Data Trekking:31/10/2015
Torniamo in Val di Viù, obiettivo Ciarm del Prete. Questa valle un po’ dimenticata dal grande turismo, ma così bella e per gran parte ancora selvaggia. Questo weekend, stranamente, siamo in compagnia solo di Roberto Trekking-Alps, nessun altro. Sarà un altro Halloween alternativo, così come l’anno scorso eravamo andati alla conquista del bivacco Sigot.
Ci inoltriamo su per le stradine, fino a raggiungere Alpe Bianca, la partenza di un vecchio impianto sciistico ora abbandonato, riconoscibile per lo scheletro di costruzione che devasta il paesaggio con tonnellate di cemento abbandonato.
La giornata è bellissima e ci incamminiamo subito su per i prati ormai ingialliti dal tardo autunno.
La partenza è facile, su un’ampia strada semi-carrozzabile, con un dislivello leggero, perfetta per scaldare le gambe. Ad un certo punto intravediamo la deviazione per il sentiero che ci porterà al Ciarm del Prete, cominciando così a salire un po’.
La prima pausa è ad un piccolo laghetto sconosciuto, ma con una vista sulle creste spoglie e brulle di fronte a noi.
Continuiamo a salire e si alternano tratti pesanti sulle gambe a tratti pianeggianti e facilissimi. La neve è ancora molto lontana, la vediamo quà e là sulle cime o comunque molto più in alto. Guardandoci alle spalle, facciamo sempre più fatica a scorgere la civilità, abbandonata al suo ritmo frenetico giù a valle.
Saliamo ancora e, finalmente, cominciamo ad incontrare qualche traccia di neve, ma solo perchè ci siamo spostati sul versante esposto a nord, l’inverno è ancora ben lontano.
Superiamo un laghetto, ormai ridotto ad una pozza dalla lunga estate e dalle piogge che non ne vogliono sapere di arrivare, e poi ancora su, verso il Lago di Viana, che ci accoglie con una gran sorpresa: la superficie è mezza ghiacciata – si vede quella che sembra un’onda, invece è un’increspatura del ghiaccio. L’idea folgora tutti all’istante: un bagno nel lago ghiacciato, irresistibile!
Abbiamo pochi minuti per decidere e mettere in atto il nostro piano, prima che arrivi l’ombra e faccia davvero troppo freddo. Così, via i vestiti – tolto lo stretto necessario – accesa la videocamera e…splash!
Più che uno splash è un crack-splash, infatti saltiamo sul ghiaccio vero e proprio – ci siamo assicurati fosse uno strato molto fine prima, tranquilli!
Quello che non abbiamo valutato è che: A, il ghiaccio, per quanto fine, è tagliente, B, il fondale è basso e scivoloso. Insomma, non ne usciamo indenni: un ginocchio affettato, talloni spaccati, piedi surgelati. Ci rivestiamo ed è ora del pranzo, al sole, mentre ci scaldiamo.
Prima che arrivi l’ombra, cominciamo la salita la Ciarm del Prete, decidendo di tagliare per la parete Nord sulla sinistra del lago, innevata ma che porta diretta alla cima, senza far tutto il giro.
E’ un tratto impegnativo, la neve è alta e non abbiamo le ciaspole, quindi, a tratti, si affonda parecchio. Con calma e passo dopo passo, arriviamo alla cresta però, uno dopo l’altro, come a raggiungere la vetta dopo una lunga spedizione tra i ghiacci.
Ed eccoci quassù! Festeggiamenti di rito, un pezzetto di cioccolata, poi si riparte. Ci attende una lunga strada per tornare a valle, perchè cercheremo di chiudere un anello passando per le creste, e le corte giornate autunnali ci mettono fretta.
Si riparte quindi, scendendo la cresta dalla parte opposta rispetto a dove siamo arrivati, seguendo delle tracce di sentiero e qualche ometto, tirando spesso ad indovinare.
Tagliamo uno scosceso prato poco sotto la cresta, che poi scavalchiamo più avanti: l’idea è di camminare in cresta fino a raggiungere l’arrivo dei vecchi impianti sciistici, ma ci rendiamo conto ben presto che non abbiamo sufficiente luce e sarebbe davvero troppo pericoloso camminare in cresta, così a picco su entrambi i lati, al buio.
Proseguiamo ancora, seguendo ormai più l’istinto che le rare tracce di sentiero, fino a quando non arriviamo ad bivio: salire sulla prossima cresta e proseguire o scendere giù. Decidiamo di scendere, ci pare di essere in qualche modo sopra a dove siamo partiti, anche se ormai è difficile essere sicuri di cosa ci possa essere a più di una decina di metri da noi, il buio è arrivato.
Cominciamo la lunga discesa, prima su un prato scosceso, affidandoci all’orientamento e alla convinzione che la carrozzabile che abbiamo percorso all’inizio corra lungo una gran parte della parete che stiamo scendendo e quindi, prima o poi, dovremo incontrarla.
Camminiamo tanto, in tre alla luce di due frontali, tra rododendri di due metri in cui nuotiamo – meglio di massi sparsi che ci avrebbero sicuramente distrutto le caviglie – e poi di nuovo nei prati.
Poi, ad un tratto, scorgiamo in lontananza, una macchia più scura del resto vagamente rischiarata dal leggero bagliore delle luci della città a valle, sembra il grande edificio abbandonato da cui siamo partiti.
Poco dopo incrociamo la carrozzabile e sappiamo che le nostre fatiche sono quasi terminate e che il nostro intuito ha funzionato alla perfezione, o quasi. Gli ultimi tornanti ci separano dalla macchina, finalmente su un sentiero che non rischia di spezzarci le caviglie ad ogni passo, e ci godiamo addirittura questa tersa notte stellata e senza luna – ovviamente!
Ben oltre i nostri piani, raggiungiamo la macchina, stremati ma felicissimi! Un altro halloween che sicuramente non scorderemo.
Alla prossima avventura.
AP
Che foste un po’ fuori di testa s’era già capito, ma stavolta avete dato il meglio.
ps: però la prossima volta che restate in mutande… Ambra mettila in primo piano 😀
Ahahah! Grazie, ma abbiamo un folto pubblico femminile che forse non la pensa così 😉
E matti si, lo siamo e ne andiamo particolarmente fieri!