Questo weekend siamo solo io ed Atti, ma questo non vuol dire che non ci possiamo godere una fantastica avventura. Questo weekend è tempo di Bivacco Gandolfo, adocchiato già da un po’, con i suoi pochi posti è perfetto per noi due e nessun altro.
Si parte dalle Valli di Lanzo, Balme per la precisione – meglio specificare la valle visto che di Balme ce ne sono davvero tanti! – in una caldissima giornata di giugno, quasi estiva.
Siamo già partiti da Balme in occasione di una gita indimenticabile: proprio qui avevamo dormito con i 40 avvocati londinesi accompagnati al Rifugio Gastaldi insieme a Trekking-Alps.
Partiamo dal paesino – abbiamo già puntato il bar che domani ci disseterà dopo la lunga camminata – e ci incamminiamo subito nella boscaglia che ci ripara dal sole a picco del primo pomeriggio.
Camminiamo nel bosco e poi quando il bosco si dirada continuiamo a camminare lungo il sentiero che salta di qua e di là di fiumi e fiumiciattoli.
Questa è sicuramente la valle dell’acqua e ben presto arriviamo al primo – di molti – laghi. Ma non ci fermiamo, solo una brevissima pausa foto e poi si riparte, la nostra meta è poco più in alto.
Superato il primo lago e anche il secondo, arriviamo al terzo. Ed è amore a prima vista! Acque cristalline, gli ultimi raggi di sole, il tanto caldo presto arrivando qui ed il bivacco ormai in ombra.
L’acqua è bella fresca, sull’orlo del ghiacciata, decisamente troppo ghiacciata per un tuffo – il tempo di permanenza prima dell’ibernazione è di pochi secondi – ma una “pucciata” è doverosa…e così svestirsi e pucciarsi sia!
Atti preferisce rimanere asciutto ad immortalare il momento. Io mi rinfresco e poi è ora, finalmente, di raggiungere il bivacco. In memoria dei bei vecchi tempi al bivacco Molline, non ci facciamo mancare un po’ di neve da spalare.
La location del bivacco Gandolfo non è stata la scelta più appropriata: perfettamente nella conca di un piccolo anfiteatro di roccia, tutta la neve caduta e in scioglimento si raccoglie qui, che per di più è uno dei punti che riceve meno luce nei dintorni.
L’interno del bivacco Gandolfo, nonostante l’umidità – una presa d’aria manca davvero – è davvero accogliente e caldo. Quasi troppo caldo: dopo le ore di sole, completamente chiuso, l’interno è un forno.
Ne approfittiamo per una cena all’aria aperta. Un piccolo falò con la legna raccolta in giro – e quella trovata insieme a tante cartacce all’interno del bivacco – e il classico menu a base di agnolotti in brodo cotti sulla nostra stufetta pirolitica, perfetta per i piccoli legnetti trovati in giro.
La serata scorre tranquilla e ci rilassiamo davvero, dopo le fatiche di una settimana lavorativa e quella fatta per salire fin qui, ci meritiamo ogni secondo di tranquillità e pace.
La notte è tranquilla e al mattino la sveglia ce la da un piccolo stambecco che bruca davanti al bivacco. Poi si parte dopo aver fatto scorta d’acqua fresca di sorgente dalle rocce appena sotto il nevaio.
Seguendo – e poi superando – le tracce di due signori anziani, ma decisamente arzilli e grandi conoscitori della zona, riusciamo a raggiungere il Colle Paschiet, prima tappa della giornata, nonostante la difficoltà ad orientarsi tra neve e nuvole basse.
Raggiunto il colle, anche se la visibilità è davvero poca, decidiamo di proseguire per Punta Golai, affidandoci quasi completamente al GPS – assolutamente indispensabile in giornate come oggi!
Scarpinando tra rocce e prati molto ripidi, seguendo vaghe tracce di sentiero, raggiungiamo Punta Golai a 2.818 metri, con la sua discutibile Madonnina dorata incementata per terra.
Potremmo decidere di fermarci qui, fare dietro front e ritornare per la strada fatta fin’ora; ma sarebbe semplice e scontato e Punta Chiavesso è così vicina, non ci fosse questa nebbia potremmo vederla.
Cominciamo a scendere verso il colle da cui ricomincerà la salita, ma più ci avviciniamo più la salita sembra impossibile e verticale. Poi, una volta raggiunta, faticosamente, la parte più bassa del colle e superato il primo tratto impegnativo di salita con un passaggio un po’ delicato, ricominciamo a scarpinare tra pietre e prato senza problemi.
Raggiungiamo Punta Chiavesso in un raro momento in cui un angolo di cielo si apre e ci mostra le cime tutto intorno. Giusto qualche secondo, il tempo di assaporare il panorama, poi torna il bianco e il grigio a 360°
Il meteo ci fa ben presto ripartire, giusto il tempo di un panino e poi via, ci rimettiamo in marcia per concludere il nostro anello e ricongiungerci con il sentiero che ci riporterà a Balme…e alla tanto attesa bibita fresca e gasata nel baretto adocchiato alla partenza!
Una volta raggiunto il sentiero non manca molto, un’oretta di cammino a passo veloce ed ecco riapparire le due curve di strada asfaltata che ci conducono a Balme ed al piccolo bar.
La bibita fresca e dissetante – ed un bel gelato inaspettato – sono sempre un modo fantastico per concludere un’avventura!
AP
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