbiamo messo per raggiungere la spiaggia, non ci resta molto tempo per godercela: dobbiamo tornare indietro prima che faccia sera, giusto per evitare il vento freddo che si alza col calar del sole e a cui, essendo in costume e poco più, di sicuro non siamo pronti.
Il giorno dopo, con le gambe un po’ provate dalla lunga camminata dopo tanti giorni seduti in macchina, decidiamo, giustamente, di noleggiare due tavole da surf e mettere in pratica quanto imparato nelle lezioni precedenti.
Non senza difficoltà, dopo vani tentativi di legare le tavole sopra la macchina – si sa, fa molto figo girare con le tavole sopra il tettuccio – con una corda troppo corda, e soprattutto, una sola, le infiliamo in qualche modo in auto e partiamo, direzione – indovinate un po’! – Punta Ruiva.
Quello che non ti spiegano durante le lezioni di surf basilari, è che lì dove ti portano sei in una sorta di piscina, niente onde alte, tutto facile. Quando, invece, sei da solo, in una spiaggia che non conosci, scelta a caso, dove nessuno ti dice dove entrare e dove provare a prender le onde, ti tocca seguire quelli che sono in acqua, sapendo che di sicuro saranno più bravi di te e che, quindi, nel migliore dei casi, rischierai di affogare un paio di volte mentre cerchi di uscire al largo, e non prenderei un’onda neanche per caso.
Nonostante tutto, ci si diverte molto comunque, e a fine giornata il conteggio segna una o due onde prese, o su cui almeno ci si è riusciti ad alzare. Meglio che niente.
Ma lo spettacolo non è ancora finito, questa spiaggia meravigliosa, ormai vuota, ci regala una buonanotte spettacolare: un tramonto infuocato proprio davanti a noi, dietro l’isoletta che abbiamo scalato tra una surfata e l’altra, soli sulla spiaggia enorme.
Reduci dall’esperienza di surf a Punta Ruiva, decidiamo che forse è bene prendere ancora una lezione prima di avventurarci di nuovo in acqua allo sbaraglio. Un po’ a caso, un po’ scegliendo tra le varie opzioni, finiamo alla scuola Wave Sensation, che si rivela essere un’ottima scelta.
Dopo aver provato la dotazione standard di muta e tavola, saltiamo in pulmino e ci dirigiamo verso una spiaggia che avevamo intravisto poco prima del nostro arrivo a Sagres, la spiaggia di Carrapateira, una spiaggia enorme, davvero infinita, dove, insieme ad altre centinaia di apprendisti surfer, ci cimentiamo con ottimi risultati in due lezioni, una al mattino ed una al pomeriggio, inframezzate da un ottimo spuntino e sonnellino.
Una gran bella esperienza, con un insegnante un po’ strano, ma molto preparato.
“A chi mi domanda ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quel che fuggo, ma non quello che cerco.”
Michel de Montaigne
Dopo questa lunga giornata, terminata con la scalata degli interminabili gradini su per la scogliera, per tornare al pulmino, siamo decisi a riprovarci ancora, ma nei prossimi giorni ci aspettano anche altre sorprese ed incontri con vecchi amici, oltre che altre foto e, con un po’ di tristezza, il lungo ritorno a casa.
A presto
AP
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