11 giugno 2015: Giorno 0
Ore 15.30 locali, Aeroporto internazionale di Calgary: eccoci qui, dopo tanta burocrazia, zaini preparati al volo, migliaia di saluti, siamo finalmente in terra canadese.
Ma partiamo dall’inizio.
In questi tre mesi saremo ospiti di una famiglia danese trasferita in Canada da molti anni, ci daranno vitto e alloggio in cambio di un aiuto in casa e di diverse ore di babysitting con i loro cinque biondissimi figli – sì, sono tanti, ma ci divertiremo e non riusciremo ad annoiarci un secondo.
L’accordo comprende anche un contributo di circa il 75% per l’acquisto di una macchina – a prezzi canadesi, ben diversi e molto più economici dei nostri – come maggior ricompensa per il fatto che guarderemo full time i quattro bimbi, mentre la mamma e la figlia grande saranno in vacanza in Europa ed il papà a lavoro.]
Tutta questa meraviglia è frutto della nostra iscrizione su Workaway, incredibile ma vero.
Ma andiamo con ordine: la famiglia si è premurata di farci avere la macchina già prima che mettessimo piede in Canada, ma per poterla guidare abbiamo avuto bisogno di prendere la patente internazionale. Nulla di che, semplicemente un foglio ufficiale con la traduzione in più lingue della nostra patente. Unico problema è che questo fogliettino costa la bellezza di 50 € – di cui cinque di sovrapprezzo per l’urgenza, figurarsi se riuscivamo a svegliarci per tempo! – oltre che due mattine perse in motorizzazione ed altrettanto tempo perso inutilmente sul sito della motorizzazione, che riporta notizie errate su cosa e come pagare.
Poi serviva l’attestato di rischio, ovviamente tradotto in inglese. Chiamata l’assicurazione in Italia, ci viene detto che non è possibile, ma per l’assicuratore canadese è sufficiente una nostra traduzione fatta in casa. Una roba simile in Italia non sarebbe neanche lontanamente accettabile, servirebbero bolli e carte ufficiali, la fiducia non vale nulla da noi.
Insomma, neanche siamo ancora in volo e già abbiamo praticamente le chiavi della macchina in tasca.
Tra noi e la macchina, però ci sono ancora undici – velocissime – ore di volo e poi la mia più grande ansia, il passaggio in dogana. Scesi dall’aereo, infatti, comincia la paura: non dovevamo vedere Airport Security Canada, maledetto programma televisivo. Ci mettiamo in coda ed infine tocca a noi: mi avvicino al bancone, allungo il passaporto e comincio a sudare, solite domande di rito – perchè sei in Canada, cosa fai nella vita, quanto rimani, dove stai, dove andrai dopo…mancava “quante volte vai fai pipì al giorno?” – poi il poliziotto fa avvicinare anche Attilio, qualche attimo ancora e, finalmente, ci timbrano i passaporti!!! Che liberazione!
Scendiamo sotto il benvenuto a Calgary, attraversiamo le porte e due bionde ci aspettano: sono la mamma e la figlia che ci ospiteranno in questi mesi. Ci portano a casa, ci fanno vedere la casa, la nostra camera, ci presentano il resto dei figli ed il marito, tutta una serie di animali – cane, due gatti, svariati passerotti e pappagallini, pesci – ceniamo e non abbiamo neanche il tempo di disfare gli zaini.
Superata la tensione ed il viaggio, otto ore di fuso orario e tutta una serie di scoperte, siamo distrutti, andiamo a letto diretti, dopo giusto un messaggio a casa per rassicurare tutti. Ci siamo addirittura dimenticati di fare foto a tutto quello che c’è in giro, buonanotte!
12 giugno 2015: Giorno 1
Ore 5.45: buongiorno! Il fuso orario ci ha sballato completamente e siamo svegli prestissimo. Ne approfittiamo per qualche aggiornamento ai nostri amici italiani, genitori e parenti vari. Sono tutti curiosissimi.
Ore 8.00: la colazione è servita. Una bella brocca di caffè – già, una tazza abbondante a testa di caffè americano non bastava, e segue a breve un “espresso” poco espresso che ci sveglia definitivamente – e qualche fetta di pane tostato e burro, poi siamo pronti. Stamattina il programma prevede: acquisto macchina, assicurazione e registrazione con targa. Siamo già in ansia al solo pensiero di tutta la trafila burocratica.
Usciamo di casa alle 10.30 e neanche a mezzogiorno siamo già di ritorno, con tutte le carte a posto e la targa in mano, compresa la mezz’ora di tragitto da casa all’assicuratore e ritorno. Incredibile. Siamo senza parole. E siamo pure stranieri, non abbiamo un conto corrente qui e solo un visto turistico. Una cosa simile in Italia, ma anche in Europa, è impensabile.
Oggi ci riposiamo per bene, ci ambientiamo, proviamo la nostra nuova macchina, qualche acquisto di pezzi dimenticati – adattatore, crema, qualche dolcino.
Siamo in Canada e la nostra nuova avventura è cominciata alla grande!!!
Amber
Il Canada è “speciale”. Mi è bastato un solo giorno per capirlo poco più di due anni fa.
L’espresso non è mai espresso, le auto sono superauto (noi avevamo un mega Chevrolet Suburban), il modo di vivere è meraviglioso.
Leggerò con attenzione ed estremo interesse ogni vostro aggiornamento!
A presto! Buona avventura 😉
Grazie mille! Ci stiamo accorgendo dalle piccole cose di ogni giorno che, a parte che tutto è più grande, è tutto molto diverso da noi, a partire dalla fiducia estrema che si ripone nell’altro e da questo generale senso di comunità per cui tutti aiutano tutti indistintamente.
In ogni caso ci rimane ancora molto da scoprire e molto tempo a disposizione…Continueremo a postare notizie interessanti appena possibile!!!
Ciao
A parte che seguire 5 marmocchi è un prezzo troppo alto 😀
Ma la prima cosa che ho pensato leggendo è stata:come potete mollare la vita italiana per 3 mesi? Gli impegni professionali ve lo permettono?
Diciamo che i marmocchi sono ben addestrati e davvero educati, e poi ci piacciono i gagni!
Diciamo che non abbiamo mollato la nostra vita professionale, Attilio ha la fortuna di poter lavorare, almeno inizialmente, online, mentre io lavorando da autonoma mi sono organizzata per una sorta di tre mesi di vacanza, grazie ad un collega compiacente ed un aiuto su altri fronti, approfittando di un momento di cambiamento del mio lavoro.
Insomma, abbiamo avuto fortuna in parte, ed in parte ce la siamo creati! Credo che volendo, chiunque possa farlo, bisogna solo saper scendere a compromessi con sè stessi e non avere paura di mollare le proprie certezze, credo 😉
“non avere paura di mollare le proprie certezze”, nel mondo del lavoro in Italia, quando non si ha più 20 anni…. è questa la cosa più difficile.
Credimi che non è stato facile, indubbiamente abbiamo avuto la nostra dose di fortuna per poterlo fare (Attilio può continuare a lavorare online per almeno tre mesi e io da autonoma ho un buon margine di manovra per gestirmi il tutto), ma non è una vacanza. Come dici tu, i 5 marmocchi non sono una passeggiata e l’aver 30 anni più o meno tutti e due ci lascia ancora diverse porte aperte. Ma conosco storie a lieto fine di famiglie intere, che mollano tutto e partono; ovvio, bisogna fare le proprie ricerche prima, crearsi qualche contatto, sottoporsi a tutta la trafila burocratica – deprimente, ma è così – ed aver tanta tanta tanta voglia di farlo perchè costa energie infinite, ma è possibile. Le opportunità ci sono, non è tutto rose e fiori ovviamente, bisogna scegliere il giusto paese che offra lo stile di vita più vicino alle nostre esigenze, ma credimi, SI PUO’ FAREEE!!! 😀
Se non spaventa non e´un cambiamento.. Saluti Da Andrea, da due anni e mezzo a Calgary…
Saluti a te Andrea. Che fai a Calgary? Ti sei traferito con già un lavoro o trovato dopo/per caso? E come ti trovi? Scusa le domande, ma insieme alla paura c’è anche una dose immensa di curiosità… 😉