Altra sveglia sotto un cielo grigio e piovoso, di sicuro il meteo non ci sta rendendo le cose facili.
Non ci lasciamo scoraggiare, ma decidiamo di gustarci un buon caffè caldo con dei brownie al cioccolato e marshmellows, e anche un piccolo panino uova e bacon tanto che ci siamo, nel paesino di Lake Louise – il paese più caro mai visto, decidiamo di non comprare il pane perché 10$ per mezzo chilo sono davvero troppi. Proprio mentre siamo in coda, comincia a piovere decisamente forte e non possiamo far altro che aspettare, mangiare con calma e sperare che passi in fretta.
Nel mentre, ci consultiamo e decidiamo il da farsi per la giornata: impossibili i trekking lunghi vista la decisa possibilità di infradiciarsi, optiamo invece per una passeggiata verso un punto d’osservazione che dovrebbe permetterci di vedere il famoso lago O’Hara, o almeno la sua valle, andremo al Paget Lookout, ancora entro i confini dello Yoho National Park.
Pochi chilometri ci conducono al parcheggio iniziale, un centinaio di metri dopo il Great Divide Lodge in direzione Field.
Decidiamo di portare solo uno zaino con acqua e uno spuntino, è un trekking veloce,
E’ una giornata umida e abbastanza buia, uno spesso strato di nuvole ci accompagna nel tratto iniziale di questo trekking. Inizialmente percorriamo un tratto quasi in piano nel fitto del bosco, superando svariati torrentelli e piccoli corsi d’acqua.
Siamo immersi nel verde, tra alti alberi e muschio ovunque. Poi pian piano cominciamo a salire, alcuni tratti sono abbastanza in pendenza, su di un sentiero a tratti pietroso, ma mai difficile o pericoloso. Ci godiamo la vista man mano che gli alberi si diradano, cominciamo a vedere la valle di fronte e la sconfinata foresta.
In meno di un’ora scorgiamo l’arrivo del Paget Lookout, una casetta bianca su di uno spiazzo roccioso, alla base della parete che porta al picco.
Già sappiamo che neanche proveremo a raggiungere il Paget Peak, il sentiero da qui in avanti è descritto come scarpinata scivolosa e oggi sicuramente non è il giorno giusto per testare le nostre capacità di arrampicatori, con tutta l’acqua che scende sarebbe davvero troppo.
Ci gustiamo uno spuntino veloce, un frutto e qualche biscotto, mentre ammiriamo la vista da quassù e decidiamo che prenderemo la deviazione per il lago Sherbrooke, quella pozza color turchese che scorgiamo alla nostra sinistra, in basso.
Da quassù riusciamo a scorgere anche il nostro ormai caro trenino rosso canadese, che con la sua flemma, piano piano, percorre tutto il Canada, trasportando su e giù le sue centinaia di tonnellate di merci.
Entriamo un momento nella casetta, una sorta di rifugio dalle intemperie, molto diversa dai nostri bivacchi. E’ spoglia, solo due panche e qualche mensola con un vecchio diario di vetta rosicchiato dai topi e pieno di loro escrementi. Decidiamo di non toccare nulla e tornare giù.
Ancor prima di accorgercene abbiamo percorso i pochi tornanti e siamo di nuovo immersi nella foresta. Al bivio a cui prima avevamo svolato per incamminarci verso la cima, ora prendiamo per il lago e, mentre comincia nuovamente a piovere – siamo stati graziati per poco più di un’ora, troppo bello per durare! – arriviamo sulla riva.
Da qui sotto non sembra così azzurro come si vedeva dalla cima, ma certamente questa luce cupa non aiuta.
In breve tempo siamo tornati alla macchina. Sta di nuovo piovendo, per fortuna non troppo forte. Lo spuntino l’abbiamo già consumato ed è decisamente ora di pranzo, ma non vogliamo solo mangiarci qualcosa in macchina al volo, così ci dirigiamo verso le Takakkawa Falls, le cascate che ci hanno tutti consigliato di andare a vedere.
Arrivati al parcheggio, siamo accolti da corvi neri grossi come gatti, un po’ inquietanti, ma maestosi. Pranziamo prima di avviarci sul brevissimo sentiero che ci porterà alle cascate, che già scorgiamo oltre le cime degli alberi.
Il pranzo è veloce, visto che ovviamente ricomincia a piovere e i bagels bagnati sono decisamente immangiabili. Infiliamo di nuovo le giacche impermeabili e camminiamo il chilometro scarso che ci porta davanti alle cascate. Ovviamente è un altro di quei posti troppo turistici per i nostri gusti, pieno di gente, ma ne vale la pena spendere una mezz’ora per vederlo.
Complice la pioggia e i tanti turisti, torniamo in fretta alla macchina. Stiamo per lasciare lo Yoho National Park.
Oggi non sono previste ore e ore di guida, la nostra destinazione è la città di Banff, a circa 60 km da dove siamo ora, e lungo la strada – decidiamo di prendere la vecchia autostrada, che allunga un po’, ma ci permette di passare tra boschi e vecchi paesini, la Bow Valley Parkway o 1A – ci aspetta un amico dal pelo nero.
Ci dirigiamo senza pensieri direttamente al campeggio vicino al Lago Minnewanka – quello che avevamo scelto perchè economico, sebbene con meno servizi, circa 16$ a notte a piazzola – scoprendo però che le date di apertura che abbiamo sono dello scorso anno, apertura rimandata quest’anno. Proviamo con un secondo campeggio lì vicino, ma è pieno.
Un po’ sconsolati, proviamo un terzo campeggio poco distante, nei pressi di Tunnel Mountain, e finalmente troviamo posto. E’ un campeggio molto più turistico con entrata presidiata a tutte le ore. Ci assegnano addirittura una piazzola senza possibilità di scelta e la cosa ci infastidisce un po’ – soprattutto perchè alla fine abbiamo pagato 27 $ a notte, senza contare il permesso per accendere il fuoco, altri 10 $ circa al giorno – visto che non ci sono alberi a portata per legare il telo.
Scopriamo poi poco dopo, quando il cielo si apre e finalmente abbiamo la possibilità di guardarci intorno, che è un posto spettacolare, con vista sull’imponente Mount Rundle.
Ci godiamo un’ottima cenetta con carne e marshmellows e passiamo molto tempo ad ammirare il paesaggio intorno. Nonostante sia un campeggio abbastanza trafficato, sono tutti molto silenziosi e tranquilli, si ha quasi la sensazione di esser soli.
Per concludere la giornata, ci concediamo una passeggiata a Banff, in città, con una birra – meno di 10$ a testa, incredible! – in un localino messicano non male. Siamo a Banff, l’abbiamo vista in foto tante di quelle volte e tante altre abbiamo desiderato andarci: oggi i nostri sogni, uno almeno, diventa realtà!
Non siamo molto stanchi, ma dopo la passeggiata andiamo volentieri a dormire. Domani è l’ultimo giorno di vacanza, poi si ritornerà alla nostra nuova vita normale e dobbiamo essere riposati per goderci entrambi.
Buonanotte!
AP
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