Siamo sopravvissuti a questa notte in territorio ostile: non si sono visti orsi, lupi o puma…peccato e per fortuna!
Ci svegliamo nel silenzio totale del Pacific Rim National Reserve Park, questa riserva naturale che corre lungo tutta la costa ovest dell’Isola di Vancouver. Questa zona è conosciuta da tante persone, tante persone che non sanno che in molti film, quelli girati su quelle spiagge inquietanti, immerse nella nebbia, le riprese sono fatte proprio qui – o nelle spiagge simili della Penisola Olimpica, di fronte a Seattle.
Ci gustiamo il paesaggio che fino a poche ore fa era solo un’infinita massa buia e silenziosa: continua ad essere un posto immerso in un silenzio particolare, rotto solo dai rumori della natura, ma almeno ora vediamo quello che ci sta intorno. Proseguiamo sulla strada imboccata ieri notte e finiamo ad un Visitor Center dal nome evidentemente indiano, il Kwisitis Wickaninnish Visitor Centre.
Una costruzione semi-nascosta nella foresta che dà accesso ad una spiaggia infinita e piena di tronchi sbiancati dal sale. E’ un posto magico, che parla di antiche leggende e balli intorno al fuoco, di pellerossa e tepee. Ci lasciamo trasportare in questo mondo ormai scomparso.
Siamo solo un puntino in questa distesa di sabbia che delimita la costa canadese con lo sconfinato oceano Pacifico, un posto dove la foresta quasi si tuffa nelle acque spumeggianti e gelide.
Torniamo alla macchina e percorriamo i pochi chilometri che ci separano da Tofino, il punto più a nord che riusciremo a raggiungere in questo nostro viaggio in Vancouver Island.
Ci fermiamo, prima di tutto, per una lunga e tranquilla colazione, al Rhino Coffee House Tofino. Un bar davvero carino, in tipico stile locale: surf, surf e ancora surf, dove grazie all’ottima rete wi-fi, ne approfittiamo per una veloce video chiamata a casa.
Facciamo due passi nella minuscola, ma incantevole Tofino. C’è una sola lunga strada che la attraversa, intersecata da diverse piccole stradine, impossibile perdersi. In un minuto e mezzo o poco più, siamo al molo. Passeggiamo, fantasticando di avere tutto il tempo per un giro in kayak o su uno di questi affascinanti idrovolanti, tempo che purtroppo non abbiamo.
Rimaniamo a passeggiare sulla spiaggia sotto il molo per un po’, affascinati da un fenomeno particolare: questa spiaggia, infatti, spruzza! No, non siamo sotto l’effetto di droghe, ma esce davvero acqua a spruzzi dalla sabbia, immaginiamo per via della risacca. E’ davvero strano ed allo stesso tempo simpatico, soprattutto quando Attilio viene letteralmente lavato.
Ci spostiamo ancora, raggiungendo il parcheggio del Tonquin Trail, dove lasciamo la macchina e ci immergiamo in questo chilometro di passerella in mezzo alla foresta che ci porta ad una spiaggia che ci lascia estasiati. Fa anche capolino un timido sole e qualche squarcio di un bell’azzurro nel cielo, cosa chiedere di più?
Siamo assolutamente sconvolti dalla bellezza di questo posto, sembra un paradiso. Sabbia quasi bianca, acque calme, foreste che si tuffano letteralmente in mare, isole lussureggianti sparse qui e là. Vorremmo quasi rimanere, non fosse che entro stasera dobbiamo rimettere i piedi sulla terraferma, a Vancouver.
Torniamo alla macchina, ma un veloce sguardo all’orologio ci dice che il traghetto delle 12.40 partirà senza di noi: è già mattina inoltrata e ci sono più di due ore di strada tra noi ed il porto.
Decidiamo quindi di goderci ancora un’oretta in questa magica riserva naturale e andiamo a fare una passeggiata al Rain Forest Trail Loop B – c’è anche un Loop A, giusto dall’altra parte della strada, e scegliamo il B perché la guida dei sentieri presa al Visitor Center ci dice che da questa parte gli interpreters spiegano i cicli della foresta, mentre nel Loop A danno uno sguardo d’insieme sulla struttura e gli abitanti, cose che avevamo già visto.
Tornati alla macchina, valutiamo la possibilità di fare un giro nell’altro paesino tipico segnalato sulla nostra fedele Lonely Planet, la nostra guida piena di spunti interessanti, e decidiamo che non possiamo essere arrivati fin qui e non fare un salto a Ucluelet, altra cittadina segnalata come meno toccata dal turismo e quindi più “vera”.
Ucluelet la vediamo solo dal finestrino dell’auto, scendiamo giusto qualche minuto al faro, l’Amphitrite Lighthouse, segnalato come un posto che merita una visita, ed è così in effetti.
Scopriamo anche che proprio dal faro, parte il Wild Pacific Trail, un percorso di 8 chilometri in tutto che percorre la costa frastagliata intorno a Ucluelet, da segnarsi per il futuro!
Poi è ora davvero di rimettersi in marcia verso il porto di Nanaimo e poi a Horseshoe Bay, di nuovo sulla terraferma. Ci separano almeno due ore e mezza di macchina dal porto, e dopo avercela fatta in tempo per il traghetto delle 3.10, scopriamo che la coda per rientrare è lunga, molto lunga, così lunga che non prendiamo né questo traghetto, né il successivo alle 17.40, ma addirittura quello dopo, alle 19.30.
Ci godiamo un lungo tramonto mentre, lentamente, torniamo verso la terraferma. Domani ci aspettano Squamish e Whistler e poi su verso Nord, il lungo rientro a casa.
AP
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