Data Trekking: 17/01/2015
quota di partenza (m): 1116
quota della vetta (m): 1777
dislivello complessivo (m): 661
Accesso:
Valli Lanzo, Germagnano, Valle Viù, Fucine, strada colle Lys, Molar (colle S. Giovanni)
Forse, e ripeto forse, è davvero arrivato l’inverno.
L’inverno che quest’anno proprio non ne voleva sapere di arrivare, sembra che ormai sia imminente. E’ una giornata fredda, umida, piove e c’è una gran nebbia. Non che questo ci releghi in casa, tutt’altro, ma bisogna attrezzarsi per non finire a strizzare la roba dopo 100 metri o, peggio ancora, dover stare tutto il giorno fradici e infreddoliti.
Ci organizziamo bene, giacca impermeabile e calda e un cambio per quando arriveremo in cima.
Il gruppo di oggi è mezzo nuovo e mezzo già rodato: la fotografa Miky, con un’amica, ci avevano già accompagnati nella nostra ferrata quasi tutta al femminile all’Orrido di Foresto oltre che in una delle nostre prime uscite in assoluto, la conquista di Punta dell’Aquila: insomma, vecchie conoscenze.
Al contrario, due esperti muntagnin fanno ora il loro ingresso – a dir la verità sono loro ad averci adottato – nel gruppo, ed avranno molto da insegnarci e mille nuove avventure da proporci.
Partiamo da una tappa facile, il bar! Non c’è nulla di meglio che un buon caffè e qualche caloria di scorta per conoscersi e metter tutti di buon umore, soprattutto visto che il tempo, oggi, proprio non è dalla nostra parte, non per ora almeno.
Con la pancia piena e belli caldi, lasciamo le macchine e ci prepariamo: cibo e ciaspole nello zaino e via, siamo pronti.
Superata la fontana da cui parte il sentiero, ci avviamo verso il bosco, il tutto immersi in una fitta nebbia, ma almeno ha smesso di piovere. Siamo immersi in un’umidità di quelle che ti bagnano i vestiti e in cui ti sembra di respirare sott’acqua. E’ fastidiosa e, una volta superato il bosco, complice uno strato di neve non troppo alta ma sufficientemente da nascondere il sentiero, rende difficile trovare la strada.
Insomma, passando sopra diversi cespugli, scivolando sulle zona fangose intorno agli alberi, in qualche modo riusciamo a superare il bosco e ci ritroviamo a tentare di seguire la cresta, andando più a naso che non seguendo le indicazioni a terra.
La neve è molle, bagnata, e le ciaspole sarebbero totalmente inutili, le abbiamo di nuovo portate a prendere un po’ d’aria di montagna.
Per fortuna si tratta di una gita abbastanza facile e, arrivati a metà strada, veniamo premiati per la costanza: a tratti, si comincia ad intravedere dell’azzurro tra le nuvole, qualche timido raggio di sole comincia a farsi strada tra la nebbia e poi, raggiunta la prima cresta, finalmente il sole.
E’ caldo, soprattutto per essere gennaio inoltrato, ma non troppo da infastidire. Ci godiamo una piccola pausa assolata, consci che le nuvole sono pronte a riprendersi il loro posto.
L’ultimo tratto per raggiungere la vetta è piacevole e la pendenza leggera, peccato che sotto lo strato leggero di neve si nasconda un lucida e liscia, infinita, lastra di ghiaccio. Le piogge ed il caldo dei giorni scorsi, che ha fatto sciogliere la neve, sono gelati questa notte, e noi ci ritroviamo ora a camminare scivolando ad ogni passo.
Le sederate a terra coinvolgono tutti, chi prima chi dopo, ma la costanza che ci ha fatto superare la nebbia ci fa anche arrivare fino in cima, ognuno con i suoi tempi, ma tutti, infine, in vetta.
“La cosa più importante della libertà è che ti fa scalare le montagne. Tutti noi abbiamo delle montagne da scalare; montagne che salgono ripide verso l’alto e montagne che scendono cupe e profonde.”Dal film La ricerca della felicità
Il sole e le nuvole, nel continuare a rincorrersi, ci offrono un panorama a sprazzi: un momento le Alpi ci circondano, un altro non riusciamo a vederci uno con l’altro.
La cima ci copre dal vento, lasciandoci mangiare tranquilli e senza surgelare.
La foto di gruppo, tutti in cima, è d’obbligo!
Le nuvole continuano a giocare con le cime, il bianco e l’azzurro si confondono e si rincorrono, in un continuo cambiamento. Insomma, la natura ci delizia con il suo solito spettacolo.
Grazie ad una fotografa aggiuntiva, oggi riusciamo ad avere qualche rara foto insieme, che non sia il solito autoscatto.
Indossate le magliette di ricambio – come al solito, fatica o non fatica, siamo sudati fradici – siamo pronti per scendere, per gli scivoloni che ci attendono sul ghiaccio della prima parte di discesa e per la nebbia ed il brutto tempo che sappiamo troveremo a fondo valle.
Il weekend, purtroppo, passa sempre troppo in fretta, e le giornate spensierate a camminare e scalar montagne sono sempre troppo brevi, nonostante la fatica sia solitamente molta.
Ma rimangono i bei ricordi, la sensazione di avercela fatta un’altra volta ad arrivare in cima, le foto spettacolari ma che non rendono mai davvero come lo spettacolo in prima persona. Insomma, anche se per poco, è sempre una meraviglia.
Siamo pronti a rituffarci nelle nuvole, nella nebbia, nel grigiore delle lunghe giornate piovose in città. Nuove avventure ci aspettano tra meno di una settimana e nuove fatiche per raggiungere altre vette.
Ce ne sono talmente tante che c’è solo l’imbarazzo della scelta ed i nostri nuovi compagni sono pronti per portarci in posti ancora inesplorati, almeno non da noi.
“Viviamo per desiderare, e cosi farò anch’io, e balzerò giù da questa montagna sapendo tutto alla perfezione o non sapendo tutto alla perfezione pieno di splendida ignoranza in cerca di una scintilla altrove.”
Jack Kerouac
Alla prossima allora!
AP
Ciao ragassi, caspita, fatta ieri e non ho pensato di salutarvi nel libro di vetta :/
La mia memoria è… Cosa stavo scrivendo? Boh.
Per fortuna Domenica 8 Marzo la neve era okay, anche se chissà quanto vivrà ancora, e niente culate di qua e di là 🙂
Un saluto 😀
hahaha Grande Adriano! Basta il pensiero!! Cielo azzurro senza nuvole?
Si è velato verso le 13, ma fino ad allora bel sole! E annesse facce rosse. Io stavo in maglietta a maniche corte fino alla meta 🙂
iniziare a fare davvero caldo a metà giornata!