Data Trekking: 01/03/2015
quota di partenza (m): 1765
quota vetta (m): 2771
dislivello complessivo (m): 1000
Accesso:
Lungo la Torino-Aosta si esce ad Aosta Ovest. Si continua in direzione Courmayeur per pochi km fino a Saint Pierre, e poi si prosegue in salita seguendo indicazioni per Saint Nicolas e svariate frazioni. Superato il comune di Saint Nicolas, si seguono indicazioni per Vetan, si supera Vetan Dessous a sinistra, e quindi si giunge al termine della strada, nei pressi di alcuni alberghi, ampio parcheggio nella pineta.
La nostra destinazione, oggi, è Punta Leysser, con partenza dal paese di Vetan. La giornata non comincia benissimo, dimenticati gli scarponcini a casa, facciamo attendere il gruppo e torniamo di corsa a prenderli, per poi imboccare la carissima autostrada Torino-Aosta.
Un consiglio: gli ultimi dieci chilometri di quest’autostrada, superata l’uscita di Nus, vi costeranno quasi come tutto il resto dell’autostrada, mentre se imboccate questa uscita e proseguite sulla statale appena fuori, allungando di una decina di minuti, il vostro portafoglio vi ringrazierà parecchio!
Insomma, arrivare quassù costa abbastanza, tra benzina e pedaggi, quindi ci aspettiamo una gran giornata che ci ripaghi alla grande, ed il sole che inizialmente ci accompagna promette bene.
“La montagna offre all’uomo tutto ciò che la società moderna si dimentica di dargli.”
Anonimo
Lo spettacolo delle cime intorno a noi, divise da una netta riga che delimita le nevi, sono favolose, peccato che poco dopo un grosso banco di nuvole alquanto minacciose, cominci a coprire la visuale.
Per nostra fortuna, la temperatura è buona, nonostante rimanga invernale, e anche se non abbiamo più il sole in faccia, non stiamo già morendo di freddo.
La salita è facile, la nostra meta solo 500 metri più in alto. E’ una buona occasione per stare in compagnia, di sicuro non una grande avventura da grande fatica. Avevamo provato a portarci le tavole da snowboard, nella prospettiva di un rientro in free-ride, ma viste le condizioni della neve ci rassegniamo ad una semplice camminata.
Superato il grande pianoro, comincia la salita, leggera e sul sentiero ben battuto, decisamente alla portata di tutti, anche dei nostri compagni meno esperti ed allenati.
In brevissimo tempo, raggiungiamo la nostra meta, troppo velocemente per essere soddisfatti, non abbiamo nemmeno il fiatone. Decidere di proseguire è una decisione unanime, non c’è quasi neanche bisogno di proporlo. E così, invece di fermarci a Grandes Arpilles, un piccolo gruppo di costruzioni con un rifugio estivo, prendiamo il sentiero che punta dritto in vetta, direzione Punta Leysser. Per noi, i piani sono un optional, non li rispettiamo mai.
Ci aspetta una bella salita a questo punto, il dislivello è raddoppiato rispetto a quello deciso inizialmente, la giornata, di colpo, si fa molto più interessante.
Saliamo, il gruppo, poco a poco, si allunga e si formano piccoli gruppetti: gli uomini, scalatori, in testa, donne con amico quadrupede a seguire, per ultimo il gruppetto con i meno allenati.
C’è da dire che non si fa, non è sicuro e non va bene lasciare indietro nessuno, ma oggi il gruppo è numeroso ed è normale che qualcuno si attardi o si prenda le meritate pause. Ad ogni modo, ci si aspetta ogni tanto, permettendo al gruppo di ricompattarsi.
Siamo quasi arrivati, manca solo più l’ultimo sforzo, l’altimetro dice cento metri di dislivello ancora o poco più, ma un bel problema si sta avvicinando: le nuvole, sempre più minacciose, si sono abbassate mentre noi salivamo di quota, e ormai siamo arrivati al limite della visibilità.
Non riusciamo a vedere la cima innevata, bianca nel bianco della nuvola, e distinguiamo solo qualche punto roccioso ogni tanto.
Ci prendiamo quindi una pausa per decidere il da farsi, mentre ammiriamo, tra una nuvola e l’altra, la vallata, da questa cima spoglia.
Si decide che non tutti tenteranno la salita, ormai abbastanza impegnativa come pendenza e resa ancora più difficile dalle condizioni meteo avverse. Così il gruppo si divide, c’è chi pian piano comincia a tornare a valle e chi – sfide irresistibili quelle contro sé stessi – prende la strada della vetta.
Passo dopo passo, con una visibilità che si riduce sempre di più, arriviamo in vetta, ma ancora non alla nostra destinazione, la croce di vetta.
Ci fermiamo un momento a prender fiato al riparo di una sporgenza rocciosa che ci copre dal vento forte e dalla neve ghiacciata e tagliente che ha cominciato a cadere.
Siamo in sei quassù, ma solo tre decidono di arrivare alla croce, non molto più avanti percorrendo il sentiero sulla cresta. Io, con le gambe stanche, decido che la mia gita è arrivata al top, mi giro, e mi avvio a valle.
Gli irriducibili, invece, si avviano alla croce, per dire “Ce l’ho fatta!”, per poi tornare velocemente sui loro passi, infreddoliti ma soddisfatti.
Sempre meglio ascoltare il proprio corpo ed i propri limiti, un leggero fastidio ad una gamba può trasformarsi in un gran problema se ignorato, e la vetta sarà sempre lì ad aspettarvi, se non è questa volta sarà la prossima, basta fare sempre in modo di esser sicuri che ci sia sempre la possibilità di una seconda chance, evitando di arrivare al limite.
“Dalle montagne ho avuto protezione e affetto. La scalata estrema è venuta dopo, ma non c’entra nulla, o molto poco, con l’amore per la montagna, con ciò che mi ha dato e continua a darmi. Per me è la madre sulla quale giocano, si nascondono, cercano calore i suoi figli. Ogni tanto la mamma si stiracchia, respira, sbadiglia, qualche bambino rotola giù. Qualche altro soffoca sotto la sua mole come un pulcino sotto la chioccia. Ma non è colpa di nessuno.”
Mauro Corona
La discesa è decisamente più veloce, e molto più divertente, della salita. C’è abbastanza pendenza per legarsi le giacche sul sedere e scender giù senza fatica, scivolando, come si faceva da bambini. Non fosse per la neve bagnata che ad un certo punto ci impedisce di proseguire, saremmo arrivati giù seduti e con il sorriso stampato in faccia.
Raggiungiamo in fretta l’altra parte del gruppo, e mentre attendiamo i conquistatori della vetta, ci dividiamo un veloce spuntino.
In breve tempo torniamo a valle, a Vetan, dove ci aspetta una buona cioccolata calda e qualche biscotto, per riscaldarci dal freddo preso durante il giorno.
Ad esser sinceri, non è stata una delle più belle uscite: la compagnia, ovviamente, è stata ottima, le risate molte ed il morale sempre alto, ma il brutto tempo non ci ha permesso di godere appieno dello spettacolo che si può avere da questa cima, sì spoglia, ma immersa in una zona meravigliosa. E’ un peccato, anche perché arrivare qui non è propriamente economico, ma siamo sicuri che ci saranno altre occasioni, migliori, per dar la possibilità a questa vallata di esser rivalutata.
Fa parte del gioco, è stata comunque una gran bella giornata in compagnia di amici simpatici e sorridenti, all’aperto e facendo attività. La prossima sarà sicuramente migliore.
A presto
AP
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