Data Trekking: 09/06/2018
esposizione prevalente: Nord
quota partenza (m): 1624
quota vetta/quota massima (m): 2630
dislivello salita totale (m): 1050
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Son passati mesi dalle ultime avventure che non finiscono con l’avvicinarsi della sera: prima il freddo, poi le giornate cortissime, poi la neve e ancora la pioggia, finalmente ora è tornato il nostro momento. Zaini stracolmi in spalla, ci avventuriamo in Valle Ellero nelle Alpi Marittime, alla scoperta di questo parco naturale che non abbiamo ancora mai esplorato, ma dalle grandi promesse.
Arrivati a Pian Marchisio dopo una lunga strada sterrata, parcheggiamo a circa mezz’ora di cammino dal rifugio Mondovì e ci incamminiamo di primo mattino verso il nostro campo base per i prossimi due giorni, appena fuori dalla porta del rifugio: insomma, una tendata ma con qualche confort aggiuntivo!
Arrivati al rifugio Mondovì, davvero un piccolo gioiellino non proprio a portata di macchina – una bella selezione all’ingresso la fanno i pochi chilometri dal parcheggio a qui, che non permettono alle marmaglie di arrivare fin qui – ma abbastanza vicino da essere raggiungibile a chiunque abbia voglia di sgranchire appena le gambe, abbandoniamo alle cure del simpatico rifugista i nostri bagagli in eccesso e siamo pronti a partire alla volta del Mongioie.
La strada verso il Mongioie è lunga, ci vorranno ore ad arrivarci, ma non abbiamo fretta e vogliamo goderci ogni singolo metro di questo sentiero circondato da picchi torreggianti sulla vallata.
Vediamo verso il fondo della vallata l’inizio della fatica vera – per ora è una lunga passeggiata nel verdissimo fondovalle, rilassante e piacevole – le rocce ricoperte ancora in gran parte da nevai che salgono finalmente di quota.
Camminiamo a lungo nella verde vallata, l’impressione è di essere tornati nel nostro lungo trekking in Islanda, quando per tutta una giornata camminammo nella verde vallata di Skogar, prima di raggiungere i ghiacci, che qui non troveremo di sicuro, o almeno speriamo!
Quasi arrivati al fondo della vallata dopo un paio di pause dove ci cimentiamo in brevi arrampicate in free solo su queste favolose pareti, ci imbattiamo in un singolare spettacolo: in uno dei tantissimi piccoli specchi d’acqua troviamo un grappolo enorme di uova di rana, uno spettacolo che non capita spesso!
Ne approfittiamo per l’ennesima pausa e poi si riparte per la salita vera e propria, anche se comincia a spuntare la punta di qualche nuvola dalle vette alla nostra destra, chissà se il meteo ci lascerà il tempo di arrivare in vetta.
Una volta raggiunta la parete rocciosa cominciamo ad aver difficoltà a seguire il sentiero: spesso si nasconde sotto i nevai e siamo obbligati a fare deviazioni – in gran parte tagli diretti verso l’alto, come piace a noi! – per evitare il rischio di camminare su questa neve ormai mezza sciolta e rischiare di infilare le gambe tra le rocce nascoste e magari taglienti.
Dopo un bel po’ di camminata arriviamo al colle di fronte all’ultimo lungo strappo che ci condurrà alla vetta ed ecco che le nuvole, infine, arrivano portando una bella e fitta nebbia. Optiamo per una pausa pranzo mentre aspettiamo che il vento spazzi via le nubi e ci ridia un minimo di visibilità, così non avrebbe senso arrivare alla vetta!
Dopo una paio di su e giù dalla collina su cui abbiamo fatto pranzo – c’è stata un po’ di indecisione sull’andare o meno… – decidiamo di puntare alla vetta e sperare che, una volta su, il meteo ci regali qualche pertugio per vedere la valle dall’alto.
Attraversiamo sempre più nevai man mano che saliamo, mentre verso la fine il sentiero corre completamente aperto sulla cresta. Immaginiamo che sia molto spettacolare nelle giornate limpide, peccato che oggi non lo sia per nulla.
Infine, eccoci in vetta, finalmente siamo in cima al Monte Mongioie, 2.630 metri di altitudine che, vista la neve caduta quest’anno, sono una bella conquista. Il pranzo l’abbiamo già fatto, quindi ci concediamo qualche nocciolina, un po di cioccolata e litri di acqua e bevande per riprenderci dal caldo e dalla fatica fatta.
Non rimaniamo molto in vetta, abbiamo il vago sentore che di qui a poco possa cominciare a piovere e sicuramente non è il massimo essere quassù se cominciasse a piovere e, oltretutto, la strada del ritorno è ancora molto molto lunga.
Ci incamminiamo di buon passo sperando di battere la pioggia sul tempo e decidiamo di prendere qualche velocissima scorciatoia per arrivare a fondo valle: non aggiriamo i nevai ma ci saltiamo sopra cercando di rimanere in piedi, ovviamente non sempre funziona e qualche discesa da seduti è d’obbligo!
Belli fradici per la lunga discesa nella neve, raggiungiamo finalmente il fondo valle erboso e ci godiamo la lunga passeggiata sul sentiero che ci porta infine al Rifugio Mondovì, non prima di un’ultima pausa con sonnellino su una delle tante collinette che sorpassiamo.
Arrivati finalmente al rifugio è ora di dimenticare le fatiche della giornata e goderci il meritato riposo, anche perché il cielo si è inaspettatamente aperto ed ora abbiamo una vista su tutta la vallata che è semplicemente magnifica. Piantiamo le tende nel prato dietro il rifugio – peccato che il magnifico prato davanti sia la pista d’atterraggio d’emergenza dell’elicottero e non si possa usare! – e poi è finalmente ora di cena.
Il gestore del Rifugio Mondovì, gentilissimo, ci permette di far cena sui tavoli da pic-nic esterni, ma prima ci fa un altro regalo: una piccola passeggiata istruttiva sulle erbe locali, davvero interessante, non vediamo l’ora di assaggiare quello che ha raccolto nel pomeriggio.
La cena è un mix dei nostri soliti agnolotti al sugo, della polenta con cervo e verdurine di campo cucinata da rifugio e da tante cose sfiziose che siamo riusciti a portarci vista la breve distanza dalla macchina, e per finire dolce e caffè e, ultimo ma non ultimo, un cielo terso e stellato che ci da la buonanotte e ci manda a dormire, pronti per la nuova avventura di domani!
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