Eccoci qui, non siamo neanche arrivati e già stiamo facendo di nuovo gli zaini. Sempre in movimento.
Ci siamo appena sistemati e ripresi dal cambio di orario e già siamo di nuovo in partenza, ma questa volta non andremo troppo lontani, ci aspettano le Rockies, le montagne rocciose canadesi, per una lunga settimana di campeggio e trekking in montagna.
Ieri sera abbiamo ripescato Luca, un mio vecchio compagno delle superiori, casualmente a Calgary anche lui, e abbiamo cominciato a preparare la macchina: una macchina stracolma. Qui in Canada la cultura del campeggio è davvero un altro pianeta, tutti vanno in campeggio il fine settimana, e sono organizzati in maniera eccellente: veniamo forniti di ogni cosa, pentole e padelle, fornello da campo con doppio fuoco – essere riforniti da una famiglia abbondante che muove sette persone alla volta è un bel vantaggio! – accetta, teloni vari, sacchi a pelo e fodere in pile, materassini…qualunque cosa.
L’altro ieri, invece, abbiamo fatto qualche piccolo acquisto, poche cose, ma essenziali: bear bell, la campanella anti orso, la si appende allo zaino e suona ad ogni passo, in modo da non ritrovarsi per caso di fronte ad un orso che, per qualche ragione, non ci ha sentiti arrivare, e fionda – questo è stato un mio regalo personale, l’ho sempre voluta una professionale! 😉
Siamo pronti, il nostro solito zaino da trekking si è trasformato in una macchina piena, ma la macchina è piena anche di allegria e partiamo con tutta la famiglia schierata in giardino che ci saluta dopo caldi abbracci dei bimbi.
Ci dirigiamo a sud, destinazione Parco Nazionale dei Laghi di Waterton, un parco meno conosciuto del Banff – ultima tappa del nostro road trip – al confine con gli Stati Uniti – per cui ancora non abbiamo il visto e da cui dobbiamo ben guardarci dall’entrare – ma non per questo meno interessante.
Prendiamo l’autostrada 2 in direzione sud, superiamo Calgary e decidiamo di fare la nostra prima deviazione: ci hanno dato alcuni consigli su un paio di posti per cui passare, molto interessanti, ed il primo è praticamente lungo la strada, lo Smashed-Head-In Buffalo Jump, un posto particolare. Letteralmente tradotto Salto dei bufali dalla testa schiacciata, si tratta di un luogo dove fin da tempi remoti, gli indiani d’america convogliavano e spingevano i bufali a buttarsi da questo salto di roccia, schiantandosi al suolo per evitare il pericolo e la difficoltà della caccia. Un posto in cui la collina su cui si cammina è composta da strati e strati – parliamo di metri e metri – di ossa abbandonate qui e terra franata durante la caccia.
Un luogo particolare, a ridosso dell’immensa pianura, in cui si ha la sensazione di essere tanto piccoli rispetto alle sconfinate distese di prati e campi.
Ci rimettiamo in viaggio, la nostra prossima destinazione è il Waterton National Park, faremo solo un’ultima tappa in un paesino scelto a caso per fare la spesa.
Decidiamo, più perchè vediamo in lontananza un Walmart – una catena americana di supermercati a buon prezzo – che non per scelta, di fermarci a Pincher Creek, una piccola città in una vallata antica scavata da un fiume, davvero molto carina.
Recuperati i viveri per questa sera e qualcosa per domani, ci attendono le ultime ore di guida.
Arrivati nei pressi dell’ingresso della valle del Waterton National Park, siamo costretti a fermarci: il panorama è davvero mozzafiato.
E’ ora di svoltare nella valle, dopo ore di guida dritta senza una curva, un gran sollievo nel vedere finalmente un cambiamento nel panorama; siamo passati dalle gialle praterie ai campi verdi diversi chilometri indietro ed ora, finalmente, le montagne ci circondano e davanti a noi si apre una valle che ci condurrà dritti alla nostra destinazione finale.
Gli ultimi chilometri li facciamo quasi in silenzio, rapiti dallo spettacolo che cambia ad ogni metro, quando, dopo l’ennesima curva, ci troviamo di fronte all’entrata del parco: in vero stile da film americano – come tutto da queste parti – una sorridente impiegata di Parks Canada, l’ente che gestisce tutti i parchi canadesi, nella sua perfetta divisa verde scuro, ci spiega tutti i vari abbonamenti ai parchi e ci consiglia quello più conveniente per noi: finiamo per acquistare il pass annuale famiglia , che per 136 CAN$ – circa 100 € – ci dà accesso per un anno a tutti i parchi e musei più importanti.
E’ un pass per una macchina e fino a 7 occupanti e contando che l’entrata singola costa poco meno di 10 CAN$ a testa, lo ammortizzeremo già solo in questa settimana, ottimo investimento!
Dopo le prime due curve di questa curatissima strada interna, non possiamo evitare di fermarci al primo parcheggio per ammirare questo fantastico lago, il Prince of Wales hotel, una fantastica costruzione in stile baite svizzere su di un promontorio che divide il Waterton Middle Lake dal Waterton Upper Lake.
Rimaniamo parecchio su questa piccola spiaggetta, a far foto, provare la fionda – finalmente!!! – e semplicemente goderci questo posto magnifico.
Ci dirigiamo poi verso il centro visitatori, da cui vorremmo avere informazioni sul parco ed i campeggi, ma è tardi ed è già chiuso – rispetta il classico orario d’ufficio di queste parti, dalle 9 alle 5 – e, proprio mentre parcheggiamo, vediamo spuntare un ariete, sì, davvero, che cammina pacifico in mezzo alla strada creando una coda piuttosto lunga di macchine, assolutamente tranquille, dietro di lui.
Decisamente inusuale!
La guida generica che ci hanno fornito all’entrata del parco ci è sufficiente per districarci tra i diversi campeggi e, dopo esser passati per l’affollatissimo camping centrale nella piccola città di Waterton, decidiamo di andare al Crandell Campground, un campeggio immerso nella foresta lungo un fiume, nella valle del Red Rock Canyon, uno spettacolare canyon color rosso, come dice il nome.
Guidiamo su per questa strada di montagna in mezzo al canyon e superiamo il piccolo ponticello d’assi sul fiume, arrivando al presidio all’entrata del campeggio…vuoto.
Non sappiamo bene cosa fare, decidiamo di dirigerci verso le piazzole e cercare qualcuno a cui chiedere e troviamo un simpatico signore intento a grigliare sul cassone del suo mega furgone accanto all’altrettanto grande camper. Ci spiega, mentre lo guardiamo con facce attonite, che qui è tutto self-service: troveremo delle buste numerate ed un listino prezzi all’entrata, dovremo semplicemente prenderne una, compilarla con tarda della macchine e numero della piazzola scelta, metterci dentro i soldi o i dati della carta di credito e la carta di credito, chiuderla ed infilarla nel bussolotto apposito.
Stessa cosa per il permesso del falò, che include anche l’acquisto di due sacchi di legna – sacchi a completa disposizione di chiunque passi da queste parti. Dopo aver pagato e preso la legna, bisogna semplicemente attaccare i due tagliandini numerati al palo di ingresso della piazzola ed eventualmente ritirare la propria carta di credito durante gli orari di apertura. Insomma, ci si fida parecchio del prossimo, mi immagino una cosa simile in Italia…no comment!
Scegliamo la nostra piazzola e cominciamo a sistemarci, montiamo la tenda ed il telo in alto per coprirla – il tempo non promette troppo bene – e ci prepariamo la nostra prima cena, salsicce in padella. Optiamo per rimandare il falò a domani sera, siamo stanchi e non ce lo godremmo, inoltre fa abbastanza freddo e optiamo per birre e cioccolata calda giù in paese.
Torniamo nella cittadina di Waterton con guida super prudente, la sera e la notte gli animali possono sbucare all’improvviso e vorremmo evitare di rovinarci la nostra prima notte di campeggio con un bel frontale con qualche orso o cervo.
Facciamo un bel brindisi in uno dei pochi bar aperti, una birra per i ragazzi e una cioccolata annacquata per me, per festeggiare questo nostro primo giorno di vita da campeggio.
Siamo contentissimi ma stanchi, così si torna in campeggio e, quasi di corsa, ci infiliamo in tenda mentre comincia a piovere. Continuerà a piovere tutta la notte, ma non importa, siamo ben organizzati e in tre in tenda ci si scalda parecchio.
Buonanotte, domani ci aspetta il nostro primo trekkng canadese e siamo discretamente eccitati.
AP
Mi sembra di capire che in canada si usi prendere porzioni foresta e farne dei campeggi, cioè: paghi, hai una piazzola, ma in realtà sei nella foresta e son cazzi tuoi.
Sì e no:
sì, prendono un pezzo di foresta e ne fan piazzole – assolutamente in completo rispetto dell’ambiente e sotto la rigidissima supervisione di Parks Canada –
e no, non sono cazzi tuoi, il campeggio è fatto per creare sufficiente confusione in modo che gli animali non si avvicinino, oltre che rendere più confortevole la permanenza – bagni, docce in alcuni posti, predisposizione per il falò in modo da non dar fuoco alla foresta, fontana o botte di acqua potabile. Insomma, un aiuto per stare nella natura senza essere alla mercè di orsi e bestie varie, con qualche confort aggiunto, per un prezzo assolutamente ragionevole!
effettivamente ,in mezzo alla foresta canadese, meglio non fare eccessivamente i selvaggi.
Già, rimane in ogni caso abbastanza selvaggio, ben diverso dai nostri. Questo è il Frontcountry campground (campeggio raggiungibile in auto), per i più coraggiosi – e ci siamo informati su questo! 😉 – c’è il Backcountry camprgound, campeggi raggiungibili solo a piedi per far tappa tra un trekking e l’altro…e lì è tutta un’altra storia!!!
mi chiedo come fanno per tenere sotto controllo gli usufrutti e i relativi pagamenti.
Ah ma dimenticavo che non è in italia….
Infatti. Qui c’è un sistema di prenotazioni per il Backcountry con pagamento anticipato, mentre negli altri una sorta di selfservice. E’ tutto controllato, ma in modo blando, e credo che tutti paghino sempre e tutto. Non esiste la filosofia del fregare, sanno bene che poi alla fine del cerchio, fregare il sistema equivale a fregarsi da soli! Cosa che noi ancora non riusciamo a comprendere…