Data Trekking: 24-25-26/09/2018
località partenza: Pian del Re (Valle Po)
Giorno 1 : Pian del Re – Punta Roma – Passo Giacoletti – Rifugio Vallanta
Giorno 2 : Rifugio Vallanta – Bivacco Boarelli
Giorno 3 : Bivacco Boarelli – Monviso – Passo delle Sagnette – Pian del Re
esposizione prevalente: Varie
quota partenza (m): 2.020
quota vetta/quota massima (m): 3.841
dislivello salita totale (m): 3.519 (Strava)
Che non ci piacciano le sfide semplici è ormai noto, meglio complicarsi la vita ma raddoppiare la soddisfazione in caso di raggiungimento dell’obiettivo. E quindi, perché accontentarsi di raggiungere la cima del Monviso come prima vera e propria salita alpinistica – anche se relativamente facile è pur sempre alpinistica – quando la si può legare con un’altra vetta ed il giro del Viso? Un giorno di ferie da lavoro e siamo pronti con la grande avventura, raggiungeremo il punto più alto del Piemonte!
E invece no, rientrati scopriamo che il punto più alto è la Punta Nordend, nel massiccio del Monte Rosa, che probabilmente solo per qualche metro è ancora in Piemonte e ruba il primato al Monviso. Ma poco importa, se non è la più alta con i suoi 3.841 metri, è sicuramente la più conosciuta. Per la Punta Nordend ci stiamo attrezzando…
(da una segnalazione di Massimo, potete leggere il commento alla fine dell’articolo, abbiamo scoperto che c’è un 4000 in Piemonte, il Roc, nel parco del Gran Paradiso: https://it.wikipedia.org/wiki/Roc_(Gran_Paradiso))
La giornata è splendida, l’umore altissimo – anche perché stiamo anche festeggiando alla grande un compleanno, mica è un weekend qualunque! – e i chilometri e il dislivello che ci aspettano sono moltissimi. Insomma, una lunga avventura è alle porte e con Sara e Fabri, proud sponsor di Verticalife, sempre pronta a supportarci nelle nostre folli avventure e aiutarci ad organizzarle.
Zaini pesanti, pieni di cibo, attrezzatura e vestiti caldi ci fanno tenere un passo non troppo veloce, perfettamente in regola con la nostra tabella di marcia.
La prima giornata è già una bella sfida: per scaldarci e prepararci psicologicamente alla vetta del Monviso, puntiamo verso Punta Roma, poco più di 1.000 metri di dislivello – si cui circa 800 con lo zaino pesante a spalle – e l’ultima parte una salita alpinistica facile, con un paio di passaggi attrezzati per mettere un po’ di brivido.
Lasciamo con piacere gli zaini appena sopra il bivio, non proprio alla portata di chiunque passi – un po’ di prudenza non fa male, anche se in montagna si spera di potersi fidare di chiunque – e ci infiliamo subito nel canale roccioso attrezzato. Il sentiero è sempre chiarissimo ed i passaggi mai troppo esposti o difficili, un ottimo riscaldamento psicologico insomma.
Non passa troppo ed eccoci in vista della croce di vetta, in cima a Punta Roma, poco sopra i 3.000 metri. Ci godiamo il bel sole caldo che a questa altitudine e con un po’ di vento è perfetto per non gelare, uno snack, un goccio di tè e siamo pronti a ridiscendere verso il bivio, la giornata è ancora bella lunga.
La discesa è veloce, anche se sempre in sicurezza soprattutto nei passaggi più delicati dove scivolare non sarebbe per nulla piacevole. Ben presto torniamo al passaggio attrezzato e recuperiamo subito dopo gli zaini, perfettamente al sicuro dove li avevamo lasciati.
Riprendiamo la camminata, non ci manca più molto dislivello in salita per oggi, ma la difficoltà aumenta sia perché la stanchezza comincia a farsi sentire, sia perché ora non siamo più leggeri, ma abbiamo gli zaini pesanti sulle spalle ed i passi devono essere ancora più sicuri di quanto non lo fossero prima.
Con pazienza e accertandoci di mettere i piedi sempre in sicurezza, superiamo anche questo ostacolo e raggiungiamo il Passo Giacoletti, pochi metri di altitudine meno di Punta Roma, ma una difficoltà leggermente maggiore. Da qui in avanti è tutta discesa fino al Rifugio Vallanta! Ma discesa non vuole dire niente fatica…
Camminiamo ancora per almeno un paio d’ore, con qualche meritata pausa sia per sgranocchiare qualcosa che per riposare spalle e gambe. Poi, quando il sole è ormai basso sull’orizzonte e la valle è già in ombra da un po’, ecco che in fondo spunta la sagoma del Rifugio Vallanta con le sue forme triangolari a lato del lago. E’ una visione, a questo punto siamo discretamente stanchi dopo aver percorso quasi 10 chilometri e 1.250 metri di dislivello positivo.
Non siamo soli, anzi, il locale invernale del Rifugio Vallanta è quasi al completo, ma è un piacere condividere le avventure di oggi con nuovi amici, confrontarsi su quello che ci attenderà nei prossimi due giorni e brindare insieme per il compleanno di Sara. Fuori si alza un vento gelido e molto forte, incrociamo le dita che cali entro domattina prima di infilarci nei sacchi a pelo.
Ci svegliamo con calma, il sole in questa valle non arriva presto, la giornata di cammino sarà breve e abbastanza semplice e non c’è motivo di affrettarsi ed uscire ora che è ancora tutto brinato e in ombra. Siccome siamo gli ultimi ci prendiamo la responsabilità di pulire il bivacco, prima di chiudere e rimetterci in cammino.
Il sole proprio non ne vuole sapere di raggiungere la vallata, così decidiamo di cominciare ad incamminarci ancora in ombra. Il vento per fortuna è calato, anche se le raffiche forti le abbiamo sentite per tutta la notte e hanno agitato i nostri sonni. E’ un’altra splendida giornata e oggi non è prevista troppa fatica, almeno nei programmi.
Oggi il sentiero non presenta difficoltà e anche il dislivello è relativamente poco, appena più di 800 metri e circa 7,5 km. Sarebbe una facile e piacevole passeggiata se non fosse che siamo a 3.000 metri e l’altitudine, seppur poco, fa crescere la fatica, insieme allo zaino pesante da portare in giro.
Neanche 4 ore dopo siamo in vista del Bivacco Boarelli, anche noto come Bivacco alle Forciolline, visto che si trova proprio sulle sponde dei bellissimi laghi delle Forciolline. Arriviamo appena dopo pranzo e c’è parecchia gente sia dentro che fuori dal bivacco, per fortuna molti son solo di passaggio e non dormiranno qui. Ci godiamo un bel pranzo al sole, rinfreschiamo i piedi accaldati nelle gelide acque dei laghi e facciamo addirittura un bel riposino pomeridiano per accumulare tutte le energie possibili per domani.
Come l’ultimo raggio di sole scompare dietro le vette la temperatura crolla e stare fuori diventa poco piacevole. Ci rintaniamo tutti all’interno in una sorta di puzzle ben riuscito dove tutti hanno il loro spazio e ci si alterna per preparare la cena, molto presto visto che domani tutti quanti ci alzeremo nel cuore della notte, chi prima e chi dopo in ogni caso ben prima dell’alba.
Noi saremo i primi, qualche problema con le vertigini probabilmente ci rallenterà e vogliamo avere tutto il tempo che ci serve, senza fretta. Andiamo a dormire che è poco più che l’ora di cena. Addormentarsi non è semplice, un po’ per l’ora ma soprattutto dopo aver sentito il racconto di uno dei ragazzi che ha rischiato di scivolare, salvato solo dall’amico di cordata a cui era legato. Fuori il vento ha ricominciato a soffiare con raffiche fortissime che scuotono il bivacco e fanno tremare le lamiere.
H. 3.00: la nostra sveglia suona per prima, fuori è buio pesto ma almeno si vedono le stelle, se tutto va bene sarà un’altra bella giornata, a patto che il vento cali, le raffiche schiaffeggiano ancora forte le pareti del bivacco. In circa un’oretta siamo pronti, colazione fatta e zaini chiusi, gli altri dormono ancora tutti quanti.
H. 4.00: usciamo dal bivacco e con l’aiuto delle frontali ci dirigiamo alla fonte d’acqua a riempire borracce e bottiglie, prima di incamminarci verso la pietraia alla base della salita. Poco meno di un’ora dopo abbiamo lasciato gli zaini con tutto quello che non serve, al riparo sotto un grosso masso, lontano dal sentiero ma sulla via che percorreremo al ritorno verso il Passo delle Sagnette. Comincia la salita vera e propria!
E’ ancora notte fonda, all’orizzonte non c’è nemmeno un lontano bagliore di luce e noi, frontali accese, saliamo verso il ghiacciaio che segnerà l’inizio delle difficoltà. Ma il problema è trovarlo: il gps si è perso, la parete di roccia verticale sopra le nostre teste l’ha confuso, e abbiamo perso la traccia di sentiero che stavamo seguendo. Vaghiamo per una buona mezz’ora a forse una decina di metri dal bivacco Andreotti, ma non riusciamo a trovarlo.
Poi riusciamo ad accodarci ad un gruppo di francesi che, attratti dalle nostre frontali, stavano rischiando di infilarsi nel vicolo cieco con noi. Finalmente arriviamo al bivacco Andreotti e al ghiacciaio Sella – quel poco che ne rimane – calziamo i ramponi e proprio mentre muoviamo i primi passi ecco i primi raggi di sole di questa lunga giornata.
Ben presto il sole sorge e finalmente riusciamo a vedere cosa ci circonda: stiamo salendo una parete davvero divertente, a tratti qualche passaggio un po’ più esposto ci rallenta o ci impigliamo con la corda a cui siamo legati – è la prima esperienza in cordata e siamo in quattro, non è semplice coordinarsi.
Piano piano, passo dopo passo, difficoltà dopo difficoltà, ci avviciniamo alla vetta, anche se non abbiamo idea di quanto ci manchi. A meno di cinque minuti dall’arrivo incontriamo due signori che scendono, che ci dicono, imbeccati da Fabri, che manca ancora un’ora almeno. Siamo scoraggiati e stanchi, ma pochi passi dopo ecco spuntare la punta della croce dall’ultimo passaggio, siamo arrivati!
Siamo in cima al Monviso, su questa bella punta prominente che svetta su tutto il territorio circostante. La vista è incredibile, 360° di paesaggio si aprono intorno a noi, con altre vette, pianure e gli alti picchi innevati della Valle d’Aosta in lontananza, si vede tutto qui!
Siamo davvero felici, non davamo per scontato di arrivare, ed invece eccoci qui. Decidiamo di mangiare solo uno snack e bere un po’ di tè caldo – soffia un venticello fresco fresco che ci gela le maglie sudate addosso! – e lasciare il pranzo per quando saremo nuovamente agli zaini. Il tempo di scattare un po’ di foto ricordo anche con le maglie di Produzione Lenta, perfette per l’occasione, e rieccoci tutti legati, pronti a scendere.
Mentre scendiamo e si avvicina mezzogiorno, ecco che le nuvole, come quasi sempre in questa zona, si alzano dalla valle e si avvicinano lentamente al passo delle Sagnette, la nostra prossima meta. Ce la prendiamo con tutta calma, non è proprio il caso di scivolare per la fretta, ed infine raggiungiamo nuovamente il Bivacco Andreotti, dopo esser scivolati giù dal ghiacciaio Sella con la neve ben ammorbidita dal sole.
E’ ora di staccarsi dalla corda che ci ha tenuto uniti per le ultime ore e ritornare a camminare ognuno per i fatti suoi, tutta un’altra cosa. Ben presto recuperiamo gli zaini e facciamo la prima meritata pausa per mangiare tutto quello che è rimasto ed alleggerire il più possibile gli zaini. Poi si riparte ed in breve saliamo il dislivello che ci separa dal Passo delle Sagnette, dove veniamo completamente avvolti dalle nuvole e ci infradiciamo quasi immediatamente.
Ci avventuriamo verso il basso, con visibilità di giusto un paio di metri, lungo la ferrata del Passo delle Sagnette, non proprio il massimo bagnata e con gli zaini pesanti, ma è sufficientemente veloce da togliersi in fretta il pensiero. Il tempo sembra peggiorare, a tratti addirittura pioviggina, incrociamo le dita sperando di avere un’ultima visuale del Monviso prima che faccia buio.
D’improvviso, in mezzo alla nebbia, si materializza il Rifugio Quintino Sella, ci eravamo appena accorti di essere sulla sponda del lago. Risaliamo un pochino sulla pietraia e poi comincia l’ultima lunga discesa, siamo tutti stanchi ma teniamo un buon passo per arrivare prima del buio. Anche il meteo migliora un po’ e arrivati al lago di Chiaretto abbiamo un minimo di visibilità e non piove più. In breve riusciamo a vedere la macchina, ormai sola, laggiù nel parcheggio. Arriviamo perfettamente insieme agli ultimi momenti di luce e tempo di toglierci gli scarponi è già buio.
Concludiamo la lunga avventura con una meritatissima pizza alla pizzeria Monviso a Bagnolo, impossibile scegliere un altro posto, sulla strada del ritorno,
Che avventura! Tre giorni intensissimi ed indimenticabili, condivisi con grandi amici e organizzati magistralmente da Verticalife.
A proposito di montagne piemontesi più alte mi risulta che sia da considerare anche il ROC (m 4026 vicino al Gran Paradiso)
E si, direi che hai proprio ragione! Grazie dell’informazione, andremo a modificare l’articolo