Islanda, terra del fuoco e del ghiaccio la chiamano. Sicuramente terra dai contrasti fortissimi: i colori, le temperature, gli ambienti, il caldo della terra e il freddo dell’aria.
Quello che colpisce però sono i colori: a momenti l’assenza quasi assoluta, bianco e nero, poi d’un tratto colori accesi e brillanti ovunque, dal verde al blu, al rosso e al giallo. Insomma, una terra assolutamente da esplorare.
E allora partiamo all’avventura e poco meno di 24 ore dopo l’approdo in questa landa nordica, siamo pronti a metterci in marcia. 90 chilometri di sentieri ci porteranno da Skogar a Landmannlaugar, passando per tappe dai nomi impronunciabili in una manciata di giorni, un’esperienza unica, !
La partenza è subito impegnativa, una marea di gradini per salire il dislivello di 60 metri della maestosa Skogafoss ci lasciano subito senza fiato, complici i 22 kg sulle spalle – per Atti sono circa 25 kg!
Arrivati in cima ci godiamo la prima spettacolare pausa, ma oggi la tappa è lunga, la più lunga di tutte e per prepararci abbiamo già perso abbastanza tempo – miglioreremo la sistemazione degli zaini strada facendo, si spera.
Superati i gradini, il sentiero diventa quasi pianeggiante, ma i tanti chili sulle spalle a cui non siamo abituati ci rallentano molto. Ci fermiamo molto spesso e le gambe non smettono di bruciare.
Poi, superati i primi 5 chilometri, il corpo si abitua, forse anche per la consapevolezza che per i prossimi 5 giorni questo zaino sarà nostro inseparabile compagno e il peso diminuirà davvero poco.
Le gambe cominciano a muoversi meglio, le spalle si rilassano e finalmente alziamo la testa: stiamo camminando a fianco del fiume Skogar, immersi in uno sconfinato paesaggio pianeggiante, nero e verde, e dietro di noi, in fondo, l’Oceano ci sorveglia.
I chilometri scorrono, forse non tanto veloci quanto vorremmo, ma c’è talmente tanto da vedere e tanto da camminare che il tempo perde un po’ il suo significato.
Cominciamo ad entrare davvero nello spirito di quest’avventura: stop ai ritmi frenetici e via al ritmo della natura.
Prima di arrivare alla prima vera tappa del nostro percorso, ci aspetta il primo assaggio delle difficoltà di questo trekking: salite lunghe, non troppo ripide ma abbastanza da mandare a fuoco le gambe, vento forte e laterale, nebbia spessa non appena si sale un po’ di altitudine.
Non senza fatica e infreddoliti, raggiungiamo il punto più alto che toccheremo durante l’intero percorso, i 1.043 metri del Fimmvörðuháls Pass, dove ci aspetta il primo rifugio islandese, tanto simile ai nostri.
Un piccolo riparo accogliente e caldo, pochi posti letto sul soppalco e una stanza riscaldata per riposarsi.
Non abbiamo troppo tempo per rilassarci, ci rendiamo conto che non siamo neanche a metà strada ed è già passata ora di pranzo.
Ci prepariamo un buon cous-cous con verdure – le confezioni in busta sono leggerissime, piene di calorie e anche discretamente gustose ed economiche – ma ci accorgiamo di una cosa: nonostante tutta l’acqua che ci circonda, l’acqua potabile scarseggia!
Per oggi la fatica, quella pesante, è quasi terminata, ma i chilometri che ci rimangono sono ancora tanti, circa 15.
Ripartiamo e ci accorgiamo subito che il paesaggio è cambiato nettamente: il verde è quasi scomparso, sostituito dal nero della terra vulcanica e dal bianco del ghiaccio. Siamo passati dalla terra dei colori sgargianti ad un paesaggio in bianco e nero.
Camminiamo a lungo su questa terra nera, a tratti sulla neve e a tratti sulla sabbia bagnata, nessuno dei due terreni ci aiuta e il passo rallenta.
Il sentiero invece è chiarissimo, troviamo spesso cartelli e segnalazioni e dove potrebbe esserci qualche dubbio, sgargianti paletti indicano la via e perdersi è impossibile.
Superata l’ultima cresta di sabbia nera e ghiaccio, il paesaggio cambia drasticamente: in fondo, sotto un raggio di sole improvviso e solitario, ecco che appare la valle di Thorsmork, una visione.
D’improvviso abbandoniamo il monotono – ma affascinate – bianco e nero e le montagne si tingono di mille colori.
Per arrivare a Thorsmork, però, manca ancora la discesa nei ripidi canyon vulcanici, sovrastati da aguzzi picchi frastagliati e piatti altipiani.
La discesa comincia subito fortissima: un sentiero scosceso, ghiaioso, a tratti anche attrezzato – non che ce ne sia davvero bisogno, ma la sicurezza non è mai troppa.
Le gambe bruciano e i piedi chiedono pietà. Abbiamo superato il traguardo dei 20 chilometri ormai, ne mancano circa 5, ma saranno lunghissimi.
Dopo la prima ripida discesa finiamo su un grande, sassoso e ventoso altipiano, una landa desolata che ci accompagnerà all’ultima parte di sentiero.
La lunga giornata di cammino si fa sentire, i piedi fanno male e le spalle non son da meno, ormai il passo è lento e trascinato, ma siamo quasi arrivati, non manca più molto.
Il paesaggio continua a farsi sempre più colorato ed il sentiero continua a scendere, a tratti ripido a tratti quasi piatto.
Sotto un cielo che comincia a farsi sempre più grigio, arriviamo all’ultimo tratto di sentiero. Manca poco per arrivare al campo di Basar, un ultimo tratto ripido e molti gradini ci accompagnano verso il basso.
Cominciamo a vedere qualche alberello che supera i dieci centimetri d’altezza, un record rispetto a quanto abbiamo visto fino ad ora.
Infine, tra gli alberi, cominciamo a scorgere qualche tenda. Sappiamo che ci sono più campi, ma ci hanno consigliato tutti il primo, Basar, ed in ogni caso non abbiamo le forze per proseguire.
Sbuchiamo su una strada carrozzabile dopo un breve tratto tra gli alberi e finalmente siamo arrivati: la prima tappa è conclusa, siamo riusciti a percorrere i 25 chilometri di oggi!
Siamo molto contenti di aver superato questa che è la tappa più difficile, ma soprattutto di aver deciso di percorrerla e di non cominciare il nostro trekking da qui, da Thorsmork, perdendoci i favolosi posti visti oggi.
Abbiamo appena il tempo di montare la tenda e sistemarci, prima che inizi a piovere.
Siamo decisamente stanchi, la giornata è stata lunga e piena e non siamo abituati né a queste distanze né allo zaino così pesante.
Ci gustiamo il nostro primo pasto a base di TravelLunch – ottimi, sarà per la fatica e la fame forse! – mentre sulla griglia i turisti cucinano salmoni interi e cosce di agnello.
Poi ci fiondiamo a dormire nella nostra tenda, casa per i prossimi 20 giorni!
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AP
INFO COSTI GIORNATA
NB: il cambio dalla Corona Islandese all’euro corrisponde a quanto effettivamente abbiamo pagato
Costi
- Campeggio a Skogar: 23 € in due, il costo è a persona e non a tenda in tutti i campeggi
- Campeggio a Basar (Thorsmork): 27 € in duE
Ciao ragazzi! a parte che non smetto di pensare che siate dei fighi pazzeschi, sono finita qui di nuovo dopo avervi “spiato” in tutte le vostre bivaccate (che poi sono anche le mie, che sono del cuneese). Sono finita qui perché stiamo organizzando anche noi questo tour in Islanda per l’estate! Volevo sapere come vi foste organizzati per il bagaglio! lo avete spedito oppure avete volato con lo zainone? Mamma che invidia! non vedo l’ora di essere laggiù anche io! Grazie per una vostra risposta
Ciao Francesca! Grazie mille per i complimenti. Per l’Islanda siamo partiti con lo zainone 😀
Ciao ragazzi, complimenti , in che periodo avete fatto il trekking ?
Grazie! in estate, ad agosto.