Un buongiorno con un’ottima colazione a Lee Vining, da Nicely’s ci fa cominciare la giornata alla grande. Sono i nostri ultimi giorni in California, ormai perseguitati dagli incendi che ogni giorno modificano il nostro itinerario: oggi andiamo verso il bellissimo Tahoe Lake e chissà che sorprese ci aspettano.
La strada che percorriamo oggi è davvero emozionante, immersi negli sconfinati deserti al confine tra Nevada e California, sulla strada 395. Percorriamo curve e rettilinei che sembrano non finire mai, ma annoiarsi è praticamente impossibile.
Superato il deserto, entriamo in una rigogliosa foresta e cominciamo a salire, curva dopo curva, addentrandoci su una strada di montagna. Ad un certo punto, sulla deviazione per la Route 89, troviamo un cartello che ci stampa un sorriso sulla faccia: “Grover Hot Springs“. Non vediamo una doccia da qualche giorno ormai, e delle pozze calde in mezzo ai boschi sono il meglio che potessimo chiedere.
Senza neanche pensarci, seguiamo le indicazioni e finiamo in un posto indescrivibile: una casetta con annessa piscina alimentata da una sorgente bollente che sgorga pochi passi più in alto, tra gli alberi. Ci sono giusto una manciata di persone e, giusto il tempo di infilarci il costume, ci immergiamo in queste acque calde.
Rimaniamo a mollo per un paio d’ore, fino a quando non ci sentiamo perfettamente puliti e rigenerati! Controvoglia – potremmo rimanere qui per giorni, è davvero rilassante – ci rivestiamo e torniamo in macchina.
Di nuovo in marcia, ci dirigiamo senza altre fermate impreviste a South Lake Tahoe. Non è una bella sorpresa, ci aspetta una sorta di Rimini sul lago, piena di ristoranti e negozi per turisti, con i campeggi stracolmi. Proviamo a dirigerci verso nord, verso Tahoe City, ma la situazione non migliora per nulla. Dopo aver girato per più di mezza giornata e non aver trovato una piazzola libera, ci allontaniamo verso la cittadina di Truckee dove finalmente troviamo un campeggio decisamente caro – 20$ e non c’è neanche l’acqua se non una fontanella con uno strano odore. Ci consoliamo con due belle fette di angus alla griglia e poi andiamo a dormire, sperando in una giornata migliore domani.
La giornata non comincia bene, il fumo è ancora più denso di ieri e la visibilità peggiora. Torniamo verso il Tahoe Lake e decidiamo di fare tutto il giro, nella speranza di trovare un posto carino per la notte e magari qualche camminata.
Parecchie ore di guida, un’entrata ai parchi del Neveda pagata – la costa Est del lago è in Nevada – e troppo fumo dopo, abbiamo fatto tutto il giro senza trovare nulla che ci possa interessare né mezzo spiazzo per piantare la tenda. Un po’ delusi – diamo la colpa ai mega incendi, ma il turismo di massa è arrivato anche qui, non possiamo negarlo – prendiamo la decisione di partire per la nostra ultima tappa, il Point Reyes National Seashore.
Le ore di macchina sono lunghe, la strada non è più panoramica, ma solo un’imponente, tipica autostrada americana, come se non bastasse intasata dal traffico. Fuori la temperatura continua a salire e il fumo si fa sempre più denso. Insomma, non una bella giornata.
Verso sera, stanchi e decisamente irritati, arriviamo a Point Reyes. Vogliamo solo trovare un posto per la notte e mangiare qualcosa, ma la ricerca si rivela difficile: sembra che da queste parti abbiano dimenticato il significato di economico – campeggi a 45$ e cottage in offerta a “soli” 170$ sono decisamente fuori budget – così vaghiamo alla ricerca di un campeggio fino al calar del sole, quando troviamo un campeggio in salita, nel bosco e al buio. La fame è passata e mangiamo qualcosa di freddo in piedi. Poi, come se per oggi non fosse abbastanza, comincia a piovere.
L’indomani ci svegliamo…ancora sotto una strana pioggia. Usciti dalla tenda scopriamo che non è pioggia, ma l’umidità che si accumula tra gli alberi grondanti di muschio e gocciola incessantemente, un fenomeno decisamente particolare ma anche abbastanza irritante. Impacchettiamo la tenda fradicia e ci dirigiamo verso la costa, fermandoci per una tappa di asciugatura tenda al vento.
Durante la colazione scopriamo il motivo del traffico di ieri: quello che pensavamo fosse un semplice incendio è qualcosa di ben più grosso, decisamente fuori controllo, che ha distrutto una cittadina e fatto evacuare un’area abbastanza grande. Ne approfittiamo e prenotiamo una delle ultime camere libere per stanotte e per domani a San Francisco.
Andiamo a visitare il faro di Point Reyes, scendendo i 300 gradini che portano alla costruzione vecchia e battuta incessantemente da un vento fortissimo. Il faro è ancora in funzione, ma più che la luce è importante la sirena che, ad intervalli regolari, cerca di distruggere i timpani di tutti i visitatori e avvisare le navi che si stanno avvicinando agli scogli.
Ci godiamo una breve passeggiata a picco sulla costa che si estende verso Nord a perdita d’occhio. Ormai sentiamo che la fine di questa avventura si sta avvicinando e la stanchezza arriva sempre più presto, ogni giorno. Torniamo alla macchina e guidiamo fino a Petaluma, dove ci aspetta un vero letto, una doccia e una cena in un pub.
Il risveglio in un letto, dopo tanti giorni di tenda, è sempre qualcosa che non si dimentica. Oggi andiamo a visitare San Francisco e non abbiamo nessuna fretta. Facciamo gli zaini per quella che è probabilmente l’ultima volta e ci prepariamo ad una giornata da turisti!
La giornata è bellissima, il forte vento della baia non lascia avvicinare il fumo che arriva da nord e finalmente vediamo il cielo. Cominciamo la nostra visita attraversando il Golden Gate Bridge – che si paga solo solo online o con i dispositivi apposta! – e poi ci infiliamo nel rilassato traffico cittadino, diretti a Lombard Street, la strada con le curve più strette e ripide al mondo.
Non ci facciamo mancare una bella colazione californiana, uova e bacon, prima di dirigerci verso Alamo Square, con le sue pittoresche Painted Ladies e tutte le altre casette coloratissime.
Dopo una veloce tappa al motel dove ci fermeremo per la notte – una stanzetta poco pulita e minuscola, ma almeno è quasi in riva all’oceano e i 110$ pagati erano il miglior compromesso tra tenda fradicia e infangata e un letto – guidiamo sulle stradine intricate e tutte curve fino a Twin Peaks, da cui abbiamo la possibilità di ammirare la città dall’alto.
Una delle ultime tappe è il quartiere Haight-Ashbury dove ci gustiamo un enorme gelato da Ben & Jerry’s, immancabile in California.
Ormai quasi al tramonto ci dirigiamo verso Presidio, la zona sotto il ponte Golden Gate ed il Crissy Field, sempre lì intorno da dove ammiriamo la baia di San Francisco, Alcatraz ed il meraviglioso ed imponente Golden Gate Bridge.
Decidiamo di cenare a Fisherman’s Wharf, il quartiere del molo, turistico sì, ma dove servono dell’ottimo pesce e ci regaliamo un’ultima cena californiana. Salutiamo le sempre presenti colonie di leoni marini, e salutiamo la California un’ultima volta.
L’ultima notte passa veloce e al mattino abbiamo appena il tempo di fare colazione prima di guidare dritti verso l’aeroporto.
Questa incredibile avventura è giunta alla fine, tra poche ore saremo di nuovo in Canada, gli ultimi saluti e poi si riparte: ci aspetta il lungo viaggio del rientro, torniamo in Italia dopo quattro lunghi mesi pieni di avventure, posti incredibili, persone fantastiche e ricordi indelebili.
Bye bye California, questo è un arrivederci, sicuramente non un addio!
AP
Scrivi un commento