19 agosto 2020
Dopo tanto girovagare, è ora del primo vero trekking di più giorni. Partiamo dal piccolo paesino di Mazzin, zaini pieni in spalla, tenda inclusa per evitare di infilarci in rifugi strapieni. A passo deciso e senza esitare, ci dirigiamo veloci verso il Rifugio Antermoia che vediamo a lungo dopo un primo passo lasciatoci alle spalle, pieno di turisti arrivati direttamente con la seggiovia – è brutto veder arrivare in questo ambiente selvaggio e spettacolare, persone che non sono preparate ad arrivare quassù. Il rifugio è pieno, dentro e fuori, ci fermiamo giusto il tempo necessario per uno spuntino e poi si riparte, attraversando il desertico paesaggio nell’avvallamento del Lago di Antermoia.
Camminiamo ed in breve siamo in cima agli stretti ed affollati tornanti che portano al passo di Antermoia dove per fortuna quasi tutti girano i tacchi e tornano indietro. Siamo quindi finalmente quasi soli mentre scendiamo prima verso il Rifugio Passo Principe e poi ancora giù verso la nostra meta finale, il Rifugio Vajolet. Arriviamo troppo presto per cenare già e così decidiamo di montare la tenda in un piccolo spiazzo erboso poco sotto il rifugio – ovviamente con il benestare del rifugista – ma la giornata non è finita, si sale ancora!
Le gambe sono belle stanche, ma non così tanto da rinunciare a vedere il panorama proprio sotto le Torri del Vajolet. Così saliamo prima al Rifugio Re Alberto e poi, ancora insoddisfatti, fino al Rifugio Passo Santner da dove la vista si apre sulla valle successiva ed è davvero una grande soddisfazione dopo tanta fatica. Scendiamo veloci, giusto in tempo per una cena in rifugio, in una stanzina laterale e appartata, perfetta per concludere una serata in compagnia.
20 agosto 2020
Ci svegliamo sotto un bel sole dopo una notte bella fresca che però ha dato riposo alle gambe cotte dalla tanta salita di ieri. Oggi non si sale più, o almeno queste sono le premesse che durano davvero poco perché ci infiliamo subito sul sentiero che ci consigliano, non ben sicuri di dove andremo a finire. Passiamo sotto delle pareti davvero impressionanti dove scorgiamo in alto piccole formichine colorate appese qui e là che arrampicano e salgono verso la cima. Proseguiamo e ci infiliamo sul Sentiero delle Pecore per poi fare una lunga, lunghissima discesa che ci porta sopra il paesino di Pera di Fassa e da qui proseguiamo ancora per gli ultimi 2 chilometri che, finalmente, ci portano alle macchine a Mazzin.
Non perdiamo tempo, togliamo le scarpe, infiliamo delle comode ciabatte e saliamo subito in macchina in direzione delle Odle, che esploreremo domani.
21 agosto 2020
Dormiamo proprio sotto alla stradina che porta al parcheggio del Parco delle Odle e ci svegliamo sotto un bel sole. Le gambe son belle cotte dalla lunga camminata dei giorni scorsi, così oggi optiamo per una giornata dedicata all’arrampicata. Ci incamminiamo sul bel sentiero quasi pianeggiante Adolf Munkel, a spalle il necessario sia per arrampicare che per riempire le pance già affamate di primo mattino.
Ci infiliamo in direzione di alcuni bei pietroni al sole che ci hanno indicato e scopriamo di non esser soli, però c’è spazio per tutti e ci godiamo una bella giornata rilassante e divertente fino all’ultimo raggio di sole. Rientriamo alle macchine per l’ultima cena insieme, domani le nostre strade si separeranno, i nostri amici torneranno prima di noi per proseguire la loro vacanza verso il sud Italia. Per noi, invece, si prospetta ancora qualche giorno dolomitico.
22 agosto 2020
Ed eccoci finalmente soli, pian piano il gruppo si è separato ed ora ci godremo gli ultimi giorni da soli. Il meteo non promette bene, anzi, è davvero pessimo, così dopo tanti giorni a dormire tra macchina, furgone e tenda, stanotte finalmente ci dirigiamo in un vero letto, caldo e comodo.
Arrivati alla nostra destinazione, siamo contenti di aver deciso di avere un tetto sopra la testa perché è caduta tanta, ma tanta di quell’acqua che saremmo probabilmente affogati in tenda.
23 agosto 2020
Dopo l’acqua di ieri, è un piacere svegliarsi con un timido sole che fa capolino dalle ultime nubi. Rincuorati dalle previsioni che danno qualche ora di bel tempo, non ci attardiamo ed eccoci sulla statale al colle, di fronte al Rifugio Staulanza. E’ molto frequentato e sicuramente non è la nostra destinazione per oggi, anche se ci dirigiamo in ogni caso verso un rifugio, il Rifugio Città di Fiume ai piedi del Monte Pelmo. Non è molto distante e così ce la prendiamo comoda, superando diversi gruppi ed andando a vedere le famose impronte di dinosauro su di una roccia un centinaio di metri più in alto che, a dir la verità, non ci affascina poi così tanto – si vede che non siamo grandi archeologi purtroppo, ci vediamo solo dei buchi nella roccia!
La pioggia di ieri ha lasciato il segno, in giro troviamo moltissimo fango ed il Pelmo è sormontato da un’inquietante cappa di nuvole che sicuramente ci scoraggia abbastanza. Decidiamo di prendercela comoda, arriviamo al Rifugio Città di Fiume e visto che non possiamo salire, siamo obbligati ad assaggiare un’ottima fetta di torta fatta in casa accompagnata da un bel caffè prima di girare i tacchi e tornare al passo Staulanza, dove ce la prendiamo comoda passeggiando tra i cavalli e le casette in legno.
24 agosto 2020
Un’altra giornata di brutto tempo ci ferma di nuovo e ci dà il tempo di ricaricare le pile per l’ultima giornata di questa lunga vacanza. Dormiamo al Rifugio Passo Valles dove, dopo una giornata passata a girovagare tra i prati lì intorno, tra marmotte e cavalli, ci godiamo una bella doccia calda ed un’ottima cena a base di prodotti locali.
25 agosto 2020
Dopo la giornata di pausa di ieri, oggi è tempo di nuovo di metter le gambe in moto. Non dobbiamo nemmeno prendere la macchina, prepariamo le borse, liberiamo la camera e dobbiamo solo attraversare la strada per metterci in marcia sui verdi prati pieni di simpaticissimi cavalli che pascolano liberi e con cui giochiamo senza fretta. Ben presto abbandoniamo le verdi distese di erba per arrivare più in alto, verso la roccia viva, diretti al Rifugio Giuseppe Volpi al Mulaz. Alla partenza non siamo ancora sicuri del giro che faremo e lungo la strada facciamo una breve deviazione per toccare il Sasso Arduini, un piccolo promontorio sormontato da una croce di vetta.
Arriviamo presto al Rifugio Volpi e, dopo esserci informati con i frequentatori della zona, decidiamo di chiudere un anello scendendo nella vallata opposta, ma non prima di esser saliti a Punta Mulaz, con la sua tipica campana da suonare. Non siamo gli unici, anzi, siamo accompagnati davvero da tante persone, addirittura c’è coda su alcuni punti un po’ più stretti.
Toccata la campana, comincia una lunga discesa resa difficile da un improvviso male al ginocchio, che perseguiterà Ambra fino alla fine della vacanza, rendendo questo gran bel trekking l’ultimo di questa vacanza.
Rientrati a Passo Valles cerchiamo un posto per dormire e troviamo un angolino di prato nascosto, dove non diamo fastidio a nessuno e lontano da tutti, lungo il fiume che ci fa da sottofondo. C’è anche un simpatico funghetto probabilmente velenoso, perfetto per far le ultime foto di questa lunga vacanza.
Diario di viaggio: Dolomiti On the Road
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