Al nostro risveglio salutiamo il quarto giorno qui alle Isole Lofoten ed contro ogni pronostico, è un’altra giornata di sole. Le previsioni danno brutto, ma solo verso sera, e noi abbiamo tutta una giornata intera per scoprire qualche nuovo angolo di bianche Lofoten.
Una breve consultazione – la guida locale che abbiamo comprato ieri ci aiuta molto – e decidiamo di dirigerci nella zona di Svolvær, sull’isola di Austvågsøya, a Gravermarka verso la cima Sydalsfjellet.
Non siamo gli unici e cominciamo a seguire delle tracce fino ad un primo piccolo promontorio segnalato da una piccola croce con addirittura un diario di vetta – più di passaggio da queste parti!
Ne approfittiamo per leggere qualche pensiero di chi prima di noi è passato di qui – e non ha scritto in norvegese! – e scopriamo di non essere i soli affascinati da questa terra nordica, anche se è davvero difficile esprimere a parole la sensazione di essere qui e vedere quello che stiamo vedendo noi: il panorama che cambia ad ogni passo scoprendo nuovi pezzi di fiordo e vette, lasciandoci sempre più senza fiato – anche se la salita contribuisce al fiatone!
Continuiamo a camminare diretti verso il colle da cui parte la lunga cresta che ci porterà in vetta. Più saliamo e più si apre la visuale sull’oceano, e più si apre la visuale e più siamo preoccupati: nere nuvole minacciose si addensano all’orizzonte e si avvicinano velocemente. Chissà se saremo più veloci noi o loro!
Decidiamo di tentare di raggiungere la vetta, sperando che il vento cambi e le nerissime nuvole nere non ci raggiungano. Non ci fermiamo per riposare e mentre ci avviciniamo alla vetta già ci pregustiamo la discesa, scrutando la parete per capire dove fare le curve migliori. Una lastra enorme di ghiaccio – il vento che batte sempre forte non ha lasciato nemmeno uno stratino di neve – ci rallenta ormai a pochissimo dalla vetta, ma mancano pochi passi all’arrivo.
Le ultime due curve in salita ed eccoci in cima, abbiamo conquistato lo Sydalsfjellet! Ci restano circa 8 secondi per goderci lo spettacolo, poi il primo fiocco di neve e in meno di un minuto siamo immersi in una bella nebbia, con neve abbondante. Appena il tempo di toglier le pelli e siamo pronti a ripartire…a tentoni.
Le nostre speranze di curve farinose svaniscono in fretta, riusciamo a malapena a ritrovare la strada del ritorno e fino a metà parete procediamo al rallentatore, poi piano piano la visibilità migliora e riusciamo a goderci qualche bella curva nella polvere.
Arrivati alla macchina ha smesso di nevicare, ma il tempo non è proprio migliorato. Rientriamo verso casa con tutta calma, questa sera proveremo a cucinare lo stoccafisso – già ammollato – che ci ha dato la vicina e facciamo una tappa spesa lungo la strada del rientro per fare rifornimento di verdure.
Svoltato al bivio che ci conduce a Nusfjord, nel bellissimo fiordo che ci ospita ormai da qualche giorno, decidiamo di fermarci a fotografare la favolosa parete di ghiaccio che ormai conosciamo bene. La strada è conosciuta per il paesaggio davvero favoloso, la Fv807 poco meno di 7 chilometri che conducono prima verso un’incredibile anfiteatro ghiacciato, poi un lago incastonato tra le vette e, ultimo ma non ultimo, il gioiellino nel fiordo, Nusfjord.
Mentre ci divertiamo a fare foto che speriamo diventeranno il simbolo di questa vacanza, un timido raggio di sole spunta e l’occasione è troppo ghiotta per non approfittarne: il lago Storvatnet, completamente ghiacciato e innevato, non aspetta che noi per una bella passeggiata da brivido.
Accostiamo ed insieme a Sara, seguendo le indicazioni dei baldi giovani, ci avventuriamo verso il centro del lago sci ai piedi, nella speranza di non sentire scricchiolii inquietanti. Dopo i primi passi incerti acquisiamo fiducia e ci lanciamo verso il centro del lago. Anche questa è fatta: esperienza di sci sul lago gelato, andata!
Rientriamo infine a casa, è la nostra ultima sera e anche se lo stoccafisso ci rimarrà impresso, ma per le motivazioni sbagliate – è duro come legno, appena mangiabile! – ci godiamo un’ultima flebile Aurora, qualche chiacchiera e un po’ di tristezza per una vacanza che ormai è agli sgoccioli e ci ha regalato esperienze incredibili.
Chiudiamo le valigie e cominciamo a sistemare casa, domattina faremo le pulizie finali, ora è tempo di riposarci per la lunga giornata di domani.
Al risveglio siamo tutti molto felici: fuori dalle finestre c’è un bel sole caldo e le nuvole non sembrano troppo minacciose. Con molta calma ci gustiamo una lunga colazione e, nel mentre, il tempo cambia e si scatena una bella tempesta di neve, per poi tornare il sole neanche mezz’ora dopo.
Cominciamo a sistemare ed il meteo continua a cambiare: 20 minuti di caldo sole e 20 minuti di tormenta di neve. Siamo abbastanza confusi, ma qualche parola con la vicina ci fa capire che è una condizione tipica da queste parti, quattro stagioni ogni ora! Ne prendiamo atto e riusciamo a coordinarci talmente bene che mentre puliamo dentro c’è il sole ed i bagagli li sistemiamo sotto una tormenta fortissima.
Infine, chiudiamo casa con una lacrimuccia che scende e ci dirigiamo a Leknes per un’ultima spesa ed un pit-stop per la macchina che segnala problemi con l’olio motore – per fortuna c’è un centro Hertz che in breve ci sistema il problema.
Come ultima meta di questa vacanza magica a Nord abbiamo deciso per una gita molto conosciuta e frequentata, ma che promette grandi panorami e, si spera, ottima neve: siamo diretti sull’isola di Austvågsøya per conquistare il Monte Pilan!
Arriviamo al parcheggio, ben pieno, con ancora qualche raggio di sole. Mentre noi ci prepariamo e chiudiamo gli zaini, tutti gli altri rientrano e sono alla fine di questa giornata, ci chiedono addirittura se stiamo davvero partendo ora: in effetti son le 4 di pomeriggio, non proprio il miglior orario per cominciare una gita.
La salita comincia con un avvicinamento quasi in piano su stradina che poi comincia ad inerpicarsi dapprima con qualche traverso un po’ ghiacciato, poi man mano che saliamo verso il primo piano il fondo migliora e la neve comincia ad essere molto buona. Poco prima di aver superato la collina, ecco che le nuvole minacciose ci raggiungono ed in breve ci ritroviamo in una bella bufera di neve.
Siamo tentati di girarci e tornare alla macchina, ma una bella spinta psicologica del nostro veterano delle pelli non ci fa mollare, nella speranza che sia solo una bufera norvegese. E per fortuna che non molliamo! Arrivati a un centinaio di metri dal colletto tra le due vette ecco che le nuvole, veloci come sono arrivate, si diradano e lasciano spazio ad un timido sole che sta per tramontare.
Quasi abbagliati dal sole di fronte a noi raggiungiamo il colle che collega le due vette vere e proprie. Proviamo ad incamminarci verso quella più alta, il Monte Pilan, ma è molto esposta e ghiacciata e la lasciamo a Fabri, che non può far a meno di metter piede lassù e salutarci dalla vetta.
Noi ci accontentiamo dell’anticima sull’altro lato del colle, nemmeno la vetta vera e propria, anche quella troppo ghiacciata. Ma la soddisfazione è tanta: siamo sul colle del Monte Pilan, l’oceano ci circonda e alti picchi si innalzano tutto intorno a noi, è quasi il tramonto e la luce è fantastica, insomma, l’ottima conclusione di questa vacanza fuori dagli schemi.
Non abbiamo troppo tempo da passare in vetta, la nostra giornata è ancora molto lunga, e così qualche foto, il cambio rituale delle pelli e un sorso di tè caldo e siamo pronti a scendere. Ovviamente come allacciamo la tavola ai piedi, le nuvole coprono il sole e cominciano ad abbassarsi e addio visibilità.
Scendiamo con attenzione – ci ricordiamo di un crepaccio visto durante la salita, ma non siamo ben sicuri di dove sia – ma non ci togliamo il piacere di qualche bella curva su ottima neve. Sciamo fin verso il pianoro e poi decidiamo di infilarci in un canalone sulla destra per evitare il tratto ghiacciato: una bella idea, non fosse per la vegetazione un po’ fitta che ci crea qualche problema, ma alla ci riusciamo ad infilare nella stradina che ci porta alla macchina.
Togliamo le tavole per l’ultima volta – in questa vacanza, non vediamo l’ora di tornare sulle nostre Alpi! – e cerchiamo di sistemare tutto in macchina, anche se i bagagli li chiuderemo una volta arrivati all’aeroporto.
Saliamo in macchina e ci prepariamo alle lunghe ore di viaggio che ci porteranno, a notte inoltrata, all’aeroporto di Tromso, ma non prima di aver guidato per quasi 100 chilometri nella bufera di neve.
Le Isole Lofoten ci hanno aperto la strada verso il vero Nord, oltre il Circolo Polare Artico, un mondo magico, ricoperto di una spessa coltre bianca per molti mesi l’anno che ci ha spalancato le porte alle gite scialpinistiche in giro per il mondo. Vogliamo però vederle anche in versione estiva queste Isole Lofoten, verdi vette torreggianti sull’oceano blu, uno spettacolo che non riusciamo nemmeno ad immaginare. Per ora riprendiamo l’aereo che ci porta a casa con gli occhi pieni di meraviglia e tanta, tanta voglia di ripartire alla scoperta di qualche altro posto che, fino a ieri, era solo un nome sulla lista dei sogni nel cassetto.
AP
Scrivi un commento