Nuovo weekend, nuovi – e vecchi – compagni d’avventura, di nuovo tanta pioggia ed una nuova meta, il Lago Rouen e poi ancora su verso il Monte Robinet, Punta del Lago e il Monte Rocciavrè. Anche questa volta siamo una bella combriccola disorganizzata, due coppie ed un solitario, tre tende e tanta voglia di passare un po’ di tempo da soli immersi nella natura. Purtroppo il meteo non aiuta, siamo sicuri che ci prenderemo una bella lavata con la speranza che forse, dopo, il cielo ci regalerà qualche bella sorpresa. Partiamo con una bella camminata dalla frazione di Rouen, un piccolo e caratteristico borgo di montagna. Salutiamo qualche simpatico montanaro che vive proprio qui e poi entriamo nel folto del bosco, riparati dai raggi del sole ancora molto forti. Il sentiero sale su a tratti anche ben ripido e ben presto ci avviciniamo ad bel gregge di pecore ed il pastore ci dà qualche ottimo consiglio sul sentiero migliore per raggiungere la vetta. E così scopriamo di dover scendere di almeno un centinaio di metri, stavamo puntando troppo in alto e non ci siamo resi conto di aver sbagliato strada. Scendiamo e raggiungiamo di nuovo il sentiero e siamo pronti per risalire. Si comincia con un bel sentiero tutto rocce e gradoni e si va su fino ad un bel colletto dove ci prendiamo una pausa per un buon panino sostanzioso e intanto facciamo il punto della situazione: le nuvole sono scese ed ora la visibilità è davvero bassa e non sembra migliorare. Facciamo una breve votazione e si decide di continuare, di non arrenderci davanti al temporale e di andare avanti. Infiliamo le giacche da pioggia, copriamo gli zaini e si continua a salire, siamo arrivati ormai ai primi nevai e rallentiamo il passo. Per fortuna non si sprofonda, non troppo almeno, e pian piano, cercando di rimanere sulle rocce il più possibile, saliamo verso la nostra meta, il lago Rouen. Il sentiero gira verso destra, sembra sempre di essere arrivati ed invece è un avvallamento da superare, poi un’altro, un’altro ancora: insomma, questo lago non vuole saperne di metter fine alla nostra salita. Poi, superato l’ultimo ripido tratto a lato di una cascata che si infila in un nevaio, eccolo lì, incassato nella conca innevata, siamo arrivati sulle sponde del Lago Rouen. Il meteo è pessimo, le nuvole basse non ci permettono di vedere la cresta che ci circonda e non ci sono spiragli di sole da nessuna parte. Comincia anche a soffiare un bel vento gelido e ci cambiamo in tutta fretta, vestendoci con tutto quello che abbiamo nello zaino. Mentre aspettiamo cercando di capire che fare, se tornare giù e scappare al maltempo o incrociare le dita e resistere fino a domattina, scopriamo che il nostro amico solitario sono almeno 3 anni che non apre la tenda! E non ha la minima idea se sia intera e come si monti!!! Decidiamo di aiutarlo e provare a vedere se è almeno tutta intera, con qualche difficoltà, scollando teli incollati dal caldo, riusciamo a montarla, anche se la puzza di muffa è davvero interessante. Proviamo a fare un tè caldo per scacciare il gelo del vento gelido, ma nemmeno quello aiuta. Il tempo non migliora e un ginocchio dolorante ci fa definitivamente votare – non proprio democraticamente! – per tornare sui nostri passi verso la macchina. Impacchettiamo tutto, tenda malconcia compresa, e a passo lento con un ginocchio sempre più dolorante – ed anche un po’ abbacchiati per la ritirata imprevista – torniamo lentamente verso valle. La discesa è lenta e sotto una pioggia a tratti battente, ad un certo punto il gruppo si divide: un paio corrono giù letteralmente di corsa fuori sentiero, dritti per i prati. Vanno a recuperare la macchina e ci vengono incontro su per la carrozzabile, che altrimenti ci avrebbe costretto a lunghi e snervanti tornanti. E così finisce questa avventura, un assaggio di un lungo giro ad anello che ben presto torneremo a completare. AP
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