Data Trekking: 03-04/06/2017
difficoltà: EE [scala difficoltà]
esposizione prevalente: Varie
quota partenza (m): 940
quota vetta/quota massima (m): 2480
dislivello salita totale (m): 1750
Destinazione per questa prima vera avventura primaverile è il Bivacco Cavarero, in Valle Corsaglia. E’ un po’ di tempo che puntiamo questo bivacco e finalmente eccoci qui, a Borello, pronti per la partenza.
Siamo pronti per la lunga, lunghissima camminata che ci aspetta: quasi 4 ore per raggiungere il Bivacco Cavarero, a quasi 12 chilometri da qui. Ma il bello dell’avventura è anche questo, non solo la destinazione.
Ci incamminiamo lungo il sentiero, un’ampia carrozzabile sotto un cocente sole più estivo che primaverile – la bassa quota non ci aiuta – e i brevi momenti sotto l’ombra degli alberi sono davvero un piacere.
Ancora lungo la carrozzabile, quando ormai non incontriamo più auto parcheggiate a lato strada e stiamo per arrivare al sentiero vero e proprio, ecco che accanto a noi spunta un bunker militare.
Facciamo una breve pausa e andiamo a vedere cosa c’è dentro: scopriamo che è rimasto ben poco, se non qualche panca un po’ marcia un della legna. L’interno è decisamente ammuffito e decidiamo di soprassedere al sopralluogo, meglio non respirare quest’aria.
Superato il bunker, continuiamo a seguire il sentiero lungo la carrozzabile, che dapprima si sposta lungo il lato opposto della montagna e poi, con qualche tornante mai troppo ripido, arriva finalmente ad un vero sentiero che si infila lungo una verde vallata piena di fiumi e rigagnoli d’acqua.
Il cielo nel mentre si è rannuvolato e prevediamo pioggia a breve, un bel rinfrescante temporale estivo!
Camminiamo a lungo superando diversi ruscelli e fiumiciattoli. La salita non è mai troppo impegnativa anche se i chilometri scorrono lenti.
Superato un ultimo ruscello ed una piccola cresta, sbuchiamo in una fantastica ed ampia vallata, la Conca Revelli. Sappiamo che il bivacco Cavarero è ormai vicino, mancano meno di 200 metri di dislivello, ma dopo tutti questi chilometri sono abbastanza per farci faticare.
Il sentiero non è proprio semplice da seguire, ma il ruscello che scende dalla cresta sappiamo che ci porterà dritti al bivacco – sappiamo che c’è una fonte a pochi passi dal bivacco e può essere solo l’inizio di questo ruscelletto.
Ci inerpichiamo su per la parete a lato saltando di qui e di là del fiumiciattolo e poi, finalmente, eccoci arrivati al Bivacco Cavarero!
Prendiamo possesso della nostra “casa per una notte”, sistemiamo gli zaini, ci infiliamo una maglia asciutta e sgranocchiamo qualche nocciolina. Poi siamo pronti a ripartire per un piccolo fuori programma: Punta dello Zucco, circa 200 metri più in alto delle nostre teste.
Alleggeriti dal peso dagli zaini, non cerchiamo il sentiero ma puntiamo diretti alla cima, per prati e rododendri.
Lo spettacolo è davvero fantastico e rimaniamo in vetta a goderci il nostro meritato spettacolo. Un vento fresco ci fa però presto cambiare idea e ci rimettiamo in cammino verso il bivacco.
Lungo la discesa raccogliamo della legna per la stufa che c’è nel bivacco e una volta raggiunta – questa volta definitivamente – la nostra “casa per una notte”, ci rimangono ancora diverse ore di luce per rilassarci.
Passiamo una stupenda serata rilassante, prima fuori finché c’è luce, con un bel libro, un tè caldo e lo spettacolo delle cime mezze innevate intorno a noi.
Poi, dopo il tramonto, quando fuori la temperatura si abbassa decisamente, ci ritiriamo all’interno che grazie all’elettricità è molto confortevole. Peccato solo per la stufa rotta che fa troppo fumo e, dopo qualche tentativo, dobbiamo spegnere definitivamente.
La nottata è quasi fin troppo calda e i sacchi a pelo invernali sono decisamente da sostituire con quelli estivi.
Ci svegliamo all’insegna di un’altra bella giornata: il sole splende alto e qualche nuvola sale piano piano nel cielo, ma dovremmo avere tempo a sufficienza per raggiungere il Pizzo d’Ormea e cominciare la discesa.
Sistemato il bivacco e con la pancia bella piena, ci mettiamo in cammino, sarà un’altra lunga, lunghissima giornata e non vediamo l’ora di raggiungere la vetta.
Arrivati al colle troviamo una bella sorpresa: c’è un lago che si sta sciogliendo, ma è ancora pieno di pezzi di ghiaccio. Ne approfittiamo per una breve pausa e qualche foto in questo paesaggio artico a pochi passi da casa.
Poi ci rimettiamo in cammino, superando il grande nevaio del colle. Incontriamo due spericolati in bicicletta quasi a metà della loro opera, ma li aspetta ancora una bella salita prima della discesa a rotta di collo nell’altra vallata.
Seguiamo la cresta che ci porta a Cima delle Roccate, una vetta sì, ma non la nostra meta. Nel mentre, però, delle fitte nubi di calore si alzano e avvolgono il Pizzo d’Ormea. Valutiamo bene se salire, ormai mancano poco più di 100 metri di dislivello ed è un peccato non raggiungere la vetta, ma non ha senso arrivare lassù e non potersi godere il vero premio, il panorama.
Non senza averci provato, decidiamo di tagliare alla base del Pizzo – saliremo un’altra volta, quando e se torneremo da queste parti – abbandonando il sentiero, fiduciosi di ritrovarlo più avanti, quello che ci riporterà diretti alla Conca Revelli.
Raggiungiamo l’altro sentiero, non senza difficoltà – scarpiniamo su di un versante ripido ed erboso, con qualche piccolo nevaio superstite a rendere il tutto divertente – e scendiamo tranquillamente fino alla Colla del Pizzo e poi giù, più in basso della Conca Revelli ma ancora sul versante sbagliato.
Ritornare al sentiero che conduce a valle non è semplice, dobbiamo tagliare tutto il versante tra alberi e rocce e un mezzo bagno per attraversare il fiume, ma alla fine ci siamo e ritorniamo a camminare sul facile sentiero che scende dalla Conca Revelli.
Ci prendiamo una veloce pausa per il pranzo, ma dobbiamo rimetterci presto in marcia, la strada è ancora tanta e lunga e la nostra avventura non è ancora finita.
AP
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