Da ormai molti mesi sogniamo un lungo weekend ritagliando un giorno di lavoro in Smart Working da remoto, e finalmente siamo riusciti a trovare il posto ed anche la compagnia. Il posto, che dire, il Covid non porta solo difficoltà e problemi: una studentessa di oboe, scozzese, fortunata proprietaria di una bellissima villetta nel paese di Névache, non potendo tornare a prendersene cura, ha trovato non una coppia ma ben due, felicissimi di occuparsene! Partiamo con una macchina stracolma di borse e attrezzatura e superiamo il confine francese passando dal Colle della Scala, sempre un posto fantastico, e scendiamo giù entrando praticamente diretti a Névache, alla ricerca di questa casetta. Giriamo un momento, le indicazioni sono un disegno a mano libera su un foglio, fotografato ed inviato, non proprio le coordinate gps, ma fa parte del divertimento. Parcheggiamo, troviamo le chiavi e…wow! La casa è davvero uno spettacolo, curata in ogni dettaglio, tante scale e stanzette su tutti i piani, una perfetta casetta di montagna che ti fa sentire a casa, con l’immancabile salotto con caminetto e vetrata sul giardino. Senza parole ci accomodiamo e ci prepariamo una bella cenetta, poi dritti a nanna che domani si lavora. Ci svegliamo con i raggi di sole che filtrano dalle tende ed in breve ecco che un bel profumino di caffè ci sveglia definitivamente. Decidiamo di goderci una bella colazione all’aperto, in giardino, guardando le galline e le caprette del vicino che cominciano anche a rubarci un po’ di mele. Ben nutriti, siamo pronti per una giornata di lavoro alternativa, di certo la vista non manca e a volte è facile distrarsi guardando il fantastico panorama, la giornata passa in fretta ed a fine pomeriggio abbiamo tutti finito con il dovere e siamo pronti per il piacere: ci dirigiamo nel bosco appena dietro casa e facciamo un breve giretto verso un pinnacolo che spunta tra gli alberi, arrivando ad arrampicarci sui primi gradoni. Poi si torna a casa, ben affamati e pronti per una bella cenetta, semplice e gustosa, con salamelle e patate. Proviamo a vedere un film, ma ben presto gli occhi si chiudono e finiamo per addormentarci tutti sul divano, per poi spostarci ai piani di sopra strisciando i piedi e buttandoci sotto le coperte. La sveglia suona presto, abbiamo fatto una bella notte riposante e siamo pronti per un gran bel giro: abbiamo la fortuna di essere in una bellissima vallata e non possiamo farci sfuggire un lungo giro ad anello molto conosciuto, che promette però di essere davvero spettacolare, il Tour des Cerces. Prendiamo la navetta che ci porta in fondo alla valle, oltre il campeggio di Fontcouverte dove in occasione del compleanno di Mara, avevamo raggiunto il bellissimo Pic du Lac Blanc. Scesi dal bus, non siamo soli, ci sono un bel po’ di persone che si avviano sul sentiero con noi e speriamo di seminarne la gran parte al più presto. Subito incrociamo un gruppo di pastori al Refuge des Drayeres, pronti a liberare un bel gregge di pecore per portarle al pascolo, poi si riparte dritti e senza soste verso i primi laghi, il Lac Rond ed il Lac du Grand Ban, praticamente una enorme spiaggia della riviera romagnola. Non ce lo facciamo dire due volte e imbocchiamo la deviazione che ci porterà al primo dei tre colli e poi in vetta, verso Pointe des Cerces. La salita fino al colle è abbastanza facile, e poi comincia la neve e tutto diventa scivoloso, soprattutto per i nostri due amici decisamente alle prime armi e non proprio ben equipaggiati – i bastoncini sono basilari in questi casi. Piano piano saliamo, a tratti affondando fino alle ginocchia, a tratti quasi dobbiamo scavare gradini nel ghiaccio, ma alla fine raggiungiamo l’ampia vetta e ci godiamo il panorama su tutte le vette circostanti. Ci prendiamo un po’ di tempo per riconoscerle tutte e decidere qual è la migliore via per la discesa, prendiamo in considerazione una direttissima giù per un canale, ma per fortuna arriviamo alla conclusione che è davvero eccessivamente diretta, diciamo quasi verticale…meglio un bel lungo giro con una buona certezza di tornare a casa tutti interi. Scendiamo da dove siamo saliti e ben presto la discesa diventa una lunga scivolata, mezza in piedi e mezza di sedere ed arriviamo al prato verde al fondo belli fradici. Decidiamo di tagliare un lungo tornante scendendo diretti al lago di Cerces da dove poi si ricomincerà a salire verso il secondo e poi il terzo colle. La fatica comincia a farsi sentire quando, dopo aver raggiunto il Col de la Ponsonniere, si torna a scendere per poi risalire verso il punto più alto di questo lungo giro, il Col des Beraudes a poco meno di 2.800 metri. L’ultima salita è davvero ripida ed il terreno secco e sabbioso non aiuta di certo, con due passi avanti e uno indietro e qualche passaggio decisamente esposto. Ed infine eccoci al colle, soffia un bel venticello fresco e ci ripariamo dietro una roccia per sgranocchiare mele e cioccolato, e poi giù a rotta di collo verso l’ultima lunghissima parte di percorso che ci riporterà verso Laval ed il piccolo bus per tornare a casa. E’ quasi una corsa contro il tempo, non ci resta molto prima della partenza dell’ultima navetta, le ombre si allungano e le gambe sono stanche per i tanti chilometri percorsi, però ce la facciamo ed arriviamo al parcheggio, già in coda per salire sul bus, incrociamo le dita che abbia posti a sufficienza! Per fortuna riusciamo a salire, siamo quasi tra gli ultimi ma l’importante è avere un posto assicurato, non tutti sono stati così fortunati e qualcuno si ritrova a cercare passaggi di fortuna. Arriviamo a casa dopo una bella mezz’ora di sonno cullati dalle curve, stanchi e soddisfatti per la grande giornata. Gustiamo un’altra bella cena con bella dose di carboidrati per ripristinare le tante calorie bruciate ed in 5 minuti siamo già a dormire, troppo stanchi anche solo per pensare. La nostra ultima giornata a Névache è lenta e rilassante, ci prendiamo tutto il tempo che serve per una colazione piena e soddisfacente, poi è ora di sistemare tutto e dare anche una sistemata alle erbacce in giardino che stanno prendendo il sopravvento. Facciamo le borse e carichiamo la macchina, ma non è ancora ora di riattraversare il confine: consultando uno dei tanti libri interessanti trovati in salotto, scopriamo una bella falesia poco lontano e decidiamo di cimentarci in qualche tiro di arrampicata e un po’ di lettura rilassante ai piedi di qualche albero. Quando il sole comincia a tramontare, è ora per davvero di ritornare in Italia e basta davvero poco, dieci minuti di macchina attraverso il Colle della Scala ci portano nella bellissima Valle Stretta, e visto che è ora di cena ci lasciamo tentare da una bella polenta al Rifugio Terzo Alpini, e siamo anche senza contanti quindi la cena è contingentata e programmata in anticipo con la simpatica cameriera che sta al gioco e ci prende in giro dicendo che rimane addirittura budget per un caffè! E’ poi ora di tornare a casa, questa volta per davvero! AP [flickr_set id=”72157716165886408″]
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