Data trekking: 09-10/04/2016
Il tempo dei bivacchi è finalmente tornato, la neve sta iniziando a sciogliersi e i nostri hotel a 5 stelle lontani dalla civiltà cominciano di nuovo ad essere accessibili.
Abbiamo deciso di dirigerci al Bivacco Borroz, in Valle d’Aosta, per la precisione in Val Clavalitè. E’ un bivacco nuovo, per noi, consigliatoci da un amico, Dario, che si è anche occupato di organizzare tutto il weekend. E’ strano, per una volta, non doversi occupare di spesa, telefonate, organizzazione, insomma, grazie Dario per averci portato in un posto magnifico e per aver organizzato tutto.
Guidiamo lungo l’autostrada A5 Torino-Aosta fino all’uscita di Nus – per chi non lo sapesse, si risparmiano quasi 10 euro uscendo qui e non ad Aosta ed i pochi chilometri di statale sono ottimi e mai troppo trafficati – proseguiamo per Fenis e dopo seguiamo le indicazioni per la Val Clavalitè, attraversando la via centrale del paese di Fenis. La strada è ancora ottima e asfaltata fino a Lovignan e proseguiamo in auto, per poi proseguire, ancora su strada asfaltata ma chiusa al traffico, fino alla conca del Pian Clavalitè, a 1.525 mt di altitudine.
Sappiamo che pochi giorni fa questa valle è stata imbiancata da una ventina di centimetri di neve, che ancora si vedono. Decidiamo quindi di infilare le ciaspole negli zaini, di sicuro ci serviranno, ma non subito per fortuna.
Terminata questa grande autostrada in mezzo ai boschi, perfetta, anzi fin troppo, che un po’ stona con la bella natura di cui è circondata, sbuchiamo a pian Clavalitè, una fantastica ed ampia conca fantastica, totalmente imbiancata dalla recente nevicata.
In questo grande pianoro si trovano alcuni piccoli abitati, in questo momento quasi totalmente disabitati. Il primo che attraversiamo è “La Rayetta”, poche belle case, sicuramente case vacanza, anche perché l’accesso non è diretto ed è difficile che qualcuno viva qui nel lungo e nevoso – di solito, almeno – inverno.
Questa parte di sentiero è davvero rilassante, immersi nel silenzio ovattato dalla neve, il sentiero totalmente piano, un ottimo modo di entrare nel mood di questo weekend e scaldarsi le gambe.
Arriviamo all’ultimo gruppetto di case, si chiama Celey e, da qui in poi, siamo costretti ad indossare le ciaspole: la neve è troppo bagnata, scaldata dal sole primaverile alto nel cielo e cominciamo ad affondare ad ogni passo.
Inoltre, da qui in avanti non ci sono più tracce e dobbiamo fare noi da apripista: siamo i primi a raggiungere il bivacco dopo le nevicate invernali.
Superato il tratto nel bosco e l’ultima piccola borgata, entriamo nella parte più suggestiva di questo trekking e della Val Clavalitè. Siamo arrivati quasi alla linea degli alberi, che si diradano molto e davanti a noi si apre la vallata.
Laggiù, in fondo, riusciamo già a scorgere la nostra destinazione, ma la strada è ancora lunga.
Il dislivello complessivo che dobbiamo percorrere oggi è di più di 1.000 metri, ma si sviluppa su parecchi chilometri lungo un piacevole sentiero mai troppo pendente, assolutamente piacevole da camminare nonostante la neve pesante. Una camminata adatta anche alle famiglie insomma – ma non fino a che c’è neve, le ciaspole rendono tutto molto più tosto! – anche non troppo allenate.
Il paesaggio, nonostante la temperatura quasi estiva – siamo piacevolmente in maniche corte! – è ancora invernale, tutto è coperto da uno strato bianco. Ci fermiamo diverse volte, sia per scattare qualche foto che per far riposare i nostri amici non abituati alle ciaspole – è la prima volta che le indossano – e non è un’esperienza facile come prima volta, ma se la stanno cavando alla grande – “Finirà che riuscirò a far odiare le ciaspole a tutti quelli che mi circondano!” (Attilio)
Siamo quasi arrivati, il rifugio è vicino, giusto laggiù sotto la parete. Oltrepassiamo il fiume e superato un piccolo traverso siamo arrivati: abbiamo raggiungo il Bivacco Borroz, nella sua invidiabile posizione in mezzo alla vallata.
Entriamo, Dario ed io, per primi, mentre gli altri ancora devono arrivare, ed accendiamo la stufa con la legna già tagliata e perfettamente accatastata nella stanzetta a fianco della cucina, pronta per scaldare i ritardatari, stanchi ed affamati.
Acceso il fuoco, facciamo un giro esplorativo nel grande bivacco – è più un Grand Hotel che uno dei bivacchi a cui siamo abituati, belli ma molto spartani! C’è la corrente elettrica, grazie ad un piccolo pannello fotovoltaico, la cucina a gas, con la bombola bella piena e tutte le stoviglie necessarie per un cenone di capodanno.
Potrebbe starci un intero reggimento qui dentro: una grande sala da pranzo con un tavolone e la cucina con un altro tavolo al piano terreno e ben 12 letti a castello nel dormitorio al primo piano, per un totale di 24 posti letto.
E’ davvero un albergo, altro che bivacco. Arrivati anche Sara ed Edo, i due ritardatari, è ora di festeggiare: stappiamo una bottiglia di vino e ci godiamo un aperitivo con pane, formaggio e salame seduti, al caldo davanti alla stufa, di fronte alle finestre, una vista magnifica fuori.
Questo, dei nostri weekend in montagna, è il momento che più apprezzo: il relax dopo la fatica. Arrivare, soddisfatti per aver raggiunto l’obiettivo ed essersi guadagnati la cena, stappare una bottiglia con i pochi, fedeli, compagni d’avventura, ed ammirare la natura allo scoppiettare del fuoco.
Tra un sorso di vino e due chiacchiere, è ora di cena. Ci deliziamo con un pasto degno del luogo: salsiccia e una bella pasta, innaffiati da del buon vino, un sorso di genepy per concludere, guardando le stelle.
Il freddo è arrivato, dopo la calda giornata, ma è già mitigato dalla primavera che sta si fa strada e respiriamo con piacere l’aria pura che manca dopo una lunga settimana in città.
Parliamo, la compagnia è ottima e c’è tutto il tempo per delle belle risate e tante storie, complici il vino ed il genepy, poi gli occhi cominciano a chiudersi: sacchi a pelo caldi e letti comodi ci aspettano, il sonno arriva in un attimo.
L’alba dal bivacco è semplicemente stupenda: le vette delle montagne sono le prime ad illuminarsi e noi ci godiamo lo spettacolo sia mentre mangiamo colazione che dopo, mentre con calma saliamo al casotto di Etsely, a 2.440m.
E’ una camminata di un’oretta oggi, ma solo perché non c’è traccia e la neve fresca rallenta molto l’andatura; in primavera, senza neve, diventerà una piacevole camminata e basterà allungare di poco per entrare nello stupendo parco del Mont Avic, meta di uno dei nostri recenti giretti in queste valli.
Non ci lasceremo sicuramente sfuggire questo anello, una volta arrivata l’estate, per ora è solo un progetto, ma una volta sciolta la neve ritorneremo da queste parti con uno zaino pieno e qualche giorno a disposizione per girovagare tra la Val Clavalitè e la valle di Champdepraz ed il parco del Mont Avic.
Tornati al rifugio e recuperati i due pigroni che non ci hanno accompagnato nel nostro piccolo fuori programma, riordiniamo il bivacco e ci prepariamo per tornare a valle.
Lungo la via del ritorno è impossibile non notare come sia bastata una giornata di sole ed una notte in cui la temperatura non è scesa sotto lo zero, per far diminuire drasticamente il livello della neve.
Arrivati a valle, ci ritroviamo in un paesaggio quasi irriconoscibile: ciuffi d’erba spuntano qui e là, dove fino a meno di 24 ore fa c’era solo neve e neve. Presto arriverà anche il verde ed i fiori e torneremo sicuramente per vedere questa valle con i colori della primavera.
Un ultima piccola pausa lungo il fiume, poi raggiungiamo la macchina ed il parcheggio e l’avventura arriva a termine.
Grazie Dario, ci hai fatto scoprire un posto davvero fantastico, torneremo, anche qui, come in mille altri meravigliosi luoghi.
Alla prossima!
AP
Ciao, bell’avventura complimenti.
Per la prenotazione come si effettua al bivacco?
Grazie e buona giornata!
Grazie mille!
Non esistono prenotazioni per il bivacco, vige la legge : “Chi prima arriva meglio alloggia” inoltre, nei bivacchi, hanno priorità gli alpinisti
Si può avere un numero de telefono per sapere si sono arrivati de ragazzi che sono andati la oggi e nn riesco a chiamarli
Non c’è nessun numero di telefono al bivacco, non è un rifugio.