Data Trekking: 03-04/01/2015
quota partenza: 1.600 m.
quota vetta: 2.735 m.
dislivello complessivo: 1.100 m.
Accesso da Usseglio:
Procedere in automobile, superato il paese di Usseglio, sulla strada statale sino alla sbarra di blocco auto nel Vallone di Arnas; proseguire quindi a piedi lungo la mulattiera in parte asfaltata sino al Lago dietro la Torre e poi sul sentiero segnalato fino al canalone centrale, percorrerlo fino in cima e si trova il bivacco sulla sinistra.
E’ una splendida giornata su Torino.
L’incontro è fissato al bar, come al solito, per concederci una meritata colazione le cui energie ci serviranno di lì a poco. La destinazione di oggi è il bivacco San Camillo, con partenza poco dopo il comune di Usseglio, in Val di Viù e ad accompagnarci ci sarà il nostro amico Roberto di Trekking Alps ed una sua cliente straniera in visita in queste splendide montagne.
Sappiamo che troveremo neve là in alto, dopotutto ci stiamo dirigendo a più di 2.700 metri di altitudine e non importa se la neve scarseggia quest’anno, lì ce ne sarà parecchia. Ci organizziamo quindi con indumenti termici adatti, ciaspole, Arva – solo per precauzione – e bastoncini, ma non abbiamo la minima idea di quello che veramente incontreremo.
Un lungo tragitto in macchina, attraversando tutti i paesini della valle, ci porta prima ad Usseglio, e pochi chilometri dopo alla vera e propria partenza di questi due tre giorni di trekking; sì, il programma prevede di salire oggi fino al bivacco San Camillo, domani raggiungere una delle cime lì intorno e, dopodomani, ritornare verso casa.
Zaini in spalla, bastoncini in mano, scarponcini allacciati, ci incamminiamo per la prima lunga parte di sentiero, su strada asfaltata, per scaldare bene le gambe.
“Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male. “
Renato Casarotto
I primi quattro, cinque, sei tornanti non presentano alcuna difficoltà, è una passeggiata che anche i bambini saprebbero fare, non fosse per gli zaini pieni in spalla, ma a questo siamo tutti abbastanza abituati. Poi cominciamo a trovare neve a terra, inizialmente solo a sprazzi, poi sempre di più e mista a ghiaccio dove il caldo sole l’ha fatta sciogliere nei giorni scorsi e congelare questa notte, infine, lo strato diventa più importante e troppo bagnato per sostenerci, ed è arrivata ora di inforcare le ciaspole.
Percorriamo ancora qualche tornante prima che la strada giri verso un altro versante, e qui la prima sorpresa: forti raffiche di vento ci investono, un tornante abbiamo il vento contro, uno lo percorriamo quasi di corsa sospinti da quest’arietta bella forte ma non gelata, per fortuna.
La salita comincia a diventare un po’ più impegnativa, non fosse altro per il vento che rende difficile ogni passo e la neve bagnata che ci rallenta nonostante le ciaspole, un po’ come camminare in mezzo al fango, quando sembra quasi appiccicoso e impedisce di camminare liberamente.
Un minuto di pausa ci serve anche per controllare di non finire fuori strada, ma la cartina ci conferma che il tunnel che vediamo in lontananza ci porterà poco prima del Lago dietro La Torre, che segnerà anche l’ inizio della parte più impegnativa della nostra salita.
Approfittiamo della calma del tunnel e dell’assenza di vento all’interno, per rilassarci un momento e goderci lo spettacolo dei mille ghiaccioli che scendono dal soffitto di questo tunnel scavato direttamente nella roccia; alcuni ghiaccioli arrivano addirittura fino a terra, davvero un grande spettacolo.
Riposati un momento, un piccolo snack e subito si riparte, il bivacco è ancora lontano!
Appena usciti dal tunnel ci accorgiamo, però, che non sarà semplice raggiungerlo: le raffiche di vento incontrate poco fa, aggirato il versante che ci copriva un po’, sono ora un vento forte e costante, fortunatamente non contro ma laterale, e nei momenti di raffica forte dobbiamo quasi lottare per rimanere in piedi, di proseguire, in quei momenti, non se ne parla neanche.
Tutto questo non ci fa desistere, anzi, è una sfida ancora più divertente. Le condizioni non sono pericolose, solo impegnative, e decidiamo che non ci fermeremo e non torneremo indietro, abbiamo detto bivacco San Camillo e bivacco San Camillo sarà!
Superato il Lago dietro La Torre – si chiama così per davvero- ed i pochi istanti di calma grazie alla diga che ci copriva dal vento, torniamo in balia degli elementi e, non senza difficoltà nonostante la camminata sia tutt’altro che difficile, in assenza di questo vento sempre più forte, raggiungiamo le costruzioni dell’Enel dove, rifugiandoci sul lato coperto, ci gustiamo un veloce pranzo e ne approfittiamo per qualche foto.
C’è anche tempo, rovistando alla ricerca di cibo, per accorgerci che nessuno di noi ha un accendino, e che se non ne troveremo uno al bivacco, i nostri pasti saranno tutti freddi!
Rifocillati, pronti per l’ultimo tratto, più breve ma sicuramente più impegnativo, ci rimettiamo in marcia.
Il sole ha già cominciato ad abbassarsi, le ombre sono sempre più lunghe e non è difficile intuire che arriveremo al bivacco quasi al buio. A peggiorare la situazione, guardando in alto verso la nostra meta, per quanto il vento contrario ce lo permetta, vediamo solo nuvole e quella che ha tutta l’aria di essere una bufera di neve in piena regola.
Ormai, però, nessuno neanche pensa a tornare indietro, dobbiamo farcela! Il freddo ci fa indossare le giacche pesanti e, per chi li ha – insegnamento della giornata: mai avventurarsi in montagna, soprattutto d’inverno ed in quota, senza una mascherina o degli occhiali ben coprenti, ve ne pentireste ad ogni passo! – occhiali che schermano dalla neve e dai cristalli di ghiaccio che quasi sfregiano il viso.
Seguiamo la strada più o meno battuta dai guardiani della diga con le motoslitte, la cui traccia almeno non ci fa affondare nella neve fresca, superando il pianoro ed orientandoci in gran parte grazie ai pali di segnalazione della strada, ormai tutto bianco e indistinguibile intorno a noi.
“…in ogni tempo, attraverso il vento, strada facendo, dall’Himalaya all’Oceano, io vado e imparo..”
Chantal Mauduit
Superiamo il pianoro, le piccole salite mai troppo impegnative e su strada sempre abbastanza battuta – per fortuna non ha ancora nevicato molto – prima di incontrare l’unico vero ostacolo della giornata, quello che, non fosse stato per Roberto che già conosceva la strada, probabilmente ci avrebbe fatti tornare indietro.
Di fronte a noi, neanche un centinaio di metri più avanti, la strada finisce con tre canali che salgono ripidi verso quella che, da qui sotto con la poca visibilità rimasta, sembra la cima. Dovremo prendere quello centrale e, uno dietro l’altro, ci avviamo.
Ogni passo è impegnativo, le raffiche cercano in tutti i modi di sbatterci a terra, sempre più forti, la visibilità sempre più ridotta, il freddo che comincia a farsi sentire nonostante la fatica, le gambe che iniziano a stancarsi, ed il leggero, per fortuna, strato di neve fresca che ci fa scivolare verso valle ad ogni passo, mentre noi dobbiamo salire.
Piano piano, prima Roberto e poi io, arriviamo alla fine del canalone, fotografo e straniera ancora molto impegnati a metà strada. Mi dirigo verso sinistra, superando gli ultimi metri che, da indicazioni, mi separano dal bivacco, che però ancora non vedo. Poi, sulla sinistra, appena accennata, vedo la sagoma di quella che immagino essere la piccola cappella, il Pilone San Camillo, in fondo, appena accennata tra le forti raffiche di vento, la diga e le costruzioni, e, infine, sulla destra, appare una lucina, a segnalare la meta, il bivacco!
Non ancora sicura di riuscire ad entrare senza dover scavare – qui la neve non manca di sicuro – aggiro la costruzione per ritrovarmi davanti alla porta, sapientemente costruita in modo da esser riparata, e tento di aprirla. Il chiavistello gelato, però, non accenna a muoversi e, sulle prime, un attimo di sconforto mi fa credere che sia chiuso. Quasi decisa ad andare a bussare al guardiano della diga, provo un’ultima botta secca con l’aiuto del bastoncino – le mani gelate non mi permettono di sforzare senza farmi male – e si apre!!!
La soddisfazione è indescrivibile, c’è una stufa e l’accendino – che sollievo, ci aspetta una pasta e del tè caldo! – ed il posto è meglio di un hotel a cinque stelle, almeno per noi.
Poco dopo arrivano anche gli altri, un tè caldo per riscaldarci ed una buona cena ci aspettano. Non c’è modo di vedere le stelle o la luna, è tutto oscurato da uno spesso strato di nuvole e dalla bufera che smuove addirittura le pareti. Domani dovrebbe migliorare, speriamo. Per ora meglio concedersi il meritato riposo, la giornata è stata lunga e impegnativa e ne abbiamo tutti bisogno.
La notte è stata lunga e tempestosa – questa l’ho copiata da qualche giallo all’inglese! – il vento tentava di portar via il tetto e la temperatura, nonostante la provvidenziale stufetta, è scesa quasi fino allo zero anche all’interno. Uscire fuori quelle poche manciate di seconde per liberarsi di tutto il tè caldo bevuto è stata un’esperienza traumatizzante, anche se il paesaggio da distesa glaciale era uno spettacolo incredibile.
Alle prime luci dell’alba – in questo periodo invernale parliamo delle otto più o meno, nessuna levataccia – che filtrano dalla finestrella, un leggero chiarore rispetto al buio pesto della notte, decidiamo di alzarci e bere l’ennesimo tè per mantenere calda la temperatura.
Tentiamo di raggiungere la sponda del lago per raccogliere un po’ d’acqua, nell’unica zona non gelata, ma proprio il ghiaccio sulla riva ci impedisce di avvicinarci senza rischiare di finire a bagno. Optiamo, perciò, come già abbiamo fatto per la cena di ieri sera, per sciogliere un secchio di neve grazie ai nostri fidati fornelletti e ricavarne un litro o poco più, molto lentamente.
Una buona e calda colazione ci prepara per il primo tentativo di uscita, sebbene la decisione di raggiungere una delle cime sia già quasi stata scartata.
Bastano appena due passi, completamente addobbati, ciaspole comprese, per renderci conto che oggi non andremo proprio da nessuna parte. Il beltempo quassù proprio non vuole arrivare: il vento continua a soffiare, le raffiche sempre fortissime, la visibilità ridotta a pochi passi e, a peggiorare la situazione, almeno 20 centimetri di freschissima neve polverosa ed accumulata qua e là dal vento, in cui si affonda parecchio.
Rientriamo per fare il punto della situazione: le uniche opzioni sono rimanere qui e sperare che domani migliori per scendere oppure scendere ora. L’idea di rimanere praticamente tutto il giorno chiusi qui dentro, senza neanche un libro – per una volta che dovevo portarmelo, niente! – non piace a nessuno, ed un provvidenziale messaggio da qualcuno giù in città ci fa presente che le previsioni non danno miglioramenti.
Il nuovo piano della giornata prevede quindi: passeggiata oltre il Lago della Rossa, sotto la diga, per vedere se c’è un’altra via percorribile, pranzo, ritorno a valle per la via migliore.
Ci avventuriamo sotto le sponde della diga, quel posto in cui i genitori rammentano sempre di non stare mai, per nessun motivo, ed arriviamo alla parete opposta della montagna, dove sotto cumuli e cumuli di neve si intravede un muretto, una piccola cengia che corre sul lato della montagna, a strapiombo sulla valle. La neve accumulata sopra, però, rende impossibile camminarci, e quindi la nostra via di ritorno sarà il canale per cui siamo saliti.
Rientro da sola al bivacco, dove la nostra amica straniera ci aspetta al caldo -almeno in confronto alla temperatura esterna – mentre i due uomini vanno in avanscoperta all’inizio del canale, per cercare di capire se la discesa sarà una lunga scivolata a valle o, in qualche modo, sarà possibile camminare.
Diciamo che dalle foto che riportano, la prima è l’opzione più probabile!
“La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo.”Walter Bonatti
Secondo i nostri uomini, il canale è percorribile e anzi, meglio approfittarne a breve, visto che il vento è leggermente calato e la situazione, secondo le previsioni meteo, ricomincerà a peggiorare verso sera.
Prima di mettersi in marcia, però, meglio riempire bene la pancia con una buona dose di carboidrati, che aiuterà a superare il freddo e la fatica. Noodles per qualcuno, pasta o zuppa per altri, tutti mettono qualcosa sotto i denti, anche perchè la gita inizialmente pensata per tre giorni ci ha lasciato ampio margine di scelta sul cosa e quanto mangiare.
Finito il pranzo toccano le pulizie – il bivacco va sempre lasciato in condizioni impeccabili, possibilmente migliori di come lo si è trovato, qualcuno ringrazierà di sicuro – e, ultimo ma non ultimo, il nostro ricordo sul diario, il primo World’s Paths & Trekking Alps insieme.
Armati di tutte le energie possibili e di tanta voglia di nuove avventure, ben vestiti contro tutto quello che potremmo incontrare durante la discesa, Arva indossato e acceso per ogni evenienza, chiudiamo con attenzione tutte le finestre e, nonostante il ghiaccio, riusciamo a sprangare la porta, poi è davvero ora di mettersi in cammino.
Un po’ dispiace dover ripiegare così presto, sarebbe stato bello andarcene in giro per le vette, ma è davvero impossibile questa volta.
Arriviamo al canale e praticamente, uno per volta, scivoliamo giù fino al pianoro sottostante. In alcuni punti non c’è modo di far presa sulla neve fresca, in cui si sprofonda e si scivola nonostante le ciaspole, il vento che soffia a favore rende il tutto ancora più esilarante, tra ruzzoloni, scivolate e cappottamenti vari.
Riusciti finalmente a rimettersi in piedi e pronti per affrontare il pianoro davanti a noi, le raffiche diventano di nuovo davvero forti, tanto che più di una volta rischiamo di finire con la faccia per terra da tanto ci sballottano. L’unica fortuna è che abbiamo il vento a favore e quindi camminare non è impossibile – fosse stato contro, così forte, non sono sicura che ce l’avremmo fatta – anzi, capita ben più di una volta di essere praticamente lanciati un paio di metri avanti, quasi come se stessimo balzando sulla luna, senza gravità.
La strada fino al Lago dietro la Torre non è lunga, ma tra raffiche e bufera – e senza occhiali! – è abbastanza impegnativa, insomma, sicuramente un’avventura diversa dalle altre ed entusiasmante.
Il nuovo acquisto, la nostra nuova videocamera resistente a tutto – così ci hanno assicurato – ha un’inaugurazione decisamente tosta: superato il canale, per la prima volta, riesco a fermarmi e tirarla fuori dallo zaino, riempiendolo di neve nei pochi istanti in cui lo lascio aperto, e con mano gelata e poco ferma e pochissima esperienza in merito, cerco di filmare, ormai superato il peggio o poco distante dal Lago dietro la Torre, questa spettacolare bufera, giusto nel momento in cui un timido sole fa capolino tra le nubi e i turbini di neve – scopriremo a casa che l’audio deve essere regolato meglio, sembriamo tanti pesci nell’acquario!
“Non si può pervenire in cima alla montagna senza passare per vie difficili e scoscese; non giungere alla virtù senza che costi assai sforzi e fatiche. Ignorare la strada che si deve prendere, mettersi in cammino senza guida, è come volersi smarrire, volersi mettere in pericolo della vita.”Confucio
Dopo tanto buio e visibilità limitata al minimo, riusciamo, sullo sfondo, ad intravedere il profilo delle montagne, la bufera ormai superata ci lascia in balia di un forte vento che alza la neve fresca caduta nella notte, e continuiamo a ringraziare per il fatto che quel vento non sia proprio gelido, freddo sì, ma non eccessivamente.
Una cosa è certa, abbiamo testato l’attrezzatura da pieno inverno: ghette, copri zaini, ciaspole, giacche termiche…funziona tutto alla grande!
Camminiamo ancora in mezzo a questa distesa bianca, il cielo è finalmente azzurro sopra di noi, riusciamo a vederlo, ma alla nostra altezza non c’è nulla di distinguibile, ci orientiamo coi pali di segnalazione della strada battuta per i guardiani della diga, poi, all’improvviso, appare la sagoma del lago, delle costruzioni, della diga: un secondo prima non c’era nulla, un secondo dopo, come per magia, eccoci arrivati a quello che sappiamo essere il punto di svolta.
Come all’andata, infatti, superato il lago e raggiunto il tunnel, ci godiamo qualche istante di silenzio – il rumore del vento può essere assordante – ci sistemiamo e riusciamo a scambiare le prime parole senza dover gridare come matti, in tranquillità.
Un veloce snack e, usciti dall’altro lato del tunnel, siamo praticamente proiettati in un nuovo mondo.
E’ incredibile, qualcosa come cento metri prima eravamo immersi nel tempo peggiore in cui avessimo mai camminato; entriamo nel tunnel, facciamo quattro passi, e ci aspetta il sole, un cielo terso ed un vento forte, ma nella norma. Meraviglie della montagna.
La strada è ancora lunga, c’è molta più neve a terra e ce ne accorgiamo dal guard rail, prima appena sporco di neve ed ora quasi nascosto, ma orma il peggio è passato. Ci godiamo la tranquillità dei molti tornanti, giocando ad indovinare le vette che ci circondano – ci sono cinque punte identiche a quelle che si vedono dalla Val Susa ma che sono di certo parte di una altro gruppo! – e tentando di misurare il vento che abbiamo lasciato lassù.
Ci giriamo indietro, poi, per la prima volta, scoprendo che l’unica cima coperta da minacciose nuvole scure è proprio là dov’eravamo noi: il nostro intuito non sbaglia mai, cerchiamo avventure e le troviamo come nessun altro sa fare!
Arrivati, infine, alle macchine, dispiace davvero togliersi le ciaspole e svestirsi, ma ormai è pomeriggio inoltrato, ci abbiamo messo diverse ore a scendere, quasi quante a salire, e la stanchezza si fa sentire. Ci salutiamo, sicuri che avremo presto occasione di infilarci nuovamente in qualche pasticcio avventuroso e adrenalinico, ne siamo certi!
AP
P.S.: siamo contentissimi di aver realizzato il nostro primo vero e proprio reportage, completo di video foto, accettiamo ogni suggerimento, critica e, perchè no, complimenti, per migliorarci sempre!
super atti!!! ti sei superato stavolta!!!!
Il giorno 2 sarà ancora più Super!!
Stupendo, mi hai fatto rivivere le belle giornate da ragazzo in Piemonte, non vedo l’ora di tornarci, Usseglio, il lago di Malciaussia….meraviglia…
Posto fantastico, ci torneremo con il bel tempo. Con la bufera del giorno dopo non siamo riusciti a goderci il posto al 100%
Bellissimi racconti come sempre, fantastiche foto, splendida avventura!
Grazie mille!! La seconda parte sarà ancora più interessante !!