Risveglio sotto la pioggia questa mattina. Non abbiamo neanche il tempo di alzarci che siamo già di corsa: sta velocemente cominciando a piovere e dobbiamo smontare tutto a velocità record per evitare che si inzuppi.

La colazione è rimandata in paese, dove scegliamo un bar dall’aspetto accogliente – uno dei pochi aperti, forse l’unico – ci sediamo, e ci rendiamo conto che siamo gli unici clienti con meno di 50 anni. Interessante, ci godiamo il nostro caffè con maxi cookies e torta.

Poi si parte, salutiamo Radium Hot Springs e ci dirigiamo verso il nostro nuovo giorno di trekking e scoperte.

Yoho National Park

Eccolo, il tir con i tronchi che sbuca dalla nebbia, proprio come nei film

Poche curve dopo essere partiti, riusciamo a fare una di quelle foto che ci sognavamo: il camion con i tronchi che svolta la curva e piano piano si materializza nella nebbia, una scena da film. Fantastico! Un’altra cosa vista da cancellare da quella infinita lista.

Ripartiamo. Abbiamo optato, visto il tempo con acquazzoni violenti imprevedibili, per un veloce trekking al Dog Lake, sulla strada per andare verso Field, la nostra meta di oggi.

Yoho National Park

Ciao ciao, il nostro sogno americano si dilegua, veloce come è arrivato, tra alberi e nuvole

Arriviamo nei pressi di uno slargo del Kootenay River, prendiamo l’uscita perfettamente segnalata con l’indicazione del sentiero per il Dog Lake – eh già. qui i sentieri sono segnalati sulle uscite delle autostrade, non dispersi in qualche minuscola frazione di montagna – e ci avviamo al nostro veloce trekkingproprio qui!

Tornati indietro, ci dirigiamo direttamente verso il centro visitatori di Field, per prendere un po’ di carta e informazioni per i prossimi due giorni.

 

Yoho National Park

Lupo o coyote? Ci piacerebbe pensare la prima, invece è davvero un coyote

Lungo la strada abbiamo la fortuna di fare un incontro davvero particolare: quello che subito ci sembra un lupo, sta lentamente trotterellando lungo la strada, incurante delle macchine. Rallentiamo per capire meglio, e scopriamo, con nostra grande delusione, che è un coyote grosso e solitario – povero, non ce l’abbiamo coi coyote, ma un lupo sarebbe tutta un’altra storia.

Arriviamo a Field, accolti dall’immancabile treno rosso e rumoroso. Sta di nuovo piovendo, decisamente forte, quindi optiamo per una cioccolata calda – molto acqua e poco cioccolata, purtroppo – mentre aspettiamo che smetta.

 

Fields Yoho National Park

Un treno rosso canadese sbuca dalla curva, con i suoi infiniti vagoni rumorosi

Quando finalmente riusciamo ad arrivare al centro visitatori, fradici nonostante i pochi passi sotto l’acqua, ci aspetta un’altra sorpresa: dopo almeno dieci minuti che parliamo con una delle impiegate di Parks Canada, intenta a spiegarci le varie escursioni possibili, ci guarda in silenzio per qualche secondo e ci chiede da dove arriviamo: italiana anche lei!

Si chiama Heidi, dal Trentino ovviamente, per metà neozelandese ed ora assunta dall’ente governativo canadese per eccellenza. Insomma, un pelino di invidia lo suscita!

Chiacchieriamo ancora per una buona mezz’ora e nel mentre scegliamo il nostro prossimo campeggio, andremo al Kicking Horse Campground.

Natural Bridge, Yoho National Park

Il Natural Bridge, incredibile, non ci sono parole per descriverlo

Prima di dirigerci verso il campeggio, però, decidiamo di fare una breve escursione al Lago Emerald, giusto perchè è di strada e oggi non abbiamo potuto camminare più di tanto.

Imbocchiamo la Emerald Lake Road e poche curve dopo siamo incuriositi da un’indicazione, il Natural Bridge o ponte naturale. Ci fermiamo nell’ampio parcheggio, facciamo pochi passi verso la passerella e rimaniamo a bocca aperta: è uno spettacolo davvero incredibile. Il fiume che centinaia di anni fa saltava da questo sperone di roccia, è riuscito infine a bucarlo nella parte inferiore, lasciando intatta la superficie quasi interamente eccetto che per un piccolo crepaccio, e ora scorre furioso nella piccola apertura, creando vortici e schiuma tutto intorno.

Non si può davvero spiegare, ma è uno spettacolo unico. Rimaniamo parecchio ad ammirarlo, affascinati, poi ci rimettiamo in macchina e percorriamo gli ultimi chilometri verso l’Emerald Lake.

Yoho National Park

Emerald Lake, un lago color smeraldo, da cartolina

Arrivati all’Emerald Lake, ci aspetta, ancora, una leggera pioggerellina, che increspa le acque turchesi di questo splendido lago. Passeggiamo un po’ sul sentiero che costeggia la sponda, troppo lungo per percorrerlo tutto senza infradiciarci da capo a piedi, e poi torniamo verso il Lodge che sorge sulla semi-penisola sul lago, con le sue canoe rosse.

Decidiamo che è ora di andare a montare la tenda, abbiamo fatto solo uno spuntino per pranzo e la fame si fa sentire anche se è ancora presto.

Yoho National Park

Solo una delle molte strade dello Yoho National Park, panorami indimenticabili

Arriviamo al campeggio, paghiamo con il solito sistema delle buste, recuperiamo un po’ di legna e cerchiamo una piazzola che ci vada bene.

Non senza difficoltà, visto che tutte le piazzole migliori sono già occupate – siamo a metà giugno, il tempo è brutto, ma poco importa, i campeggi sono tutti quasi pieni – montiamo il telo che ci riparerà un po’ dai violenti acquazzoni notturni, piantiamo la tenda un po’ troppo vicino al fuoco – avremo l’ansia ogni volta che scoppietta, già lo so! – e ci prepariamo una pasta discutibile.

Infilati i marshmellow sugli spiedi, ovviamente, comincia a diluviare. Dura poco e riusciamo a salvare il fuoco, ma i marshmellow ormai son freddi e cotti solo a metà…che spreco!

 

Yoho National Park

Telone, tenda e falò…tutto troppo vicino per cuocere senza pensieri!

L’acquazzone ci ha fatto finire cena fin troppo in fretta e l’acqua calda dei bagni ha permesso un rapido lavaggio di pentole e pentolini. Insomma, il cielo è ancora chiaro, non abbiamo sonno, ma non abbiamo nient’altro da fare.

Si va a Lake Louise, allora! E vista l’ora, forse eviteremo le orde di turisti immancabili durante il giorno.

Sulla strada ci fermiamo allo Spiral Tunnel, un punto d’osservazione di quella che, al tempo ma ancora oggi, è una pietra miliare della tecnologia ferroviaria:

Big Hill: questo ripido passaggio, 330 metri di altitudine in soli 16 km, tra le strette valli di Field ed il Continental Divide, lo spartiacque continentale, ha sempre rappresentato e lo è tutt’ora, una sfida alla rete ferroviaria.

Per risolvere il problema, tra il 1906 ed il 1909, venne progettato e realizzato un tunnel a doppia spirale sotto la montagna, per prolungare la salita e rendere possibile l’ascesa ai lunghi treni canadesi – che secondo le nostre stime sono lunghi più di un chilometro.

Ancora oggi la singola locomotiva non è sufficiente per superare questo passaggio e vengono utilizzate locomotive aggiuntive che spingono il treno. 

Arriviamo nei pressi di Lake Louise e con nostro grande stupore – sono le dieci passate – arriva un bus insieme a noi. Sì, decisamente un posto da evitare durante il giorno.

Lake Louise

Lake Louise, spettacolare in versione quasi notturna, incredibilmente vuoto

Riusciamo a goderci qualche decina di minuti di luce e di solitudine, prima che il buio cali sulla valle. Il lago Louise è davvero bello, non fosse per la costruzione terribile giusto sulla sponda e per le orde di turisti che camminano su questa passerella durante il giorno. Insomma, un’ottima passeggiata per digerire la cena.

Torniamo verso il campeggio, ma le sorprese non sono finite: un orso con l’insonnia ci taglia la strada appena dietro una curva sull’autostrada.

Guidiamo fino al campeggio, dopo l’incontro, con estrema calma, riuscendo perfino a farci fare i fari dai pacifici guidatori canadesi.

E’ davvero ora di andare a dormire, piove di nuovo, ancora, ma noi siamo già nel mondo dei sogni. Buonanotte.

AP

Diario di viaggio