Data Trekking: 22/07/2015
Siamo quasi pronti per partire per l’Alaska, ma c’è tempo per un’ultima avventura sulle Alpi prima di metterci in viaggio. Torniamo nel posto di cui siamo più innamorati, appena fuori casa ma davvero spettacolare: torniamo nella nostra Valle Stretta!
La meta sono i laghi Gran Tempesta e perché no, anche Punta Gran Tempesta. Partiamo al nostro solito orario, appena dopo pranzo, tipico orario di montagna.
Superiamo velocemente il Rifugio Des Chamoix e ci incamminiamo verso il Lago Lavoir, già visitato durante una delle nostre prime gite in questa vallata, più di tre anni fa. Al bivio per il Monte Thabor – anche questo meta di una vecchia gita davvero indimenticabile – incontriamo tre amici di ritorno proprio dalla cima e ne approfittiamo per due chiacchiere e un frutto.
Poi si riparte: in breve siamo al Lago Lavoir e, da qui in poi il sentiero possiamo solo immaginarlo perché non esiste più.
La prima volta che siamo venuti qui eravamo tanti e ci siamo fermati sulle rive del lago, ma oggi la nostra meta è più in alto.
Superiamo il lago a valle, dove si stringe per diventare un fiume e di qui in poi il sentiero è una vaga traccia appena accennata che si perde tra rocce e cespugli. Saliamo la collina seguendo il fiume che scende verso il lago, non sapendo di preciso dove stiamo andando.
Non dobbiamo camminare molto, ma non avere una traccia ci rallenta e la tenda sulle spalle e tutto il necessario ci appesantiscono. Poi, superata l’ultima cresta, arriviamo ad una piana costellata di laghetti e non abbiamo dubbi: abbiamo raggiunto i Laghi Gran Tempesta.
Ci guardiamo bene intorno ed esploriamo la zona per scegliere il punto perfetto per piantare la tenda: abbastanza in piano, magari non troppo lontano dall’acqua e con una bella vista – cosa non difficile quest’ultima, visto che il panorama è costellato di punte a 360°!
Trovato il posto giusto – vista perfetta anche da distesi comodamente e al caldo nei sacchi a pelo – piantiamo la tenda, un ultimo test prima della selvaggia Alaska.
Ma la lunga giornata estiva è ben lontana dall’essere finita, abbiamo a disposizione ancora diverse ore di luce e non abbiamo assolutamente voglia di sprecarle a rilassarci: è tempo di faticare! Riempiamo il nostro nuovo acquisto, un piccolo zainetto da vetta, con lo stretto necessario e ci mettiamo in marcia per raggiungere Punta Gran Tempesta.
Superata la piana dei Laghi Gran Tempesta la salita si fa subito dura, ci troviamo a scarpinare su per una parete di rocce davvero poco stabili. Ma la pendenza non è troppo eccessiva e pian piano, gambe che bruciano e rocce che rotolano, saliamo.
Arrivati a qualche decina di metri dalla cresta, sotto un cielo che peggiora sempre di più, decidiamo di tagliare dritti invece che aggirare il costone e passare dall’altro lato della cresta come suggerisce il Gps, perchè noi siamo più furbi della tecnologia!
Raggiungiamo la cresta dopo dieci minuti di adrenalina a mille: gli ultimi tre metri di dislivello sono un gran problema, tra rocce che si staccano e niente su cui far presa, nell’unico tratto davvero esposto e pericoloso.
Camminiamo veloci in cresta per raggiungere la Punta Gran Tempesta, ma non ci fermiamo neanche un secondo: il cielo si è fatto nerissimo e quello che sicuramente non vogliamo è trovarci quassù, senza riparo, sotto un acquazzone estivo.
Torniamo veloci – ma non troppo, saltare giù su queste rocce non è cosa da fare di corsa! – al nostro campo base e, incredibilmente, le nuvole se ne vanno da dove son venute, dietro le creste, regalandoci una serata un po’ coperta, ma asciutta.
E’ finalmente arrivato il tempo del relax, direi che ce lo siamo meritati. Cenetta fronte tenda e poi tante foto, un buon libro – l’ebook retroilluminato è perfetto in questi casi, dove le pagine di carta si inumidirebbero e la frontale si scaricherebbe – ed un tè caldo sono la perfetta ricetta per rilassarsi e rigenerarsi.
Quando il buio è davvero buio, chiudiamo la tenda e spegniamo la luce, chiudiamo gli occhi e si dorme – a parte qualche parentesi da sogno inquietante tipico della tendata solitaria in alta montagna.
E’ notte fonda quando un rumore ci sveglia, rumore di sacchetti e pentole. Ci vuole un momento per capire cosa sta succedendo: un qualche animaletto non meglio specificato sta rovistando tra gli avanzi della nostra cena e le pentole. Apriamo lentamente la tenda e intravediamo la sagoma di una volpe, che non scappa né quando le puntiamo addosso la torcia, e nemmeno quando le lanciamo una scarpa!
Raccolto tutto e messi gli avanzi dentro la tenda – li avevamo lasciati nell’abside non pensando alle volpi – torniamo a dormire. Ma alle prime luci dell’alba ecco che la furbetta torna a giocare con le pentole e ci sveglia di nuovo.
Non è assolutamente spaventata da noi, anzi arriva fin davanti alla tenda dove trova ancora qualche piccolo pezzo della pizza che ci aveva fregato qualche ora prima. Ne approfittiamo per scattare qualche foto ravvicinata, dopotutto non capita tutti i giorni che una volpe ti rubi la colazione!
Una buona colazione – ovviamente senza nulla di salato! – e siamo pronti per impacchettare tutto e tornare a valle. La prossima avventura sarà l’Alaska e non vediamo l’ora di partire, ma per ora ci aspettano ancora un paio d’ore di discesa e poi, ahimè, l’ultimo tratto di Valle Stretta, affollatissimo come solo nei weekend di luglio e agosto.
AP
“sogno inquietante tipico della tendata solitaria in alta montagna”
Ah, bene: allora non succede solo a me!
“non capita tutti i giorni che una volpe ti rubi la colazione!”
Che troia!
Che meraviglia!
Grazie mille 😀