Foto di gruppo prima di partire, tutti freschi e sorridenti!

Sono passate poco più di 24 ore dal nostro arrivo in Kyrgyzstan dopo un lungo viaggio durato più di 24 ore tra uno spostamento e l’altro. Rifare gli zaini e decidere cosa portare e cosa no, avendo dormito 4 ore nelle ultime 48 non aiuta certo ad avere uno zaino bilanciato e con tutto il necessario, ma non ci sono opzioni,scopriremo strada facendo cosa non abbiamo portato.

Il ritrovo è fissato alle 8, ma tra ultimi acquisti e zaini ancora da chiudere, riusciamo finalmente a salire sul pulmino che ci porterà a Chon-Kemin verso le 11, e manca ancora la spesa di pane, frutta e verdura. Incredibilmente, con solo un paio d’ore di ritardo, raggiungiamo il nostro horseman – Eddy, abbreviativo di un qualche impronunciabile nome russo – che ci aspetta nel mezzo del nulla con il suo cavallo ed altri due che porteranno la nostra spropositata quantità di roba. A dispetto dei nostri pensieri negativi, riusciamo tranquillamente a far stare tutto nelle bisacce dei cavalli e con zaini non proprio leggerissimi, ci incamminiamo per il nostro primo trekking in terra Kyrgyza. Ma prima il pranzo, condiviso con autisti e Eddy, a base di fagioli, mais, uova e insalata.

Primo campo e prima cena rilassante al tramonto

Passeggiamo allegramente in territorio quasi pianeggiante, circondati da prati verdi e fioriti sterminati e colline arrotondate sempre verdissime, ottime premesse di paesaggi strabilianti! Ben presto ci avviciniamo ad una fattoria dove una signora in grembiule cerca “Giò”: è un po’ strano sentire un perfetto sconosciuto in mezzo alla foresta che grida il nome di uno di noi. Scopriamo che è l’incaricata dei nostri pass per il parco, salutata lei e le ragazze che lavano i panni nel prato, ripartiamo.

La temperatura è quasi tropicale, soprattutto una volta entrati nella foresta e le poche folate d’aria sono un sollievo. Arriviamo ad aspettare con ansia il temporale che ci insegue per metà pomeriggio e che finisce col prenderci solo di striscio per pochi minuti. Arrivati a circa mezz’ora dal campo siamo decisamente stanchi, ma non di fatica della giornata, più del sonno arretrato. Camminiamo come zombie fino allo spiazzo che scopriamo sarà il nostro primo campo: un fiume lo attraversa e una mandria di cavalli pascola libera in giro.

Ben presto i cowboy portano via la mandria di cavalli e noi siamo al campo soli, poco più in là due spagnoli e la loro guida. Montiamo le tende, raccogliamo la legna per il fuoco, qualcuno va a prendere l’acqua al fiume e ci sistemiamo per preparare la cena: ecco cosa avevamo dimenticato, dobbiamo nutrire Eddy! Volesse ubriacarsi non avremmo problemi, ma sul cibo non siamo così forniti, ed abbiamo anche dimenticato un fornello oltre che parte delle zuppe liofilizzate. Per fortuna la guida degli spagnoli è ben organizzata e decide di andare anche alla nostra guida.

Falò scoppiettante mentre arrivano le nuvole a rovinarci la serata

Seduti attorno al fuoco, arriva l’ora di cena. Per scrupolo e contro i consigli di Eddy, facciamo comunque bollire l’acqua che dice essere ottima prima di cucinarci le nostre deliziose – non reggeremo tanto così! – zuppe, tutti intorno al fuoco con pentolini che vanno avanti indietro mentre vengono svuotati voracemente. Il fuoco si rivela un’ottima scelta, la temperatura cala in fretta appena tramonta il sole ed un fresco venticello rinfresca per bene.

Mentre siamo intenti a chiacchierare – cosa non facile con Eddy che parla solo russo e qualche vaga parola di inglese – l’unico rammarico è non poter vedere le stelle, coperte dalle nuvole che ancora ci perseguitano dopo il temporale di oggi. Ad un certo punto, quasi all’improvviso, un tuono forte e molto vicino decreta la fine della serata con smantellamento velocissimo di tutto quello che è in giro e fuga in tenda. Abbiamo appena il tempo di spegnere il fuoco, togliere la roba stesa e lanciarci in tenda che comincia a piovere forte, con i fulmini che illuminano le tende a giorno. Ci addormentiamo mentre la grandine batte forte sulle tende, ma la stanchezza della giornata prevale.

La nostra carovana si avvicina alla meta del giorno

E’ una lunga notte di pioggia che addirittura ci sveglia un paio di volte. Al mattino la temperatura è scesa e rimaniamo in tenda finché i primi raggi di sole non raggiungono le tende. Eddy ci aveva chiesto di partire per le nove, ma tra colazione e smontaggio del campo, riusciamo a muoverci verso le 11.30, non proprio un ottimo tempismo: contiamo di recuperare tenendo un buon passo.

Ci avviamo di buona lena a fianco del fiume che alimenta il lago, seguendo i cavalli guidati sapientemente da Eddy che fa strada, l’umore è alto e anche grazie al temporale che continua a girare sopra le nostre teste ma non si avvicina mai troppo. Tra chiacchiere e risate, raggiungiamo la cima della prima collina, da dove salutiamo definitivamente la vista del lago dove abbiamo dormito, e lo sguardo si butta in un’altra vallata, di nuovo tutta verde, piena di prati e boschetti, che si butta a sua volta in un’altra valle e poi in un’altra e un’altra ancora.

Il sentiero scende dalla collina a grandi curve ampie, ma Fabri ha la grande idea di tagliare diretti verso il fondo valle, dove vediamo che si dirige il sentiero, passando sul prato bagnato e tra cespugli e rischiando tutti quanti le caviglie. Riusciamo ad arrivare tutti quanti sani e salvi a fondo valle, anche se Eddy ed i suoi cavalli sono comunque davanti a noi, il nostro taglio non ha avuto i risultati sperati.

Un’ultima salita ci porta al colle da cui vediamo il nostro campo per la notte: un fantastico laghetto con acqua cristallina, incastonato tra le verdi pareti di boschi e prati tipiche di queste valli. Raggiungiamo tutti il nostro campo, dove la coppia di spagnoli di ieri sera si sta già cominciando a sistemare.

Un bel bagno fresco rigenerante è proprio quello che ci vuole

Scarichiamo i cavalli e montiamo subito le tende, meglio non rischiare in caso il temporale decidesse di arrivare di colpo. Andiamo a raccogliere la legna che ci servirà per il falò e l’acqua – su indicazione di Eddy prendiamo quella del fiume che alimenta il lago Kol Kogur, rassicurati che sia ottima da bere anche non bollita – e poi è ora di relax.

Infilati i costumi, o quello che si ha a portata di mano, ci fiondiamo sulla riva del lago dove la nostra temprata amica parigina già sguazza felice nelle fredde acque. I nostri bagni sono molto più veloci e accompagnati da urla da acqua gelida, però ne usciamo tutti rinvigoriti e pronti per la cena.

Ci sediamo tutti insieme intorno al fuoco, spagnoli e guide comprese, e la nostra invidia per i loro pasti a base di verdura fresca, carne e riso invece che i nostri concentrati di glutammato – meglio imparare per i prossimi trekking – cresce ad ogni boccone.

La serata passa intorno al fuoco tra risate e chiacchiere, un po’ di karaoke e qualche marshmallow che le guide provano per la prima volta e non apprezzano poi troppo. Quando le ultime braci cominciano a spegnersi ci infiliamo tutti al caldo in tenda, preparandoci ad una lunga notte di riposo.

La nostra valle incantata, dal punto di vista delle aquile

La nostra lunga notte di riposo dura poco, ben presto c’è movimento in tutte le tende, probabilmente l’acqua del fiume non era così digeribile per noi quanto avrebbe dovuto. Arriva l’alba e l’ora di alzarsi e abbiamo passato poco più di qualche ora di sonno, il resto è stata una continua corsa fuori dalle tende.

Ci alziamo e chi sta bene – l’acqua non ha colpito tutti per fortuna – comincia a preparare un bel tè caldo per calmare gli stomaci e impacchetta tende e zaini. Mentre i malaticci si riposano finalmente un pochino all’ombra degli alberi, quelli sani metton su la prima lezione di yoga con vista meravigliosa ed il cinguettio degli uccellini in sottofondo, le aquile ci volano sopra la testa e i cavalli che brucano felici nel prato verde. Un bel tuffo nel lago per sciacquarsi il sudore di dosso e prepararsi per la lunga camminata che ci aspetta oggi, non prima di aver fatto una sostanziosa colazione.

Il passo roccioso dove un piccolo ermellino viene a dirci ciao

Con molta calma e molto più tempo del previsto riusciamo finalmente a metterci in marcia, quelli messi male s’incamminano per primi per prendere tempo, insieme ad Eddy ed ai cavalli, mentre gli altri finiscono di impacchettare tutti e partono con passo svelto. La direzione è un campo a circa metà strada tra noi ed Yssyk-Kul, dove giungeremo solo domani. Saliamo con lentezza verso il colle circa 800 metri più in alto, Samu e Mara approfittano di un passaggio a cavallo, la notte insonne si fa sentire, mentre i più stoici raggiungono il colle passo dopo passo. Un piccolo snack a base di fichi secchi riempie le pance vuote ed un piccolo ermellino ci viene a salutare proprio mentre facciamo la foto di vetta.

Comincia la lunga discesa ed il paesaggio cambia radicalmente: siamo passati dalle verdi foreste di questa mattina e di poco prima che arrivassimo al passo, ad un lungo canyon di terra rossa, arancio e marrone. Cammina e cammina raggiungiamo una fattoria, una piccola casetta di mattoni in terra dove la mamma e due bei bimbi ci aspettano per offrirci del formaggio acido fatto in casa e del pane.

La sorridente famiglia che ci offre uno spuntino

Assaggiamo con gusto e ringraziamo lasciando le penne colorate che abbiamo ai due bimbi che ci ripagano con sorrisi enormi e felici. Eddy dice che manca poco, ad un certo punto solo addirittura 5 minuti, ma sono i 5 minuti più lunghi di sempre e raggiungiamo il campo ormai distrutti.

Montiamo in fretta le tende, il sole è ormai già nascosto dietro la montagna ed il campo è al buio. Bolliamo a lungo l’acqua, per quanto Eddy dica che è ottima quella del ruscello, e i malaticci si infilano tutti in tenda prima ben prima di cena.

C’è ancora una sorpresa però: siccome Mara e Samu hanno avuto il loro giro a cavallo, ora tocca a me e Sara, che ci godiamo una bella cavalcata al tramonto tra le gole rosse del canyon, quella che ormai aspettavamo dal primo giorno di trekking. Capelli e criniere al vento, riusciamo anche a fare qualche breve momento di trotto, poi si rientra al campo dove ci aspetta una veloce cena fredda e poi, finalmente il meritato riposo.

Dopo qualche ora, quando il cielo è ormai completamente buio, il vento si è un po’ calmato e le stelle brillano nel cielo, ci ritroviamo per caso fuori dalle tende e facciamo due chiacchiere davanti ad un tè caldo improvvisato guardando il favoloso cielo stellato sopra le nostre teste.

Panorami desertici e cieli limpidi ci accompagnano verso l’arrivo

Ci svegliamo sotto l’ennesima bella giornata di sole e questa notte nessuno è stato male, siamo tutti abbastanza riposati e la giornata non prevede dislivello, solo una lunga lunga camminata verso le jeep con i nostri due autisti che ci aspettano da qualche parte vicino alla riva del lago Yssyk-Kul. Cerchiamo di non metterci troppo per non arrivare tardi all’appuntamento con gli autisti.

Prepariamo l’ultima colazione di questo trekking – oggi a pranzo finalmente mangeremo qualcosa di buono – e impacchettiamo tende e zaini per l’ultima partenza.

Ci incamminiamo di buon passo verso le colline secche e pietrose che si estendono

Foto di gruppo di rito di fine avventura, tutti vivi, chi più chi meno!

tutto intorno a noi, salendo e scendendo lungo la strada che si snoda quasi infinita di fronte a noi, serpeggiante in direzione del lago che ormai vediamo chiaramente.

Camminiamo per diverse ore sotto un bel sole caldo e poi, inaspettatamente dopo l’ennesima curva e ben prima di quanto avrebbero dovuto, ecco due jeep bianche identiche, luccicanti, con due facce sorridenti ad attenderci. E’ un sollievo lanciare gli zaini a terra ed infilarsi le ciabatte!

Alex e Nurik si presentano: il primo parla benissimo inglese e sarà la nostra guida oltre che autista, mentre Nurik farà da secondo autista. Carichiamo tutto sulle due jeep che sono piene fino all’orlo, incluso un tavolo e delle sedie da campeggio, e, finalmente senza fatica, partiamo in direzione Yssyk-Kul per la prossima avventura.

AP