Sveglia presto e bella gelida: oggi si smontano le tende e sono tutte coperte da un bello strato di ghiaccio. Facciamo una veloce colazione e buttiamo tutto in jeep mezzo bagnato: oggi il programma prevede di spostarsi a Chatyr Kol e fare una bella traversata a piedi verso il caravanserraglio di Tash Rabat, dove passeremo la notte.
Ingurgitata una veloce colazione, saltiamo in macchina e ci rilassiamo per un paio d’ore, sobbalzando sullo sterrato e godendoci il panorama, sempre bellissimo ma non più vario come ieri. Incrociamo al confine della zona militare 3 ciclisti che partecipano ad una folle gara di più di 1.000 chilometri in giro per il Kyrgyzstan, contentissimi di qualche frutto e pagnotta fresca e poi si riparte.
Ben presto arriviamo sulla sponda del lago Chatyr, ormai gli ammortizzatori di una delle due jeep completamente fuori uso, e siamo fermati troppo presto da un fiume che non si può guadare se non a piedi.
Siamo ancora molto lontani da Tash Rabat, più di 30 chilometri e non proprio pianeggianti, decisamente troppo per una traversata anche senza zaini e la possibilità di provare ad avvicinarci da un’altra pista è scartata sia per gli ammortizzatori che patirebbero troppo che per il rischio che entrambi finiscano la benzina prima di arrivare ad una stazione di rifornimento – che ci pare di capire dalle taniche riempite ieri, sia decisamente lontana.
Non ci resta che abbandonare l’idea di quest’ultimo trekking e dirigerci direttamente a Tash Rabat, dove arriviamo poco dopo, giusto in tempo per far asciugare e rimontare le tende e preparare un bel pranzo in riva al fiume a base di anguria e melone, seguito dalla meritata pennichella sotto il sole. Ci risvegliamo infreddoliti dall’aria fresca – siamo di nuovo ad un’altitudine di oltre 3.000 metri e sebbene ci sia il sole, la temperatura è bassa – e decidiamo di riscaldarci con un po’ di moto.
Ci avviciniamo al castello dove però scopriamo che l’entrata è a pagamento, così decidiamo di fare solo un giro intorno e vedere la costruzione antica del caravanserraglio.
Non siamo abbastanza caldi, così puntiamo verso la piccola collinetta dietro il castello ed arrivati in cima ci si apre uno spettacolo che da sotto non ci saremmo mai aspettati: i campi sono 2 e non solo il nostro e la valle è decisamente stretta, molto differente da quelle viste finora, più simile alle nostre. Mentre il sole ci regala gli ultimi raggi, torniamo al campo giusto in tempo per vestirci e dirigerci nella casetta un po’ sbilenca e molto kitsch, dove ci viene servita la cena, al caldo e seduti, anche se finisce presto e ben prima che le nostre pance siano piene.
Ci nutriamo di tanto tè e biscotti, prima che venga spento il generatore ed il dopocena si sposti fuori dalle tende, con tè alla vodka. Passa poco prima che il cielo si rannuvoli e cominci a piovigginare, è ora di andare a dormire!
Dopo una notte di pioggia, ci svegliamo sotto un bel sole che ci aiuta a far asciugare le tende. Mentre aspettiamo, non possiamo tirarci indietro di fronte alla colazione che ci fa dimenticare la cena un po’ risicata di ieri sera: sul tavolo c’è di tutto e in quantità, ci alziamo pienissimi. Andiamo a fare una visita al caravanserraglio, dentro nulla di spettacolare, solo molte stanze, tutte in pietra e vuote, buie, con una stanza circolare centrale.
Ben presto veniamo richiamati all’ordine da Nurik e Alex: dobbiamo tornare veloci a Naryn per dargli tempo di riparare e sistemare le jeep prima di avventurarci verso Songköl, la penultima tappa di questo lungo e bellissimo viaggio. Facciamo zaini e borse per l’ennesima volta, ormai una bella routine mattutina, e saliamo in macchina. Ben presto arriviamo a Naryn, dove ci aspetta una tanto agognata doccia calda e del tempo per mettere a posto zaini e borse.
Riparate le auto – che sollievo! – rimettiamo tutte le borse, belle ordinate in macchina e partiamo per la nostra ultima vera tappa, il lago Songköl.
Ci infiliamo di nuovo su una strada sterrata tutta sobbalzi, ma siamo abbastanza stanchi e il paesaggio non è bello come quello di ieri, ben presto ci appisoliamo e ci risvegliamo una volta raggiunto l’altipiano di Songköl.
Ci si apre davanti una vista fantastica: il lago è enorme ed intorno c’è poco e niente, nessun villaggio se non qualche piccolo gruppo di yurte qui e là, un paio di mandrie di cavalli e qualche mucca. Giriamo tra le varie yurte e alla fine Nurik e Alex trovano una signora che ha alcune yurte dove possiamo dormire e ci può dare cena. Ci sistemiamo e andiamo a fare una passeggiata in riva al lago, il tempo è brutto, probabilmente pioverà e tira un bel vento forte.
Ci rilassiamo e quando il freddo non è più sopportabile, torniamo alle yurte dove ci aspetta una bella cena con i nostri due autisti e tante chiacchiere e risate. La serata è gelida, siamo a più di 3.000 metri e la notte si preannuncia lunga e fredda. Rientrati nelle yurte dove dormiremo, troviamo ad aspettarci una bella stufa calda accesa da uno dei figli della signora che ci guarda incuriosito.
Ci svegliamo che il sole è alto, ma la temperatura è ancora gelida. Fuori tutto è coperto da un bello strato di brina e passiamo veloci dai sacchi a pelo alla yurta-sala da pranzo dove ci scaldiamo con tanto tè caldo e omelette. Oggi ci aspetta il lungo viaggio di ritorno verso Bishkek, passando per l’ennesimo passo spettacolare e selvaggio, con una lunga strada tutta tornanti e rocce, e poi l’ultima notte in tenda in un posto non particolarmente bello, ma indimenticabile per la compagnia, le risate intorno al fuoco e le tante chiacchiere. E’ ora di tornare a casa, finiamo di impacchettare tutto e ci imbarchiamo per il lungo viaggio di ritorno.
E’ stato un viaggio lungo e bellissimo, indimenticabile, abbiamo visto mille paesaggi diversi e incontrato persone meravigliose, gentili ed ospitali nonostante fosse impossibile scambiare anche solo una parola. Paesaggi selvaggi, cavalli liberi, trekking insuperabili e passi di montagna in alta quota, amici e compagni d’avventura che hanno reso tutto il viaggio un’esperienza incredibile. Kyrgyzstan, una terra di grandi avventure!
Scrivi un commento