quota partenza (m): 1986
quota vetta (m): 2679
dislivello complessivo (m): 693
Quando a svegliarti è un raggio di sole dritto davanti ai tuoi occhi, sai già che sarà una stupenda giornata!
Ben organizzati, non abbiamo assolutamente patito il freddo ed i materassini ci hanno garantito un buon sonno ed un meritato riposo.
Apriamo la tenda, spiamo fuori, ed un sole ancora timido spunta sopra la foschia che copre la città, rosso, arancio e rosa, spettacolare!
Non sentiamo ancora nessuno di sveglio dal bivacco, nessuno quindi che possa portarci i nostri scarponcini caldi e asciutti, e noi non abbiamo nessuna intenzione di cominciare la giornata con una passeggiata sulla neve a piedi scalzi. Ci consoliamo sonnecchiando ancora per un po’, godendoci il sole ed i suoi colori durante il tragitto verso il cielo azzurro.
Poco dopo sentiamo i primi movimenti dal bivacco e Roberto ci accoglie con un buon giorno e due paia di scarponcini asciutti e caldi, un gran lusso molto piacevole!
Sistemiamo tutto, smontiamo la tenda e nel mentre prepariamo abbondante tè caldo per tutti, per accompagnare i biscotti e la colazione che ci darà le energie per il trekking di oggi.
Il sole, con la sua dose di vitamina D, mette tutti di ottimo umore e la location ci infonde energie inaspettate: decidiamo quindi di puntare alto, direzione Monte Robinet.
Dopo aver fatto una buona ed abbondante colazione al sole ed aver riposto le nostre cose in un angolo del bivacco, alleggeriti di tutto il superfluo, infiliamo nuovamente le ciaspole e ci avviamo sul sentiero che ci porterà alla vetta.
Il primo tratto di sentiero, fino alla stazione meteo, sebbene non tracciato, è abbastanza semplice. La pendenza non è ancora impegnativa e la neve è ancora abbastanza gelata dalla notte, rendendo facile e piacevole la passeggiata.
Attilio ed io, però, una volta arrivati alla stazione meteo, ci scambiamo occhiate perplesse: durante la nostra prima ciaspolata, proprio da queste parti, avevamo cercato di raggiungere il Monte Robinet, e le indicazioni erano di puntare dapprima alla stazione meteo e di lì alla vetta. Sconsolati dal vedere la stazione meteo – o quella che credevamo lo fosse! – così lontana ed in alto, la neve fresca che rendeva tutto davvero difficile, avevamo deciso di tornare indietro. Il problema è che noi eravamo molto, molto più avanti di quanto non siamo ora, e la stazione meteo l’avevamo decisamente mancata.
Proseguiamo, un grosso interrogativo impresso sulle nostre facce.
Cammina cammina, la neve diventa sempre più bagnata, scaldata da questo sole ormai primaverile, ci alterniamo alla guida in modo da far traccia un po’ ciascuno e non stancarci troppo.
Superato il grande pianoro, ci si para davanti la sfida vera e propria: una parete che diventa sempre più ripida salendo, ma che ci porterà alla nostra meta una volta raggiunta la cresta.
Cominciamo a capire il nostro errore durante il trekking precedente: quella che credevamo essere la stazione meteo, una piccola costruzione sul limite della cresta, è in realtà la chiesetta ed il bivacco sulla cima del Monte Robinet. Insomma, la volta scorsa eravamo quasi arrivati, ci mancavano forse gli ultimi cento metri di dislivello, ma sconfortati dal pensiero, errato, di essere poco più che a metà strada, con le gambe che già chiedevano pietà, ci siamo arresi.
Morale: non arrendersi mai, arrivare sempre alla vetta, che spesso è più vicina di quanto non si creda. E che oggi conquisteremo!
Saliamo e saliamo, le chiacchiere si affievoliscono per poi spegnersi del tutto, arriva solo qualche incitamento da chi è più avanti, da chi ormai scorge già quasi la vetta.
Poi gli ultimi faticossisimi passi, ed eccoci sulla cresta, tutti in cima, insieme!
Siamo arrivati, abbiamo conquistato anche questa cima! Ci abbiamo messo la bellezza di due trekking per arrivarci, due faticosissimi trekking, uno a causa della neve troppo fresca, l’altro per la neve troppo bagnata, ma con molto sudore e una buona ed allegra compagnia, ci siamo arrivati.
Decidiamo di non percorrere tutta la cresta per arrivare alla chiesetta del Monte Robinet, un po’ perché non abbiamo tempo, i nostri amici devono tornare giù per prendere il treno che li riporterà a Firenze, un po’ perché il sentiero non è battuto e la neve è ormai abbastanza pericolosa, bagnata com’è.
Ci accontentiamo, se così si può dire, di essere qui, su un passo più alto del Monte Robinet, la punta del Monte Rocciavrè sull’altro estremo della cresta, poco più su di noi.
Ci gustiamo un buon pranzo a base di panini e zuppa in scatola – gusti stravaganti americani – e guardiamo sorridendo i nostri amici, spesso sorpresi in ammirazione di questi paesaggi sconosciuti per loro, ma così familiari per noi. Siamo circondati dalle vette, vette innevate e sfiorate dalle nubi che si avvicinano veloci.
Mangiamo e ci rilassiamo un po’, il tempo di fare tutte le foto per far rimanere impresso questo momento magico nella mente, qualche chiacchiera, poi è ora di rimettersi in marcia. Ci aspetta una lunga discesa verso il bivacco ed una ancora più lunga dopo, verso la macchina ed il rientro.
Come ormai già ampiamente sperimentato, sappiamo che su pendii così ripidi il modo più veloce per scendere è…una bella scivolata! Certo, la neve ormai fradicia non aiuta e più di una volta ci ritroviamo seduti e bloccati nella neve.
Scivolando e rotolando, arriviamo velocemente al pianoro e decidiamo di fare una piccola deviazione per mostrare ai nostri amici lo spettacolo del lago Soprano gelato. Rimaniamo affascinati anche noi, è così diverso da quello che avevamo visto con i nostri amici judoka durante i loro allenamenti in quota.
Ci avviciniamo alla sponda del lago per riempire le borracce, il sole caldo ci ha fatto bere più di quanto non avessimo preventivato ed abbiamo tutti una gran sete.
Ne approfittiamo per una rara foto del nostro fotografo, solitamente dietro l’obiettivo, e della nostra guida, la coppia di ferro che ci porta in giro per le Alpi tutti i weekend.
Poco dopo siamo al bivacco e ci prendiamo qualche momento di pausa, chi con un veloce sonnellino, chi con due chiacchiere, chi sistemando lo zaino.
Di qui ci separeremo per il rientro, il primo gruppo, Roberto ed una delle due coppie di americani, torneranno velocemente a valle per arrivare in tempo in stazione e prendere il treno, mentre noi ed i restanti amici scenderemo con calma, gustandoci la lunga passeggiata e parlando delle differenze tra Italia, Germania e Stati Uniti.
C’è così tanto da raccontarsi che il sentiero scorre veloce sotto i nostri piedi, ed arriviamo alle macchine davvero stanchi e soddisfatti, così come dovrebbe essere sempre dopo un weekend così intenso, di fatica ed emozioni.
I saluti, arrivati alle macchine, sono un momento dolce e amaro, come sempre. Abbiamo condiviso molto in questi due giorni e sarebbe bello riuscire davvero a ritrovarsi di nuovo, chissà dove e chissà quando.
Ci proveremo, i contatti ce li siamo scambiati, e chissà che non ritroveremo i nostri amici americani sui Monti Appalachi, questa volta noi gli stranieri in terra straniera.
Ciao ciao amici, è stata una gran bella avventura!
AP
Dear American friends, next time please rent at least a pair of boots. PLEASE 😀
Ahaha la nostra guida si è organizzata e ora offre anche questo servizio! Our guide has gotten organized and now boot-rental is possible!