Una notte lunga e rilassante, al sicuro nella nostra macchina-casa, ci serviva assolutamente dopo le fatiche dei giorni scorsi. Ci svegliamo affamati e la solita colazione con pappetta d’avena e caffè in bustina non è proprio quello che ci vuole, ci vuole una bella colazione veramente americana e ci dirigiamo al McKinley Creekside Cafè giusto qualche curva dopo esser partiti.
Ci gustiamo tutto il meglio che hanno servito in una bella padella rustica stracolma accompagnato da una tazza di caffè caldo e buono. Con le pance belle piene e soddisfatti, ci accorgiamo che oltre alle pance c’è un’altra cosa che manca: una bella doccia!
Alla ricerca di una doccia ci fermiamo lungo la strada ad un campeggio, il Coal Creek. Il campeggio, però, non ha acqua corrente e quindi la possibilità di fare una doccia sparisce. Ma ormai siamo scesi dalla macchina e tanto vale fare una passeggiata per guardarci intorno e goderci un po’ di sole caldo.
Seguiamo un sentiero che promette di portare a delle cabin, i bivacchi dell’Alaska per intenderci. Ci appare quando ormai siamo a pochi metri, perfettamente immersa nella natura e quasi parte di essa: tanti tronchi enormi impilati e incastrati a formare una casetta accogliente e perfetta. E’ vuota ed entriamo – anche se il cartello minaccia multe salatissime se trovati all’interno senza la prenotazione – per fare qualche foto e capire come si fa a prenotare: segniamo il numero e con una nuova avventura pronta in tasca torniamo alla macchina.
Ritornati alla macchina chiamiamo immediatamente il numero delle cabin e ci danno un indirizzo internet da cui potremo effettuare la prenotazione: non vediamo l’ora di prenotare la nostra avventura nella foresta! Decidiamo di dirigerci verso l’unico paesino di dimensioni accettabili nelle vicinanze, Talkeetna ci aspetta.
Arriviamo in una cittadina coloratissima, dove scopriamo che il sindaco è da ormai ben 11 anni…un gatto, anzi IL gatto Stubbs. Ma soprattutto, questa città ha un campeggio con doccia, Andiamo a prendere il nostro posto, paghiamo la piazzola ben 25$ e scopriamo che non è davvero un gran che, ma la doccia prevale. Scopriamo solo dopo che la doccia è una, a pagamento – altri 6$ a gettone, ma uno ce lo regala con una battutina dopo che gli chiediamo se è possibile condividere la doccia – sempre meglio di niente dopo ben 6 giorni.
A Talkeetna, oltre alla doccia, ci aspettano degli ottimi tacos e la classica festa della chiesa in piazza, che ci riporta indietro in Canada, con il palco e la musica e gli hamburgers con patatine offerti, insomma, una bella festa dove troviamo il tempo per esplorare il sito delle cabin: cerchiamo e cerchiamo e dopo una lunga consultazione – e un paio di hamburger – prenotiamo la nostra prossima avventura in cabin! Siamo emozionatissimi!!!
Torniamo in campeggio e dopo la tanto attesa doccia facciamo ancora una passeggiata prima di cena giù al fiume, costeggiando la ferrovia con l’immensa carrozza blu e gialla Alaska Railroad. La notte comincia a piovere e non smette più.
L’indomani mattina – piove ancora – ci rimettiamo in macchina e decidiamo di dirigerci a sud e superare Anchorage per fermarci dalle parti di Beluga Point lungo il Turnagain Arm, ma non prima di una tappa per la spesa, benzina e rifornimenti vari – e un bel burger che non guasta mai.
Guidiamo fino a Beluga Point dove proviamo a fermarci per vedere la bore tide, in italiano detta mascheretto ovvero un’onda che risale un canale quando sale la marea. La vediamo solo alla seconda fermata, quando stanchi decidiamo di accamparci per la notte ed ecco che arriva l’onda lunga che copre quella che poco prima era solo una grande distesa di sabbia. Decidiamo che il posto è perfetto per la notte ed abbiamo la fortuna di incontrare una signora del Colorado che possiede un ranch, vissuta 30 anni in uno ski resort qui vicino una chiacchierata molto interessante e ci lascia anche un invito per andarla a trovare.
L’indomani guidiamo praticamente tutto il giorno, prima fino a Clam Gulch, un villaggio di pescatori carinissimo conosciuto perché pieno di granchi sul bagnasciuga – ovviamente non è il periodo giusto e non ne vediamo nemmeno uno – ci sgranchiamo le gambe con una passeggiata in spiaggia ed un pranzetto veloce, poi ritorniamo in macchina, Homer è ancora lontana.
Prima di arrivare a Homer ci fermiamo ancora qualche volta in un paio di posti che, passando, ci sembrano interessanti: una stradina laterale che porta ad una casetta in legno con vista mare e montagne al di là del canale, un prato che porta direttamente sul ciglio della scogliera, insomma, qualsiasi posto che catturi la nostra immaginazione.
Chilometro dopo chilometro, ci avviciniamo sempre di più a Homer. Infine, arriviamo nella vecchia cittadina di Homer – old town – che è poco più che una strada principale con qualche stradina laterale, ma la nostra vera destinazione è lo Spit, la lingua di terra che punta alla penisola di Kachemak, al di là della baia.
Facciamo una passeggiata nella via principale – e unica, in caso fossimo stati indecisi – e cerchiamo di capire come raggiungere l’altro lato della baia di Kachemak domani mattina andando nelle varie agenzie che vendono i tour e i traghetti per l’altro lato della baia. Dopo alcuni tentativi capiamo che è indifferente, tutti i passaggi costano 75$ più tasse, andata e ritorno. Ne prenotiamo uno scegliendo l’orario che più ci piace, domattina andremo a Kachemak Bay!
La sera la passiamo allo Spit, incontrando due amici di fotografia di Atti che, per puro caso, sono anche loro proprio qui e sono appena rientrati da un volo nel parco di Katmai, dove hanno avuto modo di vedere i grizzly da vicino e vedere uno dei parchi più selvaggi dell’Alaska. Purtroppo non potremo andarci, è davvero troppo caro e non c’è modo di arrivarci se non con i piccoli aerei privati che però sono davvero inavvicinabili come prezzo.
Ci godiamo un’ottima cena a base di fish & chips – immancabile con un porto nelle vicinanze! – al Salty Dawg Saloon che ci dicono essere un’istituzione del posto, ed in effetti è davvero caratteristico, completamente ricoperto di banconote da un dollaro con dedica.
Con le pance piene – e i portafogli un po’ più vuoti, mangiare fuori è sempre poco conveniente da queste parti – riempiamo tutte le taniche d’acqua e ritorniamo alla macchina, alla ricerca di un posto per parcheggiare e metterci a dormire. Qui sullo Spit è impossibile, è tutto privato ad eccezione dell’unico campeggio, pieno di camper ed eccessivamente caro.
Torniamo verso old town e dopo aver girato abbastanza ci infiliamo in una stradina laterale dove troviamo un ristorante dove ci danno il permesso di parcheggiare per la notte: il posto è semplicemente fantastico – nonostante sia il retro di un ristorante – con vista sul campo fiorito, le balle di fieno, il mare e di là il Parco di Kachemak con le foreste ed i ghiacciai.
Non perdiamo altro tempo, ci infiliamo nel sacco a pelo e ci riposiamo per la grande, grandissima avventura di domani!
Qui trovate il Diario di viaggio -> Alaska il grande viaggio
AP
Scrivi un commento