Data Trekking: 02-03/07/2016
Gran bella giornata di inizio luglio oggi, un bel sole, caldo ma non troppo – in montagna, almeno – ci accompagna fino alla partenza per questa nuova avventura: partiamo da Blavy, dal piccolo parcheggio dietro la chiesetta e la nostra meta è il bivacco Penne Nere, e poi chissà, magari la Becca di Viou.
Oggi con noi c’è un’amica – la nostra “figlia-adottiva”, beata gioventù! – Alice, ed è anche un modo per salutarci visto che tra vacanze e studio oltreoceano, non ci vedremo per diversi mesi.
Prima tappa: rifornimento acqua alla fontanella fresca pochi metri dopo la partenza. Poi si comincia la lunga salita che parte subito bella impegnativa, senza lasciar tempo alle gambe di scaldarsi.
Basta poco e siamo già sudati e con le gambe che bruciano, ma dura poco e una volta scaldati proseguiamo facilmente, dritti verso la meta nonostante le tantissime fermate per una foto o qualche spiraglio tra gli alberi che permette uno scorcio particolarmente bello sulla valle.
Arrivati circa a metà salita, un minaccioso strato di nuvole si è ammassato proprio sulle nostre teste ed i tuoni, ancora in lontananza per il momento, non promettono nulla di buono.
Ci affrettiamo per raggiungere gli alpeggi semi-diroccati poco sopra di noi, ma non siamo abbastanza veloci: a pochi metri dall’entrata cominciano a cadere le prime gocce e bastano i pochi passi che ci separano dall’asciutto per lavarci ben bene.
D’improvviso, fa freddo e si è anche alzato un bel vento. Per fortuna siamo ben equipaggiati – finalmente i nostri zaini sono leggeri, ma contengono tutto il necessario, ci è voluto tanto però stiamo finalmente capendo come fare uno zaino ben fatto! – e ci copriamo come se fosse inverno.
Appena smette un po’ di piovere, ben coperti, ci rimettiamo in cammino. La giornata è lunga e ci sarà luce fino a tardi, vogliamo arrivare in cima e avere tutto il tempo per rilassarci e goderci, speriamo, qualche raggio di sole.
Salutiamo qualche vitellino coccolone durante la salita, sotto l’occhio vigile della mamma cornuta, pronta ad intervenire – ci guarda minacciosa. Arriviamo all’ultima salita: un bel crinale ripido che mette alla prova le nostre gambe, accaldate dai ripidi prati su cui abbiamo camminato fin’ora. Ma non ci spaventa, è l’ultima fatica della giornata, forse…
Arrivati alla piana su cui si trova il bivacco Penne Nere, siamo accolti dai primi raggi di sole che, dopo il temporale, bucano le spesse nubi grigie. E’ sempre un piacere arrivare, posare lo zaino e sedersi, soprattutto se fuori sta uscendo il sole e quando si sono appena saliti più di 1.200 metri di dislivello.
Il bivacco Penne Nere è favoloso: architettonicamente molto bello, con le sue travi in diagonale, è anche molto ben tenuto e pulito, con l’interno spazioso e un comodissimo angolo cucina, con tanto di bombole del gas. Non c’è acqua, ma un nevaio che ancora resiste alle temperature estive ci fornirà quella necessaria per cucinare.
Sistemate le nostre cose all’interno e aperte tutte le finestre – il bivacco non ha luce, quindi cerchiamo di sfruttare tutta la luce solare possibile – ci godiamo il meritato riposo. Un piccolo snack mette a tacere gli stomaci brontolanti che non aspettano altro che la cena, ma è ancora troppo presto.
Ci allontaniamo un po’, oltre il bivacco, sulla cresta che permette di vedere nella vallata seguente: lo spettacolo è assicurato.
E’ ancora presto per cena, troppo presto davvero e la Becca di Viou è lì che ci guarda, poco più di 100 metri più in alto di dove siamo ora. Inizialmente pensiamo di andarci domattina, ma cosa fare ora? Troppo presto per cena, troppo tempo da passare seduti a parlare – siamo tutti e tre abbastanza insofferenti alle attese senza scopo – e l’idea di salire e goderci il tramonto da lassù non è poi così male.
Detto, fatto! Riallacciamo gli scarponcini e si va: saranno anche solo 126 metri di dislivello, ma dopo averne percorsi 1.200 ed aver cominciato a rilassarsi, sono uno shock!
Rimaniamo a lungo in cima, il tramonto è più tardi di quanto non avessimo pensato e per vedere il cielo cominciare a tingersi di rosa dobbiamo aspettare. Ma siamo premiati, anche se le nuvole ancora molto spesse, non lasciano che il cielo prenda davvero fuoco, come certe volte accade.
Complice un bel vento fresco che si alza in cima, torniamo verso il bivacco Penne Nere, ormai decisamente affamati. Quasi di fretta, sciogliamo l’acqua che ci serve per preparare il nostro consolidato ed ottimo menu: ravioli in brodo o al sugo. Oggi tocca al sugo, un ottimo sugo alle noci.
Non appena il cibo tocca i piatti, ci avventiamo e bastano pochi minuti che abbiamo finito tutto. Già, la montagna mette decisamente fame.
In cima alla Becca di Viou abbiamo raccolto – previdenti! – un paio di ciocchi di legno mezzi bruciati, ma ancora buoni per accendere un falò – ci spiegherà una signora, sulla strada del ritorno, che qualche giorno fa c’è stata una celebrazione valdostana per cui si accendono fuochi su tutte le cime raggiungibili.
Dopo cena, ripulito tutto e chiuso il gas, decidiamo di provare ad accendere un falò, impresa non facile con questo forte vento. Senza lasciarci scoraggiare dai primi tentativi miseramente falliti, innalziamo una buona barriera di pietre e piano piano i nostri sforzi sono ripagati: ci vuole un po’ ma abbiamo il nostro falò scoppiettante!
Spento il fuoco e portati al coperto i ciocchi ancora utilizzabili – magari non saremo gli ultimi a volersi godere un bel fuoco quassù! – ci infiliamo quasi immediatamente dentro i sacchi a pelo. Ci aspetta una lunga, comoda notte di sonno.
La sveglia è data dai raggi di sole che, sempre più forti, entrano nel bivacco. Spiamo fuori e troviamo ad accoglierci un cielo completamente terso ed una temperatura degna dell’estate. Non soddisfatti dalle foto di ieri fatta dalla Becca di Viou, torniamo su per una veloce incursione fotografica.
Tornati al bivacco, decidiamo di continuare a scendere, ma non verso la macchina, bensì nella valle laterale dove si trova il Lago Arpisson, un piccolo laghetto glaciale alimentato dalle nevi sciolte, assolutamente tranquillo e assolato.
Ci buttiamo sulla riva e, dopo un buon panino fin troppo pieno, un pisolino non ce lo toglie nessuno. Oggi fa davvero caldo e non fosse per l’acqua gelida, un tuffo l’avremmo fatto.
Poco più tardi, dalla parte opposta rispetto quella da cui arriviamo, sale un gruppo di signori diretto al bivacco a cui ci aggreghiamo per risalire. Sono loro che ci raccontano della recente festa dei Santi Pietro e Paolo, occasione per ritrovarsi e far festa accendendo falò grandi e visibili sulle cime delle montagne.
Tornati al bivacco, troviamo diverse persone, nessuna delle quali però passerà la notte qui. Noi, soddisfatti dei nostri quasi 1.800 metri di dislivello accumulati in questi due giorni, ci incamminiamo lungo la strada del ritorno.
AP
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