Il risveglio oggi è decisamente brusco: un non meglio precisato volatile decide di schiantarsi a tutta velocità sulla tenda, svegliandoci di soprassalto. Bizzarrie islandesi!
Siamo obbligati a una scomoda colazione in macchina, a causa di nuvole di moscerini insistenti.
Ci dirigiamo veloci verso l’Almannagjá, la faglia che separa le due placche tettoniche, ma fuggiamo ancor prima di poterla vedere, spaventati dal terzo bus di turisti arrivato in 5 minuti e dal costo spropositato del parcheggio.
Decidiamo di lasciare la zona e dirigerci direttamente verso la penisola di Snaefelles, attraversando il tunnel che ci fa risparmiare un lungo giro del fiordo. Ci concediamo una seconda colazione con la pizza locale e come ripartiamo ecco che cominciamo a vedere il magnifico ghiacciaio Snæfellsjökull sullo sfondo, una cupola di ghiaccio scintillante circondata dalle nuvole.
Ci fermiamo diverse volte, una piccola passeggiata verso una cascata o due passi tra i prati e le pecore. Da queste parti i turisti scarseggiano, anzi, sono praticamente una rarità. Non che gli islandesi abbondino…siamo quasi sempre soli, noi e le pecore!
Arrivati alla punta della penisola decidiamo di tagliare per la strada sterrata n.570 che invece di aggirare il massiccio del ghiacciaio, sale fino al limite dei ghiacci e taglia verso la costa opposta.
Preferiamo tagliare dritti verso Nord e la strada che conduce ai fiordi, dopotutto da queste parti non c’è nulla di particolare se non i fantastici paesaggi islandesi che pensiamo di trovare, ancora più belli, verso Nord.
Percorriamo molti, troppi chilometri di strade sterrate sobbalzanti, la nostra piccola macchina a noleggio non aiuta sicuramente. Andiamo con calma, prendendoci tutte le pause necessarie per non impazzire tra vibrazioni e saltelli.
Finalmente arriviamo a Grunarfjordur, una piccola e carina cittadina di fronte alla quale si erge una montagna davvero particolare, una fine fetta di torta svettante sull’acqua.
Attirati dalla promessa di terme naturali, ci dirigiamo a Laugar, ma troviamo una brutta sorpresa: nessuno spiazzo per il campeggio selvaggio e le promesse terme non sono altro che una piscina, chiusa per di più.
Le uniche vere terme le troviamo al campeggio dove decidiamo di fermarci, a fianco dell’Hotel Edda, le storiche terme di Sælingsdalu. Corriamo ad immergerci, ma come ci sediamo abbiamo una spiacevolissima sorpresa: siamo immersi nelle alghe e non riusciamo a vederci i piedi! Ci sciacquiamo al meglio e ci rivestiamo prima di gustarci una cena rilassata davanti alla tenda.
Una breve consultazione del meteo ci dice che la probabilità di avvistare l’Aurora Boreale sono molto alte, quindi ci prepariamo: sacchi a pelo e tenda tutta aperta. A mezzanotte, quando a Ovest c’è ancora una leggera luce, a Nord si accende il verde del’Aurora, uno spettacolo mozzafiato, e senza neanche uscire dalla tenda!
La sveglia è, stranamente, all’insegna di una bella giornata con un timido sole. Ne approfittiamo per cominciare i lunghi 100 chilometri di sterrato che ci aspettano oggi.
I fiordi sono belli, ma dopo un po’ il paesaggio comincia a ripetersi: acqua, prati ormai tendenti al marrone – qui l’autunno arriva molto presto – pecore suicide che attentano alle macchine e nessuna presenza umana.
Poi, dopo ore di macchina, troviamo un cartello che segnala una piscina, sul lato della strada che dà sull’oceano. Lo vediamo quasi per caso, è solo un piccolo quadratino che una freccia e il segno di una piscina. Ma la piscina c’è davvero, e anche la pozza di acqua calda con vista oceano, e siamo completamente soli!
Ci prendiamo tutto il tempo necessario per divertirci e rilassarci, e anche per lavarci ben bene sotto un sole che è quasi strano dopo tanta pioggia.
Rilassati e puliti, ci rimettiamo in marcia. Ci aspettano ancora un po’ di chilometri di sterrata per raggiungere una spiaggia che, secondo la guida, dovrebbe essere di splendida sabbia rossa. Una mezz’ora di strada ci fa arrivare ad un parcheggio e pochi minuti dopo eccoci su di una sconfinata distesa di sabbia, che rossa non è, ma ha una favolosa sfumatura dorata.
Un piccolo guado ci fa arrivare a un’isola di sabbia che si forma con la bassa marea. Vorremmo aspettare il tramonto ma è troppo presto, non possiamo certo rimanere qui altre 5 ore!
Tornati alla macchina abbandoniamo l’idea di andare a visitare le altre spiagge, abbiamo decisamente fatto il pieno di strade sterrate. Optiamo invece per la prima vera “cena fuori”: un bel piatto unico del pesce del giorno in uno dei due posti che servono cena a Patreksfjordur. Con “soli” 67 euro ci gustiamo un piatto di salmone e uno di merluzzo, ottimi, forse giusto un po’ cari!
Non troviamo nessun posto appartato per piantare la tenda, se non uno spiazzo in punta al fiordo, vista montagne e cittadina, insomma, un posto perfetto.
Piantiamo il nostro campo per la notte e mentre ci gustiamo un buon tè caldo una piccola foca viene a salutarci e a darci la buonanotte. Chissà che avventure islandesi ci aspettano domani!
A.P.
Siete fantastici 🙂
Grazie 😀 😀 !!