Data Trekking: 14/11/2015
Rieccoci in Valpelline, un’altra volta. Già, insieme alla Valle Stretta, questa è un’altra di quelle valli di cui non puoi fare a meno di innamorati, una per regione!
Il programma di questo weekend è bello tosto: 1.500 metri di dislivello per raggiungere il bivacco e poi altri 400 per toccare la vetta, sarà un lungo weekend.
Partiamo insieme a due amici, oltre l’ormai inseparabile compagno di avventure, Roberto Trekking-Alps.
Ci incamminiamo in questo inizio d’inverno così strano, è il 14 novembre e dovremmo vedere neve, almeno sui 3.000 metri che ci circondano. Invece niente, non portiamo neanche le ciaspole perchè sarebbe solo peso inutile.
Ci inoltriamo nel bosco per la prima parte di sentiero, per poi arrivare agli alpeggi di By, con il bel lago. E’ tutto giallo e marrone, molto secco, e a tratti si ha l’impressione di non essere proprio nella verde Val d’Aosta che tutto il mondo conosce.
La salita è sempre abbastanza facile e non troppo ripida – la parte difficile ci aspetta poco sotto il bivacco – ma molto lunga e non ci facciamo mancare qualche pausa per riposarci e fare due chiacchiere. In più, uno dei nostri nuovi amici è alle prime prove di montagna e non vogliamo di sicuro fargliela odiare!
Durante una delle tante pause per bere un goccio d’acqua, ecco che succede: un sacco a pelo infilato male nello zaino, scappa fuori e comincia a rotolare. Impotenti, c’è chi prova a corrergli dietro e chi rimane solo a guardare, ma non c’è nulla da fare: rotola, rimbalza, salta, ci illude di fermarsi sul bordo e poi giù, si butta lungo il corso ripido del fiume verso valle. Nulla da fare, impensabile scendere fin là sotto anche perché il sole ha già quasi completato il suo breve giro invernale e ci rimane ancora un bel po’ di strada.
Chi dormirà al freddo? Come unica donna, mi affido alla cavalleria!
Arriviamo all’inizio della parte di sentiero attrezzata – una corda fissa ed alcuni gradini in ferro – che indica che siamo agli sgoccioli della nostra camminata: l’ultima parete, impegnativa ma mai davvero difficile, ed eccoci che scolliniamo e, pochi passi dopo, vediamo prima la bandiera e poi il rifugio Chiarella all’Amianthe.
Siamo a 2.979 metri di altitudine, nel locale invernale che domina tutta la valle, magnifico!
Arrivati sul pianoro dove sorge il rifugio e lasciato il riparo della parete di roccia, siamo investiti da un vento forte, ma non freddo. Cioè, non freddo per questa altitudine e questo periodo, ma sufficientemente freddo per decidere di chiudersi dentro e non uscire più fino al mattino, necessità fisiologiche a parte.
Come unica donna, mi spetta di diritto il sacco a pelo, gli altri si arrangiano con la moltitudine di coperte. Sarà una lunga notte di riposo, visto che alle 8 abbiamo già finito di cenare e ripulito tutto, interrotta solo dalle forti raffiche di vento che fanno traballare tutto il rifugio.
Il mattino dopo, freschi e riposati, ci prepariamo a conquistare la Tête Blanche de By. Lasciamo i nostri due amici ad aspettarci al rifugio, un dolorino al ginocchio potrebbe rivelarsi un brutto nemico durante la lunga discesa, meglio non rischiare.
La salita non è semplice: soffia un vento molto forte che aumenta più ci avviciniamo alla cima, e la neve è gelata e scivolosa, mentre i tratti di terra sono perlopiù fangosi. Insomma, si scivola tantissimo!
Un paio di volte abbiamo la tentazione di arrenderci, ma la voglia di arrivare è più forte e, anche se un paio di ramponi farebbero comodo, non è pericoloso, alla peggio si fa un bello scivolone. Assicurandosi ogni volta di aver messo bene il piede, raggiungiamo la vetta della Tête Blanche de By a 3.413 – peccato per qui 77 metri mancanti! – ed il vento è davvero impietoso.
Felicissimi e decisamente gelati, ci gustiamo un piccolo sprazzo d’inverno, che abbiamo dovuto cercare a quasi 3.500 metri.
E poi, finalmente, tocchiamo la vetta vera e propria, una bastone che ci chiediamo come faccia a resistere a questo vento.
Ci gustiamo, velocemente, il panorama accompagnato da un pezzetto di cioccolato: da quassù si vede tutto, vette, ghiacciai, valli, è davvero spettacolare. Ma a dominare tutto è il massiccio del Grand Combin con i suoi due ghiacciai, parzialmente nascosti dalle nubi che vanno e vengono velocissime.
Restiamo poco in cima, il vento ci sta gelando e gli amici aspettano, così ci avviamo e cominciamo la discesa, di gran lunga la parte più divertente. Sedere a terra, tutta la fatica per salire è raccolta in pochi minuti di scivolata verso la fine del nevaio!
In breve siamo di nuovo tra le rocce, il piccolo angolo d’inverno ormai lontano lassù, sulla cima della Tête Blanche de By. Pochi passi e siamo al rifugio, dove i nostri amici ci aspettano con gli zaini pronti e un panino prima di iniziare la lunga discesa.
Rientrando abbiamo modo di vedere, finalmente, il rifugio e tutti i piccoli fabbricati annessi: c’è il grosso edificio del rifugio gestito, il locale invernale dove siamo stati e altri due piccoli edifici che servono probabilmente da rimessa degli attrezzi e delle provviste – probabile che quassù arrivi tutto via elicottero.
L’unica parte impegnativa della discesa ce la lasciamo subito alle spalle, appena sotto il rifugio, mentre il lago di By dalla forma di rondine scintilla del riflesso del sole giù a valle.
La discesa è lunga anche perchè la fatica della salita piano piano comincia a farsi sentire.
Riusciamo a recuperare il sacco a pelo disperso, a bagno nel fiume, bello fradicio e pesante! Meglio che averlo perso del tutto però!
Ci prendiamo una pausa a metà strada poco sopra gli alpeggi di By e poi scendiamo diretti verso valle, piano piano, gustandoci ogni singolo metro di questa bellissima valle.
Diverse ore dopo, intravediamo la macchina ed è un sollievo. I piedi cominciano a fare decisamente male visto che tra ieri ed oggi siamo andati su e giù per ben 1.860 metri, fatti tra l’altro tutti in una volta sola in discesa – che molti pensano sia la parte facile, ma non è proprio così.
Questa Valpelline continua a regalarci emozioni e noi continueremo a tornarci!
AP
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