Data Trekking: 04/10/2014
quota partenza (m): 1.765
quota vetta (m): 2.545
dislivello complessivo (m): 780
Accesso:
da Bardonecchia seguite le indicazioni per Melezet e il Colle della Scala (SP 216).
Superate gli abitati di Les Arnauds e Melezet, i due campeggi di Pian del Colle, e il vecchio punto di frontiera italiano. Affiancherete una diga dell’ENEL e dopo qualche centinaia di metri vi troverete ad un incrocio: non proseguite per Névache e il Colle della Scala (in francese Col de l’Echelle) ma imboccate la strada sulla destra che percorre la Valle Stretta (Vallée Etroite).
Per i primi tornanti la strada rimane asfaltata ma con molte buche. Dopo diventa a fondo naturale ma comunque sempre in discrete condizioni. Poco prima delle Grange di valle Stretta (10 km da Bardonecchia) è presente un ampio parcheggio dove lasciare la vettura.
Sembra incredibile, ma è vero: un altro weekend in Valle Stretta. Credo che a questo punto si possa dire che siamo molto affezionati a questo piccolo angolo di Paradiso vicino a Torino.
Ormai è autunno inoltrato e ci stavamo chiedendo da dove fosse possibile ammirare al meglio i colori e le sfumature di questa stagione. Ci è venuto in mente che, durante i nostri trekking in questa valle, in particolare nelle nostre escursioni verso il Monte Thabor, avevamo avuto modo di ammirare questo ampio colle, con il suo lago nel mezzo e la cima a sovrastarlo, giusto sopra i rifugi Re Magi e Terzo Alpini.
Il nostro amico perduto incontrato al Thabor, Wally, ci aveva istruiti spiegando come quello che stavamo ammirando fosse il Col du Thures con il lago Chavillon al centro, ed a sovrastarli, imponente, la Guglia Rossa.
Il sentiero è perfettamente segnalato, le indicazioni dipinte recentemente, impossibile smarrire la strada.
Appena entrati in Valle Stretta ci accorgiamo di aver preso la decisione giusta: il fondovalle è ancora quasi del tutto verde, mentre scolorisce passando per tutte le sfumature del giallo e del rosso salendo, fino ad arrivare al marrone dove la vegetazione comincia a diradarsi. E’ un vero spettacolo.
La giornata non è delle migliori in quanto a meteo, ma abbiamo giacche e pantaloni pesanti ed il freddo non ci preoccupa. Inoltre, il sentiero non è dei più lunghi, circa due ore di salita molto rilassata, una piacevole passeggiata -questa volta per davvero!- a cui seguirà un’ottima cena a base di polenta al rifugio Terzo Alpini.
Superata la prima parte di sentiero, immersi nel bosco, si apre davanti a noi lo spettacolo del Col di Thures con l’omonimo lago -detto anche Lago di Chavillon- al centro. E’ davvero emozionante, non c’è anima viva intorno a noi, né uomini né animali, una leggera brezza increspa l’acqua e muove l’erba tutto intorno, la sensazione di pace e tranquillità è assoluta.
Ci fermiamo qualche momento per goderci il panorama e fare qualche foto. Sappiamo che c’è un altro lago, più piccolo, ma dalla nostra posizione non riusciamo a vederlo, sarà in qualche avvallamento più in alto.
«Durante un’ascensione di un paio d’ore, si possono sperimentare sensazioni che in altre condizioni non si proverebbero forse in un’intera settimana. I sensi sono totalmente all’erta, si sente, si odora, si respira ogni cosa, e ci si sente vivi come non mai».
Jochen Hemmleb
Proseguendo per il sentiero, che sembra volerci portare verso l’infinito, cominciamo ad avvicinarci al versante della Guglia Rossa, dove svanisce gradualmente tutta la vegetazione, per lasciare spazio a rocce e sassi verso in cima.
Finalmente -ci voleva un po’ di fatica anche oggi- il sentiero comincia a salire sul serio.
Dal Colle fino alla cima, infatti, il sentiero taglia dapprima tutto il versante della montagna, fino ad arrivare ad affacciarsi sulla Vallée de la Clarée. Di qui in avanti cominciano i tornanti, sempre più in pendenza e più ravvicinati fino a raggiungere la vetta.
Poco prima di arrivare alla nostra meta, incontriamo i primi -e gli unici- altri camminatori della giornata, già in discesa.
Poi, superato l’ultimo tornante, giungiamo alla croce: abbiamo conquistato anche la Guglia Rossa.
Le nuvole basse e minacciose, i colori accesi dell’autunno, qualche raro raggio di sole, tutto contribuisce a regalarci questo meraviglioso paesaggio che si estende di fronte ed intorno a noi.
La vista spazia a 360 gradi: dalla cima della Guglia Rossa possiamo vedere tutte le cime che circondano la Valle Stretta, dal Monte Thabor sulla sinistra, al Grand Serù al centro, alle tre vette dei Re Magi sulla destra.
E non finisce qui, guardando dal lato opposto lo spettacolo continua: si vede il paesino di Névache, la Guglia di Mezzodì e ancora altre cime di cui non conosciamo il nome.
Come molto spesso accade, i nostri orari un po’ strampalati -sono già quasi le sei- ci permettono di rimanere in vetta da soli, prendendoci tutto il tempo necessario per goderci il silenzio, rilassarci, fare foto e, ovviamente, lasciare qualche parolina sul diario di vetta -qui sono quasi solo bigliettini, ad ogni cima la sua particolarità.
«…la mia casa è quassù fra lo sconfinare delle vette e i racconti del vento…
… la mia casa è quassù fra le altere pareti e misteriosi silenzi…
… la mia casa è quassù fra garrule acque e dolcissimi ricordi.
Qui sono io, qui è la mia casa, qui sono le mie montagne».
Antonella Fornari
Potremmo rimanere qui per sempre, c’è solo un particolare che ci fa sempre tornare a valle: il cibo. Oggi, in particolare, abbiamo un’ottima polenta concia ad aspettarci.
Decidiamo, quindi, di rimetterci in marcia, certi di voler tornare anche qui appena possibile, magari con ciaspole e snowboard per la discesa.
Discesi i ripidi tornanti, imbocchiamo di nuovo il piacevole sentiero che, in breve tempo ma senza fretta, ci riporterà a valle. Rimaniamo affascinati da questo Colle ed infine, poco prima di addentrarci nuovamente nel bosco, riusciamo ad avvistare il laghetto di Bellety, il fratello del Lago Chavillon che, fino ad ora, non eravamo ancora riusciti a scorgere.
Durante la discesa, soprattutto nelle piccole radure in mezzo al rigoglioso bosco, abbiamo modo di ammirare i colori dell’autunno in tutto il loro splendore: alcuni alberi già del tutto ingialliti, in mezzo agli altri ancora verdi, creano un’atmosfera magica e cerchiamo di immagazzinare quanto più possibile queste belle immagini, per combattere un’altra settimana di grigio in città.
Poi, una cena eccezionale, polenta, formaggi e gustosissima carne, ci ripaga delle energie spese, con tanto di ottimo dolce della casa: il Rifugio Terzo Alpini merita decisamente una visita, e se doveste passare di lì, non mancate di firmare il registro delle presenze, dove troverete traccia di tutti quelli che, dai primi giorni di apertura ad oggi, son passati di qua, World’s Paths compreso!
Buon appetito
AP
Davvero meraviglioso.
Davvero uno dei sentieri più belli a livello panoramico
Mi fa morire il Seru ché sembra portato lì direttamente dalle Dolomiti. Molto particolare.
All’inizio pensavo fosse il Thabor, finchè non ci sono salito. 😀
hahaha 😀 Ma non è per nulla facile riconoscere le montagne eh.
Per questo sono utili le foto associate ai nomi delle montagne. Io cerco di farlo pubblicandole su Wikipedia, Peakery e siti simili ma è un lavoraccio 😀 Piano, piano…
L’ultima che ho caricato è Punta di Costafiorita su Peakery! http://peakery.com/punta-di-costafiorita-italy/
fantastico questo sito!! non lo conoscevo!!
Occhio che è tipo droga 😀
Mi sono iscritto 😀