Siamo davvero disorganizzati: una settimana per decidere ed arriva l’ora di partire che non abbiamo neanche fatto gli zaini, ne’ tanto meno abbiamo idea di dove andare.
Zaino fatto al volo, telefonata di lavoro all’ultimo secondo, attesa interminabile e poi manca ancora la spesa, e ovviamente passiamo per Calgary durante l’orario di punta, quindi ci becchiamo la coda. Nonostante tutto, ormai a metà pomeriggio, raggiungiamo Banff. Decidiamo di andare al Visitor Center fuori città, nella speranza di non trovare troppa gente. In effetti non c’è nessuno, ma la ragione è presto detta: non si possono prenotare i campeggi di qua.
Quindi si riparte, parcheggiamo in centro, corriamo al Visitor che sta per chiudere e prenotiamo l’ultima piazzola rimasta in tutto il parco, al Lost Horse Creek Campground (segnalato come Redheart 6), nella zona dell’Egypt Lake. Saliamo in macchina e cominciamo a dirigerci verso la zona e nel mentre decidiamo che prima di intraprendere i 6 km per raggiungere il campeggio, abbiamo tempo per un altro giro veloce, così ci dirigiamo allo Stanley Glacier.
La scelta è fatta più o meno a caso, tra i posti vicini alla zona del campeggio e non troppo lunghi come sentiero.
Lungo la strada, la route 93 che porta al Kootenay National Park, abbiamo la prima sorpresa. Dietro una curva troviamo il nostro primo alce: è piccolo, senza corna e lo vediamo giusto per qualche secondo, sfrecciando sull’autostrada, ma abbiamo comunque visto il nostro primo alce.
Proseguiamo ed entriamo nel Kootenay National Park, e poco dopo abbiamo raggiunto la nostra meta, l’inizio del trekking per lo Stanley Glacier.
La vista già promette bene dal parcheggio e fatti i primi passi siamo immersi nei colori brillanti del cielo, degli alberi e dei fiori che ci circondano. Saliamo la prima collina lungo qualche tornante, ampio e mai troppo in salita e non appena raggiunta la cima, siamo ricompensati dalla prima vista sul ghiacciaio. E’imponente, là in fondo alla vallata e non vediamo l’ora di arrivarci.
Il sentiero poi scende in un avvallamento, prima di risalire per l’ultima volta verso la fine, ufficiale, del sentiero in un avvallamento roccioso. Ci fermiamo un po’ ad ammirare le due cascate che scendono dalla parete di roccia e scompaiono poi nella ripida vallata.
Ci guardiamo in giro e scopriamo che sì, il sentiero ufficialmente termina qui, ma altri due sentieri scavati dal continuo passaggio dei camminatori, proseguono verso il ghiacciaio, uno passando sotto le cascate, l’altro sul versante opposto.
La nostra veloce passeggiata è appena diventata una lunga e abbastanza faticosa scarpinata su per le rocce, ma ogni singolo passo è ricompensato da una vista fantastica. La stretta vallata, racchiusa da altissime pareti scavate nei secoli dal ghiaccio, ha una piccola collina nel mezzo – abbiamo imparato dai tanti cartelli di spiegazione, che è una formazione tipica delle vallate glaciali: alte pareti laterali, quasi a picco sulla valle, ed un picco o piccola montagna al centro.
La cosa interessante è che questa piccola montagna ha un bellissimo altipiano da cui sgorga una fiume che si lancia a capofitto giù nella valle, e ci si può arrivare abbastanza facilmente.
Superiamo il fiumiciattolo che prosegue dopo la cascata e quasi ci arrampichiamo verso l’altipiano. Ormai sono quasi due ore che camminiamo, altro che piccola visita da un’oretta.
Arrivati in cima, le gambe bruciano, ma non potremmo essere più felici. La difficile scarpinata, infatti, scoraggia molti dei turisti arrivati fino alla partenza di questo secondo tratto, e siamo qui quasi soli, noi ed un’altra coppia, l’intera vallata tutta per noi.
A questo punto, possiamo riposarci un pochino. Infilate le giacche ed i cappelli – eh sì, siamo saliti parecchio e, soprattutto, ci siamo avvicinati molto al ghiacciaio e l’aria comincia ad essere davvero fresca – tiriamo fuori il nostro spuntino: un banana a testa, qualche biscotto ed un pacchetto di carotine, le giuste energie per affrontare la discesa.
Cominciare la discesa è davvero difficile: non riusciamo a staccarci da questo posto, quasi rimpiangiamo di non avere la tenda dietro, sarebbe un ottimo posto per passare una notte emozionante – è vietato, ma chi verrebbe mai a cercarci quassù?
Dobbiamo quasi forzarci a scendere, e non prima aver visto da vicino ogni singolo angolo: saliamo il più possibile lungo la pietraia che porta al ghiacciaio, ma avendo un normale paio di scarpe da ginnastica – l’arrampicata non era proprio prevista ad inizio camminata! – non riusciamo ad andare troppo in alto, oltre che le gambe cominciano presto a bruciare.
Decidiamo di rientrare seguendo l’altro sentiero che sembra più breve, quello che corre sul lato opposto della valle, di fronte al ghiacciaio. Dobbiamo aggirare il piccolo altipiano e, per farlo, con nostro immenso dispiacere 😉 dobbiamo passare per il punto in cui nasce il fiume, o meglio, dove risale in superficie da sotto le rocce, per poi lanciarsi giù verso la valle.
Tristi per dover lasciare questo posto, ma immensamente felici di averlo scoperto così, per caso, ci avviamo in fretta verso il sentiero da cui siamo arrivati, godendoci ogni passo lungo la valle, immersi nei colori brillanti di questa splendida giornata.
In un’oretta più o meno siamo di nuovo alla macchina, ma ben lontani dall’aver finito di camminare per oggi. Quello che doveva essere solo una piccola passeggiata per riempire un’oretta, è diventato un trekking di un pomeriggio intero, ed ora ci restano altri sei e più chilometri per raggiungere il campeggio dove dormiremo stanotte.
Saliamo in macchina e ci avviamo verso la nostra nuova avventura, impazienti di scoprire altri posti fantastici.
AP
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