Lisbona, affollata come tutte le grandi città, calda da metà agosto, ma anche affascinante. Una città spettacolare, piena di storia e cultura, posti famosi da visitare ed altri nascosti e altrettanto interessanti.
Ci arriviamo in meno di un’ora di treno, comodamente preso dietro l’ostello – e quasi perso a causa di una colazione lunga – e visto che è di strada e l’esperienza mi insegna che è molto distante, a piedi, dal centro di Lisbona, ci fermiamo a Belém, per ammirare la famosa torre ed il monastero. E’ davvero un posto interessante e particolare, appena fuori dalla città e meno densamente abitato, molto verde, pieno di parchi e giardini, con questo lungo fiume – il Tago, davvero imponente a quest’altezza, poco prima che si butti nel mare – infinito che va verso Lisbona.
Senza una meta ben precisa, con tutta la giornata davanti per scoprire qualche angolo nascosto, ci aggiriamo tra le viuzze che offrono scorci particolari, un po’ lontani dalla trafficata via principale.
“Le radici sono importanti, nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove.”
Pino Cacucci
Gialli bus turistici a due piani ci sfrecciano a pochi centimetri, portando le prime orde di turisti all’assalto del Mosteiro dos Jerónimos e della famosissima pasticceria dove vengono prodotte gli squisiti pasticcini tipici del luogo, i Pasteis de Nata. E incredibile quanta gente ci sia in coda davanti a quel negozio, quando praticamente ovunque è possibile comprarne, magari con la possibilità di mangiarli subito, caldi e in compagnia di un buon caffè.
I turisti proprio non li capisco, non questo genere almeno!
Cominciamo la nostra visita, prima alla scoperta del Monastero, da fuori…
…e poi da dentro – anche se non è permesso fare foto, Attilio meriterebbe una bella sgridata! – dove un anziano signore, incurante della folla, è intento a pregare.
Di nuovo all’aria aperta, facciamo due passi attraverso i giardini, gustandoci un piccolo spuntino portato da casa – ok, dal super market dietro l’ostello – prima di andare a fare alcune foto di rito alla Torre di Belém, dove praticamente tutti sono intenti a farsi selfie e foto di gruppo.
Anche qui, decidiamo di non entrare, la coda molto lunga e le cosa da vedere ancora troppe per perdere ore qui.
Quasi tentati da prendere un passaggio con uno dei molti Tuk Tuk che offrono giri turistici per la città, ci incamminiamo verso Lisbona, con l’intenzione di arrivare almeno fino al Ponte del 25 Aprile, uno dei due maestosi ponti che attraversano il fiume Tago dalla città di Lisbona.
Prima di arrivarci, reduce dall’esperienza dello scorso anno, decidiamo di risparmiare le gambe e fare una fermata con il treno, che ci porterà direttamente in centro città. La strada è molto lunga, il sole già alto brucia, e i posti da vedere ancora tantissimi, così come i chilometri da fare.
Ovviamente ci ripromettiamo di attraversarlo, il ponte, quando riprenderemo la macchina per dirigerci nuovamente verso Sud. Non ha nulla di particolare, non per tutti almeno. Ma a me, lo scorso anno, passandoci sotto e non conoscendone la storia, mi ha ricordato in maniera incredibilmente forte il Golden Gate Bridge di San Francisco, con le sue campate rosse in ferro, ed il simil Cristo Redentore di Rio De Janeiro, sulla sponda opposta, mi avevano creato una certa confusione.
Documentandomi, successivamente, ho poi scoperto che la statua del Cristo sulla sponda opposta è davvero una copia del Cristo Redentore di Rio, un ringraziamento per esser stati risparmiati dagli effetti della Seconda Guerra Mondiale.
Infine, eccoci a Lisbona!
Per cominciare alla grande, dopo un primo giro nella enorme Praça do Comércio, la piazza del Commercio, da dove parte l’affollata via principale, la via dello shopping, ci infiliamo su una delle storiche carrozze del Tram 28, con i suoi interni in legno, piccola e agile nelle stradine strette e tortuose di Lisbona.
E’ interessante notare che il più grosso cartello, all’interno, non sia di timbrare il biglietto o averlo – impossibile, a differenza dell’Italia, salire senza infatti, è il conducente che verifica al momento di salire – ma di guardarsi dagli scippatori. Eh già, tutto il mondo è paese!
Saltiamo giù – in senso figurato, tranquilli – al centro del quartiere dell’Alfama, questo grazioso intrigo di vicoletti in pendenza, pieni di scale e discese – o salite se arrivate dal basso, meglio scendere però – dove si può avere qualche scorcio di quotidiana vita portoghese, tra i panni stesi e le grida dal balcone, i moltissimi miradouros, belvedere da cui osservare la città dall’alto.
Poi, dopo svariati chilometri, persi – apposta – in giro, visite, metropolitana, insomma vita da turisti, arriviamo in una viuzza quasi deserta, dove abbiamo modo di vedere una delle tipiche piccole cremagliere – o almeno credo siano cremagliere – che portano ai diversi livelli della città, inerpicandosi su e giù per i vicoletti stretti, con le carrozze quasi sempre autografate e dipinte da qualche writer, magnifiche!
Soddisfatti della nostra giornata, con la pancia vuota e l’ora di cena che si avvicina, ci dirigiamo verso il Bairro Alto, il quartiere dei locali e della vita notturna. Addobbato a festa -chissà se era una ricorrenza speciale o è sempre così – è ancora vuoto, ma c’è ancora luce in cielo e, quindi, non è ancora ora della fiesta. La scelta del locale è impegnativa, ci sono parecchie stradine dove i locali si susseguono uno in fila all’altro, tutti con qualche cosa di particolare che ti attira, peccato non poter prendere qualcosa in ogni luogo.
Alla fine optiamo per un localino che offre quattro strettissimi tavoli all’aperto, in modo da goderci lo spettacolo della gente, la più svariata, che passeggia avanti e indietro, mentre noi gustiamo dell’ottima sangria e un bel panino super ripieno.
Con la pancia piena e le gambe distrutte dai molti chilometri di oggi, ci dirigiamo verso la stazione, per prendere il treno che ci porterà a casa. Piano piano la luce scompare, tingendo il cielo dei più svariati colori, mentre noi scendiamo verso il fiume, a lato di un’altra cremagliera, l’ultima che vedremo in questa nostra visita.
Siamo stanchi ed il fatto che ci sia un materasso ad aspettarci è quanto mai invitante, durante il viaggio in treno è difficile tener gli occhi aperti, e arrivati in camera, una doccia veloce, e siamo subito a dormire.
Domani si riparte, verso sud, verso il surf, verso la tranquillità, lontano dal casino della grande città: nuove avventure ci aspettano.
“Oltre l’est l’alba, oltre l’ovest il mare, e tra l’est e l’ovest la sete del viaggiatore che non mi dà pace.”
Gerald Gould
AP
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