Piove di nuovo, ancora. Ormai è abitudine svegliarsi sotto un’irritante pioggerellina. I nostri sogni di lunghi trekking giornalieri sono svaniti appena abbiamo aperto gli occhi, ma certo non ci fermiamo per così poco.
Cerchiamo tra cartine e mappe varie, suggerimenti dai centri visitatori e alla fine decidiamo: c’è un lago lungo la strada verso Field, il Dog Lake, poco dislivello, un anello non troppo lungo che ci permetterà nel caso di scappare velocemente, se dovesse piovere troppo forte.
Seguiamo le indicazioni dall’autostrada e parcheggiamo nel classico parcheggio all’inizio del sentiero. Ci siamo solo noi, un camper e un furgone, saremo soli con molta probabilità. Infiliamo gli scarponcini e si parte.
Non abbiamo camminato neanche per cento metri che arriviamo ad un fiume e non uno ma ben due ponti.
Superati i due ponti ci immergiamo in una fitta foresta, lungo un sentiero inizialmente ampio e piatto, che pian piano diventa più ripido e stretto, fino a terminare sulla cima della collina in uno stretto passaggio fra tronchi ed alberi, ricoperti da un fitto strato di muschio verdissimo.
Il panorama è da foresta tropicale – anche se non l’ho mai vista, credo che sarebbe così! – e sentiamo il terreno morbido ad ogni passo, segno che stiamo camminando su di uno spesso strato di legna e foglie e vecchi alberi caduti.
Un’oretta di cammino ci porta al lago, che vediamo solo una volta arrivati sulla sponda, fuori dal fitto del bosco.
Decidiamo di fare due passi sulla riva del lago, nella speranza di vedere un orso o un alce sulla riva opposta, ma non siamo fortunati oggi. C’è un silenzio incredibile, rotto dal cinguettare di qualche uccellino e ci godiamo il momento. Vediamo una coppia di papere o anatre a pochi metri dalla riva e decidiamo di avvicinarci per fotografarle meglio, ma appena arriviamo sulla sponda del lago, una delle due impazzisce e comincia a gridare a squarciagola.
Rimaniamo immobili, temendo di averla spaventata, ma lei continua a gridare. Decidiamo allora di allontanarci…e scopriamo il perchè di tanto casino: siamo a meno di un metro dal suo nido e dal suo bell’uovo blu!
Ci divertiamo per una buona mezz’ora, provando la nuova fionda e gustandoci un buon pranzo a base, di nuovo, di bagel e hummus.
Poi è ora di tornare indietro, un po’ per la strada che dobbiamo ancora fare, un po’ perché le zanzare non ci danno tregua. Optiamo per un giro di ritorno più lungo, che probabilmente aggira la collina senza salire di nuovo fino in cima.
Camminiamo più a lungo per il rientro, il sentiero è lungo quasi il doppio che all’andata, ma è talmente piacevole che non ci accorgiamo né della stanchezza che piano piano si accumula nelle gambe, né del caldo, che col diradarsi delle nuvole è sempre più forte.
In breve ci ricongiungiamo con il sentiero principale che corre lungo il fiume, in alto a metà della collina. Sentiamo il fiume scorrere una decina di metri più in basso, ma ancora non lo vediamo.
Poi una deviazione ci fa scendere verso la riva e vediamo il ponte. E’ uno spettacolo, una scena da film.
Ci prendiamo il giusto tempo per attraversare i due ponti, stabili, ma vagamente traballanti, per poter resistere alle intemperie invernali ed alle eventuali piene del fiume.
Poi siamo nuovamente al parcheggio, alla macchina, si torna a guidare: andiamo alla scoperta di altri posti meravigliosi!!!
AP
:-)))
Dovevi sentirla quella papera, se ne andava avanti e indietro urlando come non mai! Credevo le pigliasse un infarto 😉
Semplicemente splendido!
😀 Grazie fedele lettore!!! Magari un giorno si organizzerà un trekking tutti insieme